Foibe, Giorno del Ricordo
Le celebrazioni per non dimenticare il dramma delle foibe
Al termine dell’incontro promosso dalla presidenza del Consiglio comunale la deposizione di una corona al Cippo del Parco degli esuli giuliano-dalmati di Trebbiantico
«Una giornata dolorosa, nella quale l’esigenza di ricordare e non fare cadere nell’oblio i fatti drammatici diventata un dovere nei confronti delle nuove generazioni» così il sindaco Matteo Ricci durante il Giorno del Ricordo che la presidenza del Consiglio comunale ha commemorato con un’iniziativa promossa in collaborazione con la Prefettura di Pesaro e Urbino e l’Ufficio scolastico provinciale.
Un appuntamento, trasmesso in streaming nei social del Comune e nelle aule degli istituti superiori di Pesaro, voluto per «ricordare i massacri delle foibe e l’esodo giuliano dalmata – ha aggiunto Ricci – Fatti che per anni lo scontro ideologico ha provato a nascondere. Una delle pagine più tristi della storia europea e per il popolo italiano. Una vicenda drammatica che ha colpito tante famiglie, costrette all’esodo verso la costa adriatica. Pesaro è stata una delle città più accoglienti, diventando per molte famiglie un luogo di rinascita».
Un impegno attuato nel passato e oggi pronto a rinnovarsi, come ha sottolineato il presidente del Consiglio comunale Marco Perugini che ha auspicato «contro ogni strumentalizzazione, la Giornata del Ricordo unisca l’Italia per non dimenticare quella brutta pagina di Storia. Conoscerla e tramandarla ci aiuti ad essere vigili sulle ingiustizie e le violenze etniche di oggi». Perugini ha ribadito «la volontà del Consiglio comunale di combattere quotidianamente il virus della violenza, dell’odio e dell’intolleranza. È un virus che si combatte solo se si procede uniti lungo la strada della conoscenza e dell’educazione al pensiero critico, argomenti al centro delle iniziative che le scuole stanno attuando grazie all’impegno dei docenti e degli studenti stessi».
Presente anche il Prefetto dott. Vittorio Lapolla perché «ricordare quanto accaduto meno di 80 anni fa è divenuto un impegno e dovere dall’intero Paese. Un’esigenza collettiva, non più circoscritta ai soli esuli e vittima delle foibe, ma una presa di coscienza ampia e diffusa, di una tragedia che ha colpito migliaia di persone costrette ad abbandonare la loro terra e la loro casa, per cercare riparo altrove. Tutto nel silenzio della storiografia ufficiale che, per troppo tempo, ha ignorato quegli avvenimenti. Si ricordano gli errori, con l’auspicio di arrivare ad una società fatta di dialogo e amicizia, al fine di assicurare un futuro di pace e democrazia».
Il recupero di fatti, avvenimenti accaduti 80 anni fa rappresenta oggi un impegno educativo che le scuole devono affrontare: «Il 10 febbraio è considerata una data positiva in cui è possibile oggi promuovere la conoscenza nelle giovani generazioni, generando consapevolezza verso i diritti umani e il dialogo» ha aggiunto Marcella Tinazzi, dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale.
È stato poi il momento di Fabrizio Battistelli, professore di Sociologia presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” e presidente dell’Ente Olivieri che ha tenuto una lezione su una delle pagine più buie della storia italiana, con la collaborazione di Archivio Disarmo, Roma. Battistelli ha onorato «il ricordo dei sopravvissuti che hanno tentato, ostacolati da una cortina di indifferenza e strumentazione politica, di rendere memoria a queste vicende del passato». Una necessità a cui è doveroso dare risposta perché «la storia senza memoria è vuota ma la memoria senza storia è cieca». Battistelli ha ricordato che «solo l’accettazione di una soggettività di interpretazione degli eventi, insieme alla necessità di ritrovare un fattore comune nell’accettazione dei diritti degli uni e degli altri, consentiranno di ritrovare la strada per garantire la pace, la tutela diritti umani e lo sviluppo economico al nostro paese e a tutte le aree di crisi del mondo».
La mattinata, alla quale ha partecipato una delegazione della comunità giuliano-dalmata, si è conclusa con la deposizione di una corona davanti al Cippo del Parco degli esuli a Trebbiantico.