Rimini, palazzo comunale
Come non si può rimanere sorpresi quando un invito all’unità e al dialogo con i movimenti civici, con il partito e con tutte le realtà del nostro territorio viene inteso come una dichiarazione di guerra? Come si può, proprio nel momento in cui anche il PD nazionale è chiamato a una delicata e difficile prova di responsabilità per il Paese, fraintendere un appello alla condivisione di un percorso comune? Francamente non riesco a darmi una risposta.
Il nostro capogruppo Enrico Piccari ha lavorato e sottoposto a tutto il gruppo consigliare PD da giorni la bozza di un testo chiaro nelle intenzioni e nelle espressioni: si raccoglie l’invito del coordinamento civico a un lavoro collegiale e condiviso su programmi e scelta del candidato, valorizzando la positiva esperienza dell’amministrazione comunale uscente e rilanciando poi sul futuro, forti anche del lavoro programmatico fatto dal partito democratico in questi mesi. Qual è il problema? Capisco che forse ci vogliono menti più abituate della mia, ma anche di tanti nostri militanti, alle sottili logiche politiche per capire come una pacata sollecitazione all’unità possa scatenare una polemica inutile, sterile, che fa male al Partito democratico e a tutto il centrosinistra di Rimini.
Il comunicato fatto è una sintesi delle sensibilità e idee del nostro gruppo ma evidentemente, se poi occorre dissociarsi, alcune “sensibilità” valgono più di altre, incluso il voler rinnegare la necessità di percorso unitario affianco alle liste civiche e alle realtà politiche della nostra città per la troppa paura di concedere spazio a qualsiasi altra cosa che non sia il PD. Forse il consigliere Casadei che ieri con così vigore ha rimproverato sul metodo il nostro capogruppo si è dimenticato di dire nel merito cosa non andasse in quel comunicato, cosa che però ha espresso, altrettanto bene, con parole nette, sul ruolo inutile delle liste civiche.
In fondo il rischio più grande di questo momento è che il PD possa essere troppo “subalterno” alle liste civiche e non che si rischia di intraprendere un percorso diviso e lancinante che può solo sfociare in incomprensibili primarie soprattutto in questo momento storico.
Nella storia secolare del PCI, che proprio in questi giorni ritrova spazio sui giornali e sulle tv d’Italia, a un certo punto si è aperto con entusiasmo ai cosiddetti ‘indipendenti’, convinti che essi rappresentassero un valore per le idee, per la personalità, per la connessione con il mondo e i mondi reali. Adesso, nel 2021, vogliamo tornare all’impronta egemonica di un partito che proclama con arroganza la sua autosufficienza? Che considera movimenti civici e gli altri partiti forze tutt’al più gregarie? Esattamente il contrario di ciò che ha fatto Bonaccini alle ultime regionali, Gnassi alle comunali del 2016 e che dichiara più volte di volere fare il nostro stesso segretario nazionale Zingaretti?
Cerchiamo e adoperiamoci per l’unità. Tutti. Io, i consiglieri, la segreteria comunale e provinciale. Facciamolo con parole e messaggi responsabili, evitando di trasformare l’appello alla collaborazione piena e convinta con pezzi della società riminese in affronti di tipo personale. La sfida che ci attende nei prossimi mesi, a Rimini come a Roma, è troppo importante per essere confusa con il gioco di posizione delle correnti. Invito tutti noi del gruppo PD, a pesare espressioni e parole. Se poi invece il tema è un altro- e cioè una divergenza reale sul tema del rapporto tra PD e civismo- il discorso verrà affrontato nelle sedi adeguate, per le scelte altrettanto responsabili che poi saremo chiamati a fare.
Giulia Corazzi