Illustrazione di Marino Bonizzato
Tratto da lavoce.info
DI ALICE DI BELLA, ricercatrice post laurea presso l’EIEE di Milano
E MASSIMO TAVONI, professore ordinario presso la School of Management del Politecnico di Milano
L’Italia può rinunciare al gas russo, ma deve attuare una strategia integrata di decarbonizzazione del sistema elettrico, seguendo le politiche climatiche europee. Localizzazione degli investimenti e stoccaggio di elettricità sono i fattori cruciali.
Come sostituire il gas russo
Nel 2021 l’Italia ha importato 29 bcm di gas naturale dalla Russia: per farne a meno è necessaria una strategia integrata con approvvigionamenti alternativi, risparmi energetici e tecnologie rinnovabili. La diversificazione delle fonti di approvvigionamento è la strada su cui i governi europei lavorano di più in questo momento. È già stato siglato un accordo di aumento dell’import dall’Algeria, e contemporaneamente si cerca gas naturale liquido, considerando che la ridefinizione dei flussi internazionali sarà frutto delle diverse strategie energetiche dei paesi europei, in particolare la Germania. Il nostro governo prevede di reperire da altri paesi un terzo delle importazioni dalla Russia.
In realtà, lo strumento cruciale per aumentare la sicurezza energetica, e allo stesso tempo ridurre le emissioni di gas serra, è il risparmio energetico: riduzione delle temperature, nuove caldaie ed efficientamento dei processi industriali possono portare a un risparmio di almeno 5 bcm.
Efficientamento e nuovi approvvigionamenti possono ragionevolmente diminuire della metà le importazioni russe. Il grosso delle riduzioni di gas russo dovrà però venire dal settore elettrico, in particolare dalla sostituzione del gas con fonti rinnovabili, anche tenendo conto dei tempi di realizzazione.
Tre scenari di riduzione
Per analizzare questa strategia, abbiamo usato un modello del sistema elettrico italiano con risoluzione oraria e suddivisione nelle sette zone di mercato definite da Terna, recentemente utilizzato per analizzare la decarbonizzazione del settore power. Non prendiamo in considerazione le centrali a carbone e le capacità di trasmissione tra zone ottenute dal piano di sviluppo di Terna del 2021 (ma consideriamo un caso senza nuovi investimenti di rete). Abbiamo studiato tre scenari di riduzione dei 15 bcm residui di gas russo, rispettivamente del 50, 75 e 100 per cento. Oggi il sistema elettrico italiano consuma circa 25 bcm, quindi nel caso di blocco delle importazioni dalla Russia, rimarrebbero a disposizione 10 bcm.
I risultati mostrano che la completa indipendenza dal gas russo (non l’indipendenza totale dal gas naturale) richiederebbe 32 GW di eolico e 36 GW di solare. Vi sono anche 1,5 GW di eolico offshore in Sardegna, zona in cui l’elevato capacity factor ne comporta una buona convenienza economica.
Solo nello scenario di completa indipendenza vengono installate batterie per uso stazionario, ma comunque in modo limitato. Gran parte dello stoccaggio avviene con idroelettrico a pompaggio, che fornisce fino a 9,6 TWh di elettricità. Questa tecnologia è già largamente presente in Italia, in particolare al Nord, ed è attualmente poco sfruttata. Ciò è dovuto a fattori tecnologici ed economici, quali la flessibilità degli impianti termoelettrici e le differenze di prezzo di vendita e acquisto. La remunerazione dello stoccaggio è stata recentemente inserita nelle aste di capacity, creando l’opportunità economica del pompaggio rispetto all’uso di gas peaker.
In tutti questi scenari è inevitabilmente presente elettricità in eccesso, che nel caso di riduzione al 100 per cento risulta essere 20,9 TWh (7 per cento del consumo elettrico nazionale), ma presenta l’opportunità di sfruttare energia a basso costo per produrre idrogeno o e-fuels.
La localizzazione delle rinnovabili
L’elemento più critico è l’ubicazione delle fonti rinnovabili. Gli impianti fotovoltaici si trovano principalmente nel Nord del paese, mentre gli impianti eolici sono quasi interamente a Centro-Sud. Le richieste di allacciamento sono oggi più che sufficienti a soddisfare la richiesta sia di solare (richieste per 100 GW) che eolico (richieste per 70 GW) prevista dagli scenari, ma non la suddivisione territoriale. Il Nord ha meno di 10 GW di richieste, mentre secondo le stime ne servirebbero 15 GW. È necessario che le aste future tengano conto del funzionamento del sistema elettrico nel suo insieme, per ottimizzare l’integrazione delle rinnovabili.
Il costo annuale del sistema nel caso di completa indipendenza aumenta circa del 40 per cento rispetto al caso base, corrispondenti a 3,5 miliardi di euro. Nel 2021 l’Italia ha pagato alla Russia quasi 10 miliardi di euro di gas: si ha dunque una riduzione netta dei costi operativi di fronte a significativi investimenti in nuova capacità rinnovabile.
Questi investimenti rientrano comunque nel quadro del Fit-for-55 europeo, che indica la profonda decarbonizzazione della generazione elettrica come fattore necessario per la transizione e come fattore abilitante anche per altri settori, come quello del trasporto. Le stesse indicazioni sono riassunte nel sesto Rapporto quadro dell’Ipcc, uscito a fine febbraio.
L’occasione per fermare i finanziamenti alla guerra e accelerare il percorso di transizione climatica è dunque concreta, ma richiede una strategia integrata nazionale ed europea, che massimizzi l’efficacia delle fonti rinnovabili integrandole nel modo migliore nel sistema elettrico.
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