A Misano è sempre tempo di filosofia. Dopo i 4 giorni di fine giugno che hanno allietato turisti e locali, ecco il consueto appuntamento autunnale. Il tempo vola, è ormai trascorsa l’estate e quindi il popolo misanese è pronto ad accogliere i tanti ospiti che dal 7 ottobre al 18 novembre si alterneranno sul palco del Cinema Teatro Astra.
Le rassegne curate da Gustavo Cecchini non hanno più bisogno di presentazioni: la longevità parla da sola e dimostra la bontà e la serietà del progetto culturale.
Al centro del dibattito questa volta ci sarà la libertà, un tema delicato e pieno di insidie. Viviamo in un periodo storico in cui la retorica sulla libertà è stata ed è sempre sulla bocca di tutti. Al di là di slogan, frasi fatte e superficialità diffusa, è possibile un autentico approfondimento sul bene più prezioso di cui disponiamo? Cosa significa essere liberi? Liberi di o liberi da?
I vari relatori declineranno il problema nelle sue varie sfumature.
Il battesimo della rassegna spetta al teologo Vito Mancuso, che porrà l’accento sulla nostra quotidianità, fatta di attori e maschere. Siamo esseri che recitano: la nostra libertà di essere e di esprimerci è spesso condizionata dall’interlocutore che abbiamo di fronte. Il nostro cruccio è quello di essere accettati e compresi, il resto ci interessa poco. Dunque, secondo Mancuso, riusciamo a trovare la vera libertà solo quando abbiamo il coraggio di guardarci dentro.
Venerdì 14 si prosegue con la saggista Maura Gancitano che metterà in relazione libertà e bellezza. Oggi viviamo imprigionati da una superstizione: l’idea che esista una bellezza oggettiva e naturale. Si è sempre cercato di elaborare un canone preciso di bellezza, ma il mito (potremmo dire ossessione) di essa è “spopolato” solo in epoca contemporanea a causa della rappresentazione cinematografica, mediatica e pubblicitaria dei corpi e di un’offerta commerciale in grado di esercitare un potere psicologico, economico e esistenziale dapprima sulle donne, ma oggi pressoché su ogni persona. Ecco che la relatrice ci inviterà a riflettere grazie alla filosofia, strumento imprescindibile per distruggere un’illusione che ci impedisce di seguire i nostri desideri e di vivere liberamente i nostri corpi.
Il terzo venerdì filosofico (21 ottobre) vede protagonista il filosofo Marco Guzzi, che con la sua energia e il suo pathos saprà come infuocare la platea. La sua tesi è la seguente: è con la libertà del cuore che potremo rivoluzionare il mondo. Un mondo in cui l’Io è totalmente dominato e determinato. Pertanto ci troviamo di fronte ad un bivio: o ci disfiamo della libertà, concepita come vecchia illusione, oppure possiamo decidere di liberarci da ogni condizionamento e riscoprire il Vero Io. Questione di punti di vista e, soprattutto, di coraggio intellettuale e spirituale. Siamo in una fase estrema dell’avventura umana su questo pianeta e l’occasione di scrivere la storia è troppo ghiotta.
L’ultimo appuntamento di ottobre, venerdì 28, prevede un focus scientifico grazie al chimico e accademico Gianfranco Pacchioni, il cui intervento è intitolato: “Fare scienza oggi: tra libertà, competizione e responsabilità”. Requisito fondamentale di chi fa ricerca è quello di non essere influenzato: deve poter mettere in discussione il valore etico di determinati progetti, essere libero di collaborare e condividere dati e analisi con altri ricercatori, indipendentemente da ogni considerazione di razza, religione o credo politico. Nella ricerca scientifica non può esistere libertà senza responsabilità: l’azione dello scienziato ha ricadute inevitabili sulla società. Questo rapporto tra libertà e responsabilità è oggi fortemente minacciato da una feroce competitività, dalla iper-specializzazione delle attività di ricerca per cui pochi hanno una visione complessiva dei problemi, dal rapido aumento della platea di ricercatori provenienti da paesi con valori e culture diverse dalle nostre, dal complesso intreccio tra ricerca pubblica e privata. Il corretto rapporto tra scienza e società è fondamentale affinché la ricerca scientifica continui ad essere il motore del progresso umano.
Il mese filosofico di novembre parte con la politologa e giornalista Nadia Urbinati, la quale venerdì 4 si sofferma sui limiti della libertà, collegandosi inevitabilmente alla pandemia. Proprio il cataclisma che ci ha duramente provato in questi anni ha portato alla superficie le crepe di una concezione individualistica della libertà e ci ha fatto comprendere come la libertà non sia mai una dichiarazione di assolutezza, ma che anche i diritti fondamentali hanno un necessario contraltare di obblighi legali e doveri morali.
“Il mito della libertà: ciò che l’uomo non vuole”: questo il titolo della relazione di Paolo Ercolani, docente universitario e autore, che interverrà venerdì 11 novembre. L’uomo non nasce libero, perché da infante dipende in tutto e per tutto dagli adulti che lo circondano. Non ha la libertà di nascere, stabilita dalla natura e dai genitori. Né quella di morire, decisa in un giorno oscuro e imprevedibile dal destino. Che cos’è dunque la libertà? Un ideale regolativo che l’uomo ha sempre declamato, senza mai realizzarlo appieno. L’esempio dei giorni nostri è lampante: un’epoca in cui l’uomo sta consegnando mani e piedi alle nuove tecnologie digitali. Crede di possederle ma in realtà queste stanno trasformando gli individui in “docili robot”. Siamo sempre meno pensanti e sempre più funzionanti. E allora ecco la domanda che Ercolani pone. Fosse che l’uomo non l’ha mai voluta davvero – la libertà – cercando piuttosto ogni pretesto per illudersi di delegare a qualcun altro la responsabilità (e la fatica) di vivere?
Mercoledì 16 novembre è la volta di Massimo Cacciari, storico ospite delle serate misanesi. Il filosofo sostiene che la parola “libertà” sia la più usata e usurata nelle società contemporanee. Tuttavia è probabile che non sia abbia coscienza e conoscenza di ciò che si sta dicendo con tale termine. La filosofia può aiutarci a chiarire aporie e contraddizione connesse.
Si chiude la rassegna filosofica venerdì 18 novembre con Marcello Veneziani, giornalista e scrittore. Parlerà della cappa che opprime la libertà. Questa cappa ha tanti nomi, tutti legati a questioni emergenziali: sanità, guerra, economia ed ecologia. La democrazia ha subito durissimi colpi negli ultimi tre anni. Senza accorgercene siamo passati dalla “società aperta” alla “società coperta”. Oggi la libertà appare come una sorta di gabbia dorata o, per citare Sartre, una “prigione senza muri”.