Gianni Saponi se n’è andato lo scorso il 13 novembre. Aveva 92 anni; lascia la moglie Alba e i figli, Giuseppe ed Annamaria. I misanesi, lo ricordano come una persona gentile, riservata, col piacere di dialogare. Sapeva farsi voler bene in modo tutto naturale. Bell’uomo, in albergo si occupava delle pubbliche relazioni; la consorte in cucina.
Lo scorso anno, in luglio, la Piazza cartacea, raccontò la storia del Villa Rosa, che riportiamo.
– “E’ la nostra casa al mare”. “Da voi ci sentiamo come a casa nostra, anzi meglio”. Forse sono i complimenti più belli ricevuti dalla famiglia Tonti Saponi in questi anni. Dal 1954, ininterrottamente, hanno gestito il Villa Rosa, uno degli alberghi più belli di Misano. La loro storia è quella di tantissimi misanesi. Gianni Tonti Saponi nasce a Cà Rastelli, per l’architetto Euro Maioli un centro di grande e talentuosi lavoratori; hanno creato belle strutture turistiche a Riccione ed a Misano.
Prima della Seconda guerra mondiale i Saponi sono i custodi di un’azienda alimentare che mette in scatola pomodori. Si trovava a monte della ferrovia, in via Repubblica, dove oggi c’è il Palazzo Gentilini. La famiglia acquista un lotto nel dopoguerra direttamente sul mare per tirar su la casa di famiglia. Bello ed elegante il villino. Siamo nel 1948. Sull’onda del boom turistico, nel 1954, la casina diventa una pensioncina di una ventina di camere; si chiama Villa Rosa, in onore di Rosa Pironi, sorella della Maria, la madre di Gianni. Tutta la famiglia si mette al servizio della clientela. Insomma, la classica gestione famigliare con lo spirito della Romagna.
Uomo bellissimo (il Mastroianni di Misano), buonissimo, Gianni sposa Alberta Binda, una cattolichina con la passione della cucina; esaltata dal talento e dai numerosi corsi fatti negli anni. Attestati che campeggiano nella sobria ed elegante sala da pranzo. Da buona cattolichina sa cucinare il pesce da racconto. La signora Alberta propone piatti di carne e pesce della tradizione: lasagna, tagliatella, piadina, spaghetti alle vongole, risotto alla marinara, spiedini, fritto misto, grigliata… Mentre il marito, Gianni, è l’anfitrione; il piacere di saper stare con i clienti ed affabularli con le sue storie. Un cliente tedesco, che è poi un amico, gli fa un quadro che reca l’hotel. Sulla porta spalancata, di schiena sullo stipite: Gianni. Un’immagine che ben rende l’idea della persona.
Gestione famigliare, ma antenne alte quella dei Saponi. Lo si può leggere nel 1969. Rivoluzionano la pensioncina. La camere diventano una quarantina e il progetto viene affidato a Cesarino Berardi, uno dei tecnici che ha fatto la storia di Misano e non solo. Suoi sono i progetti del palazzo comunale, della chiesa di Misano Mare e Misano Cella, della lottizzazione Santamonica, della pista di go-kart… Quell’ampliamento venne effettuato nell’inverno tra il 1969 ed il 1970. Con la fila fuori, aprono con lo straccio nelle mani quando mancano ancora tanti colpi.
L’hotel si fa notare per lo stile mediterraneo ed il balconi a vela. Berardi insieme a Gianni e Alberta scelgono degli arredi belli ancora oggi: come i lampadari e le sedie della sala (di legno con lo schienale con la chiave di violino), o i tavoli e le sedie del bar, rotondeggianti e la seduta di paglia viennese. E che cosa dire della scala di ferro della hall che porta ai piani? Meraviglia super fotografata.
Ad accompagnare Gianni e Alberta, poi arrivano i figli Giuseppe e Annamaria, nomi di famiglia. Dicono in coro: “L’albergo per noi è la nostra casa grande estiva dove accogliamo gli amici. Cerchiamo di farlo con la disponibilità ed il sorriso. Alla romagnola”.