Tratto da lavoce.info
di Giuseppe Bongiovanni, ha conseguito il MA in Law presso l’Università Bocconi (Milano), con una tesi sulla rilevanza del Comprehensive Economic and Trade Agreement nella riforma dei meccanismi di risoluzione delle controversie tra Stati e investitori
Entro la fine di gennaio, la Commissione europea dovrà adottare l’atto complementare delegato sulla tassonomia, che fornirà agli investitori una classificazione delle fonti di energia considerate sostenibili. È il momento delle scelte per gas e nucleare.
Il quadro normativo europeo
La Commissione europea dovrà adottare entro la fine del mese l’atto complementare delegato sulla tassonomia. Il documento dell’esecutivo europeo fornirà agli investitori una classificazione delle fonti di energia considerate sostenibili, nell’ottica di raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050.
Il regolamento Ue 2020/852, conosciuto come “regolamento sulla tassonomia”, ha stabilito i criteri per determinare se un’attività economica può essere considerata eco-sostenibile, con lo scopo di individuare il grado di eco-sostenibilità di un investimento. Nel regolamento era stata inoltre prevista la creazione di una piattaforma sulla finanza sostenibile, formata da rappresentanti istituzionali, esperti della società civile e del mondo accademico. I partecipanti alla piattaforma hanno assistito la Commissione attraverso l’analisi delle richieste provenienti dai portatori di interessi, monitorando i flussi di capitali diretti verso gli investimenti sostenibili e fornendo consulenza sugli aspetti più tecnici.
La Commissione è ora chiamata, entro gennaio 2022, ad adottare un atto delegato relativo alla “tassonomia verde”, decidendo se includervi il gas naturale e l’energia nucleare. L’inserimento delle due fonti energetiche nella lista degli investimenti sostenibili avrebbe conseguenze di notevole entità, sia in relazione al raggiungimento degli obiettivi climatici europei, sia in vista dell’afflusso di capitali esteri nella fase di ripresa post-pandemica, senza tralasciare le implicazioni politiche nei rapporti con la Russia e gli altri partner energetici.
Le reazioni
In un comunicato del 1° gennaio, la Commissione si è espressa a favore dell’inserimento di gas e nucleare nella lista delle fonti energetiche che faciliteranno l’Unione nella sua “transizione verde”. L’esecutivo ha tuttavia chiarito che la scelta sarebbe comunque subordinata a condizioni chiare e rigorose, ma la precisazione non è stata sufficiente a evitare critiche e perplessità.
In una lettera aperta, l’Institutional Investors Group on Climate Change (Iigc), un gruppo che raccoglie più di 370 investitori istituzionali con un patrimonio gestito di 50 mila miliardi di euro, ha invitato la Commissione a non includere il gas naturale nella lista degli investimenti eco-sostenibili, dichiarando che farlo comprometterebbe gravemente il ruolo dell’Unione come leader nella finanza sostenibile. Infatti, se è vero che la combustione del gas produce il 50 per cento in meno di emissioni di CO2 rispetto a quella del carbone, le infrastrutture gasiere generano rilevanti fughe di metano, tra i principali responsabili del surriscaldamento terrestre.
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Il documento proposto dalla Commissione si è rivelato divisivo anche in relazione all’energia nucleare. Se Repubblica Ceca, Polonia, Bulgaria e, soprattutto, Francia sono favorevoli all’introduzione del nucleare nella lista, in ragione del basso livello di emissioni di CO2 che esso genera, Germania, Austria e Lussemburgo sono invece contrari e hanno sollevato preoccupazioni circa la sicurezza e lo smaltimento delle scorie. In ragione della forte dipendenza per il soddisfacimento del suo fabbisogno energetico, è in particolare la Francia a esercitare pressioni per un rilancio del nucleare, come già analizzato in un precedente contributo.
L’impatto della scelta della Commissione
Dal punto di vista politico, qualora la Commissione si decidesse in senso favorevole all’inserimento, la posizione dei sostenitori di un ritorno all’energia nucleare ne risulterebbe rafforzata. Si pensi al caso dell’Italia, tra i paesi europei più sensibili al rincaro energetico, in cui lo stesso Ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani si è dichiarato favorevole agli small modular reactors, reattori nucleari di dimensioni più contenute, meno potenti e più sicuri. Per quanto concerne l’impatto sull’ambiente, l’energia nucleare è considerata da più osservatori – tra cui l’Unece – come uno strumento utile, se non addirittura necessario, per il raggiungimento degli obiettivi climatici previsti dagli accordi internazionali. In un’ottica di rispetto delle soglie previste per il 2030 e il 2050, alcuni stati membri potrebbero dunque dover riconsiderare la loro posizione sul nucleare.
La scelta di introdurre il gas naturale, dal canto suo, solleva alcune perplessità in relazione agli obiettivi di sviluppo sostenibile. Investimenti in questo settore, infatti, con un livello di emissioni inferiore a 270 g CO2e/kWh e nel rispetto di altre condizioni, verrebbero considerati “verdi” dalla Commissione, ma consulenti dell’Ue hanno invece raccomandato il più basso limite di 100 g CO2e/kWh a fini di maggior tutela ambientale.
I prossimi passaggi
Gli esperti della piattaforma sulla finanza sostenibile, che avrebbero dovuto presentare le loro osservazioni alla Commissione entro il 12 gennaio, hanno ricevuto una dilazione fino al 21 del mese. Una volta esaminati i loro contributi, la Commissione prenderà una scelta definitiva e adotterà formalmente l’atto delegato, per poi trasmetterlo ai co-legislatori europei: Consiglio e Parlamento.
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Nelle prossime settimane sarà dunque interessante scoprire se la Commissione confermerà la sua scelta di inserire entrambe le fonti energetiche nella tassonomia, oppure se raggiungerà una soluzione di compromesso, al fine di garantire all’atto delegato una maggiore probabilità di essere approvato dai rappresentanti degli stati membri.
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