Le “scogliere” soffolte davanti Riccione hanno creato un paradiso
Riccione modello nella lotta all’erosione con il progetto Stimare dell’Università di Bologna.
Riccione comune pilota nella lotta all’erosione con il progetto di ricerca STIMARE – Strategie Innovative per il Monitoraggio e l’Analisi del Rischio Erosione, coordinato dall’Università di Bologna, realizzato assieme al Politecnico di Bari e finanziato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del Mare.
Dopo aver raccolto i dati presso l’amministrazione comunale e l’Associazione Blennius di Riccione, i ricercatori dell’ateneo bolognese e del Politecnico di Bari, seguiranno da vicino l’evolversi del fenomeno erosivo sulla costa riccionese, città prescelta fra tre località costiere italiane, dove monitorare opere innovative di difesa del litorale. Della durata di 18 mesi complessivi, il monitoraggio avrà la durata di un anno e sarà concentrata particolarmente sui moduli sommersi WMesch che si trovano nel mare, ad una distanza di oltre 300 metri dalla costa, in prossimità della ex colonia Enel.
Il monitoraggio entrerà nel vivo prima dell’estate con l’ausilio di videocamere e droni.
“ Il lavoro che stiamo portando avanti anni comincia a produrre i suoi frutti – afferma l’assessore al Demanio Andrea Dionigi Palazzi – e ci stimola ad allargare le sperimentazioni avviate nel 2016 e in atto per tutelare la nostra costa. E’ iniziato, ed oggi è ben visibile, l’attecchimento di microorganismi marittimi legati allo sviluppo della biodiversità di fauna e flora marina con immagini di ripopolamento ittico meravigliose.
Uno scenario visibile nelle nostre acque, all’altezza dei Wmesh e dei Reef Ball, strutture posizionate nella zona sud di Riccione, la stessa che nei prossimi mesi verrà rivoluzionata anche sul versante delle strutture ricettive come la riqualificazione dei campeggi. Sarà un’area innovativa e sperimentale, sia dal punto di vista urbanistico che marino. In particolare con le sperimentazioni in corso, per quanto riguarda gli aspetti biologici, si sta verificando l’attecchimento della vita sulle loro pareti con anche la funzione di oasi e rifugio per le varie specie di pesci. Dopo aver superato le prove di staticità, contiamo di passare alla fase due del progetto Wmesch, così da estendere le valutazioni a verifiche di tutela della costa del fenomeno erosione”.
Allo stato attuale i subacquei volontari dell’Associazione Blennius periodicamente attivano dei protocolli di campionamento fotografico e censimento visivo degli organismi acquatici sui Reef Ball e Wmesch e sulle barriere soffolte in sacchi. I dati vengono successivamente trasferiti al CIRSA (Centro Interdipartimentale di Ricerca per le Scienze Ambientali) dipartimento di Ravenna dell’Università di Bologna per poi essere elaborati.
Il popolamento legato alla biologia marina sui moduli sommersi dei Wmesch e dei Reef Ball è stato infine oggetto giovedì sera di un incontro molto partecipato alla Biblioteca Comunale nell’ambito del ciclo di incontri “ Racconti dal Mondo” con foto e filmati di Renato Santi.