Due grandi riccionesi: don Giovanni Montali ed Igino Righetti. Per festeggiare il 97° compleanno di Riccione come Comune (prima era sotto Rimini) è stata inauguarata la mostra dedicata a Giovanni Montali, parroco di San Lorenzo impegnatissimo jnel sociale. Nell’occasione si è etnuto il convegno su “Igino Righetti e il rinnovamento della cultura cattolica”.
Don Giovanni Montali (1881-1959), parroco di San Lorenzo dal 1912 al 1959, seppe coniugare l’attività pastorale con un intenso impegno in campo sociale ed educativo e Igino Righetti (1904-1939) a cui Riccione dette i natali, divenne presidente nazionale della FUCI a Roma nel 1925 e, insieme a Giovan Battista Montini – futuro papa Paolo VI -, fu punto di riferimento per i giovani cattolici impegnati in campo politico, sociale e culturale.
Don Giovanni Montali (1881-1959), parroco di San Lorenzo dal 1912 al 1959, seppe coniugare l’attività pastorale con un intenso impegno in campo sociale ed educativo e Igino Righetti (1904-1939) a cui Riccione dette i natali, divenne presidente nazionale della FUCI a Roma nel 1925 e, insieme a Giovan Battista Montini – futuro papa Paolo VI -, fu punto di riferimento per i giovani cattolici impegnati in campo politico, sociale e culturale.
La mostra a cura del Comune di Riccione insieme all’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Alberto Marvelli” della Diocesi di Rimini e di San Marino – Montefeltro, alla Fondazione “Igino Righetti”, in collaborazione con il Comitato d’Area S. Lorenzo e la parrocchia San Lorenzo in Strada è stata realizzata in occasione del 60° anniversario della morte di don Montali, per rendere omaggio a questo protagonista della storia cittadina della prima metà del secolo scorso. L’esposizione racconta, attraverso testi, documenti e immagini, l’avventura spirituale e umana di un sacerdote nella cui azione si fondono carità cristiana e impegno sociale.
Igino Righetti è una delle figure più significative del laicato cattolico italiano della prima metà del ‘900 e l’incontro è dedicato alla riscoperta della sua opera all’interno del contesto ecclesiale, sociale e politico del suo tempo che ha ispirato altri testimoni del cattolicesimo democratico quali il Beato Alberto Marvelli, ma anche don Giovanni Montali.