Tratto da lavoce.info
DI RAFFAELE LUNGARELLA, è stato docente a contratto di economia applicata nell’università di Modena e Reggio Emilia, dove è stato anche cultore della materia di economia politica
Nonostante le difficoltà dovute alla pandemia, le rimesse degli immigrati verso i loro paesi di origine sono aumentate nel 2021. Non cambia la mappa dei luoghi dove si formano e delle destinazioni. Mentre varia molto la quantità di denaro inviato.
Due anni difficili
I due anni di pandemia sono stati particolarmente difficili per gli stranieri che vivono e lavorano in Italia. Le elaborazioni dei dati pubblicati dalla Banca d’Italia attestano, però, che in questo periodo non si è attenuato il loro sostegno finanziario alle famiglie e ai parenti rimasti in patria. Anzi, nel secondo anno di pandemia le rimesse degli stranieri immigrati in Italia sono aumentate, superando i 7,7 miliardi di euro, poco meno di 1 miliardo in più rispetto all’anno precedente; nel 2020 erano lievitate di 750 milioni di euro (Figura 1).
La rilevazione della Banca d’Italia fornisce il dato dei trasferimenti attraverso i canali ufficiali; per avere un quadro completo vi andrebbero aggiunti quelli per le vie informali, non quantificabili con precisione.
La formazione delle rimesse
È possibile incrociare i dati Banca d’Italia sulle rimesse con quelli dell’Istat sugli stranieri residenti per province “mittenti” e per paesi “destinatari” dei flussi di denaro.
Lo scorso anno è stato registrato un aumento delle rimesse inviate in tutte le province; mentre nel 2020 sette avevano accusato una flessione. Le variazioni percentuali non sono state omogenee, ma la pandemia non ha modificato visibilmente la mappa territoriale della formazione delle rimesse, anche perché quasi la metà degli importi trasferiti all’estero ha continuato a provenire dalle stesse dieci province: Roma (964,6 milioni di euro), Milano (859,8), Napoli (363,6), Torino (268,1), Brescia (229,4), Firenze (206,7), Bologna (203,5), Genova (166,8), Bergamo (162,1), Verona (154,0). Nel 2019, alla decima posizione della graduatoria c’era Venezia al posto di Verona. Con l’eccezione del capoluogo campano, tutte le altre province in cima alla classifica sono nel Centro e, soprattutto, nel Nord dell’Italia; quelle in coda sono tutte nel Sud e nelle Isole.
La geografia dei luoghi di formazione delle rimesse riflette, ragionevolmente, anche la capacità d’attrazione sugli immigrati esercitata dal diverso grado di benessere delle singole aree; capacità che si manifesta sia nel numero di stranieri sia nell’ampiezza del ventaglio delle nazionalità presenti in ogni provincia. L’effetto positivo di queste variabili sulla consistenza dei trasferimenti sembra confermato dall’elevato livello dei coefficienti di correlazione calcolati sulle relazioni bilaterali a scala provinciale tra importo delle rimesse, numero di immigrati residenti e numero dei paesi verso i quali sono dirette (si ipotizza, verosimilmente, che le rimesse siano inviate solo da immigrati con la cittadinanza di ognuno dei paesi di destinazione; pertanto, per ogni provincia, il numero di paesi di destinazione è uguale a quello delle nazionalità presenti).
I paesi di destinazione
Nel 2021, anche la mappa delle destinazioni delle rimesse non ha subito apprezzabili cambiamenti, sia quella a scala sub continentale (Figura 3) sia quella più fitta dei singoli paesi. A riceverne poco meno di due terzi sono dieci paesi: Bangladesh, Pakistan, Filippine, Romania, Marocco, Senegal, India, Georgia, Sri Lanka, Ucraina. L’altro terzo è distribuito tra i restanti 207 paesi individuati dal censimento della Banca d’Italia, con la polverizzazione di poco più di 10 milioni di euro tra i quasi ultimi 100 paesi che ricevono ognuno meno di 500mila euro.
L’importo delle rimesse, per i paesi al vertice della graduatoria, può avere anche una rilevanza sulle loro bilance dei pagamenti con l’estero. I meno di 100mila euro che ricevono una sessantina di paesi dai loro cittadini emigrati in Italia costituiscono certamente un sostegno alle famiglie che ne beneficiano, ma probabilmente non hanno grande rilevanza macroeconomica.
La Figura 3 sintetizza anche le differenze tra grandi aree continentali dell’importo medio delle rimesse, calcolato ipotizzando che le somme trasferite a un dato paese sono inviate da tutti i suoi cittadini residenti in Italia. L’importo medio molto elevato che affluisce nei paesi dell’Asia occidentale è dovuto soprattutto all’apporto dei flussi monetari consistenti, se rapportati al numero di immigrati da essi provenienti, verso gli Emirati Arabi Uniti e la Georgia, i quali presentano valori di dieci e sei volte più elevati della media complessiva. Oltre che tra macro-aree, si riscontra una disparità di valori anche tra i paesi appartenenti allo stesso sub continente. In una ventina di paesi ogni immigrato ha inviato, nel 2021, almeno 4 mila euro, mentre in altrettanti paesi non si arriva a 200.
Le motivazioni delle forti divaricazioni sono difficili da individuare. Gli importi relativamente bassi dei flussi, rispetto a quelli registrati per le altre aree, verso i paesi europei potrebbero forse essere spiegati con un maggiore ricorso ai canali informali di trasferimento, con più frequenti ritorni in patria, con la stabilizzazione in Italia di una quota rilevante degli immigrati provenienti da quei paesi: rumeni e albanesi – le due comunità europee più numerose – hanno inviato pro capite verso i loro paesi rispettivamente 525 e 440 euro.
Perché crescono le rimesse?
Negli anni del virus, i flussi dei trasferimenti monetari ufficiali che gli immigrati in Italia hanno indirizzato verso i loro paesi di provenienza sono diventati più consistenti, sebbene sia improbabile un miglioramento generalizzato e consistente della loro condizione economica e finanziaria. Nel 2017, la riduzione delle rimesse iniziata nel 2012 si era arrestata, ma l’aumento registrato nel triennio antecedente la pandemia è stato attorno alla metà degli 1,7 miliardi di euro del 2021 e del 2022. Per spiegare l’incremento rilevante, si potrebbe forse ipotizzare che l’incertezza sulle prospettive di vita in Italia dovuta al Covid possa avere indotto un certo numero di immigrati a inviare in patria i loro risparmi, in attesa di prendere, eventualmente, essi stessi la strada del ritorno. Per ora questo non sembra essersi verificato, visto che il numero di stranieri residenti Italia nel 2020 e nel 2021 è aumentato. Ma per verificare la plausibilità della congettura è opportuno valutare l’andamento delle rimesse nel 2022, durante il quale la pandemia dovrebbe attenuare i suoi effetti.
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