di Daniela Ruggeri
Ama definirsi, ”una ‘zdora 2.0’, con qualche segno di modernità”, ma orgogliosamente legata alla tradizione romagnola e, soprattutto, agli insegnamenti di un padre pescatore, conosciutissimo a Cattolica ”Marzilen”, e cuoco.
Morena Prioli, per metà misanese e metà cattolichina, e Stefano Rossi, cattolichino, costituiscono una bella opportunità culinaria, un home restaurant, immerso nella quiete dell’entroterra, un’alternativa alla riviera, dove poter respirare i profumi della campagna e del bosco circostante, ”A casa nostra”, è la loro formula per presentare pietanze sia di mare che di terra tipiche della nostra terra, ma teatralmente nascoste in un angolo di paradiso.
”Apprezzato dai clienti, il ‘Social eating house’, fenomeno originale tipico degli anni 2000, inizia a fare capolino anche nella nostra piccola realtà dove caposaldo rimane pur sempre l’amore per gli ingredienti giusti che mantengano l’identità della terra romagnola”, dice Morena Prioli.
Quando è nata l’idea di utilizzare la propria abitazione in un ristorante?
”La casa è molto grande, – continua Morena – e ho trasformato la mia passione per la cucina in realtà, anche perchè, la vita mi portava sempre alla ristorazione. Dopo avere passato parecchio tempo nelle cucine di vari ristoranti, mi sono rimboccata le maniche e ho dato corpo ad un desiderio. Ho fatto esperienza, ho affinato diverse tecniche, anche se il mio amore per le graticole in ferro di mio babbo, uniche nel loro genere, mi fanno amare questo tipo di cottura, dove, l’aggressività del fuoco che va domata e, mi sono divertita a specializzarmi nelle usanze locali: seppia con i piselli o fagioli, cozze, vongole, baccalà, grancelle, spiedini, anche se non essendo della nostra zona, preferisco non cucinarli. Di solito gli spiedini vengono fatti con pesce surgelato, in quanto più tenero, però se un cliente me li chiede, lo accontento. Poi cuciniamo coniglio, arrosti, pollo, sugo di anatra, il bollito, e, da qualche tempo anche tartare di pesce o carne abbinate a frutta e verdura. Non amo quello che si discosta dalla nostra ”casa”, ma per soddisfare un mio ospite lo faccio volentieri.”
E, mentre nella grande cucina della sala da pranzo il cliente può assistere alla cottura della futura pietanza, si sente un tintinnio di tegami, dove le mani di Morena, sembrano quelle di un musicista in vena di scrivere uno spartito, del resto la cucina è una forma d’arte e, in perfetto clima natalizio, stanno nascendo i cappelletti, i diamanti di ”A casa nostra”.
”Intrigante, come ogni nascita di un’icona, il cappelletto ha le sue diverse declinazioni, c’è chi lo fa con il ripieno al formaggio e, chi, come noi, ma come tutti i miei compaesani lo preferisce con il ripiano di carne, ossia maiale, affettati, parmigiano, con l’aggiunta di qualche goccia di brodo per renderlo più morbido, aggiungiamo la salsina in cui cuoce la lonza di maiale, una vera leccornia”, dicono all’unisono Morena e Stefano.
Ogni ingrediente usato all’home restaurant viene trattato con il massimo rispetto, accuratamente scelto al mercato o nei negozi che offrono prodotti freschi di giornata, sapori intensi, profumi di mare e di terra, la burrosità della carne che caramella sopra alla brace di legna di melo, di ciliegio, di castagno per barbecue al chiuso, di faggio o quercia, a seconda della sfumatura che si vuole assaporare, offrono un vero concentrato di un lavoro ben eseguito.
”Da noi i clienti annusano, toccano, osservano, fanno un’esperienza emozionale, soprattutto perchè la tavolata è fatta di gruppi di sole 10 persone, amici o parenti che siano, che diventano i protagonisti della loro stessa cena, senza distrazioni, NOI, siamo lì per LORO. Altra particolarità è che i fruitori possono portare da casa il vino preferito, mentre qui trovano trebbiano e sangiovese. Il più delle volte si instaura un rapporto di amicizia con i clienti, questo, perchè, a differenza del ristorante classico c’è un legame più stretto. E’ una cucina di casa, non esiste un menu alla carta ed il mio orgoglio è dato anche dal fatto che molti chef rinomati, sono nostri clienti, e mi consigliano di non snaturarmi. La pasta tirata con il mattarello, non la fa più nessuno”, chiude Morena Prioli.
Risultati sorprendenti, quelli di ingredienti che si portano dietro la storia di una passione che inizia con la ricchezza degli aromi e sapori della romagnolità primordiale.