di Gianfranco Vanzini
Dicembre 1914: Si avvicina il Natale del primo anno della grande guerra.
Papa Benedetto XV lancia un appello alle forze combattenti per una tregua nei giorni delle festività natalizie. L’appello viene respinto. Perché la guerra è brutalità e violenza e tale deve essere.
Gli alti comandi politici e militari non volevano correre il rischio che, in un conflitto che esigeva
cieca brutalità e spietatezza, ( le trincee erano a pochi metri di distanza l’una dall’altra) l’irruzione di sentimenti di umanità, religiosità e fratellanza potessero incrinare la reciproca furia omicida.
Quasi che festeggiare il Natale senza sparare , senza uccidere, o essere ucciso, potesse minare la propensione al combattimento, l’odio verso il nemico e la fede incrollabile nella vittoria.
Lo stesso Papa Benedetto XV doveva tristemente prenderne atto il 12 dicembre 2014
affermando :”…Purtroppo la nostra cristiana iniziativa non fu coronata dal successo.”
Tuttavia, e questo è il fatto più importante, se l’iniziativa del Papa, non ebbe successo fra gli alti
vertici politici o militari, ebbe invece uno straordinario effetto e successo fra le truppe belligeranti.
Su vari fronti in particolare su quelli di Ypres, Armentieres e Lille i testimoni (francesi, inglesi e
tedeschi) ricordano molti commoventi episodi.
Primo fra tutti il coro dei canti natalizi , in particolare Stille nacht (Astro del ciel) che, con
parole diverse, ma con la stessa musica veniva intonato da una parte dei militari e proseguito
dall’altra. Adeste fideles, essendo in latino, andava bene per tutti.
Poi, con molta circospezione e tremore, gruppetti di soldati disarmati uscivano dalle trincee,
camminando lentamente verso le postazioni nemiche, recando doni e biglietti augurali. Quasi spinti da una forza invisibile: la forza residua dell’umanità innata, dopo mesi di orrori e violenze.
Ben presto decine, centinaia di fanti dei due eserciti si ritrovarono nella terra di nessuno
stringendosi le mani, abbracciandosi, scambiandosi doni e cartoline, in qualche caso cantando e ballando.
Il fatto non piacque agli alti comandi tant’è che ci fu la consegna del silenzio . Fu una
corrispondenza del New York Times dal fronte settentrionale che svelò quello che era successo sui vari fronti, descrivendone le fasi e le dimensioni.
Che cosa poteva avere irritato gli alti comandi? Che pericolo avevano corso, se i loro soldati per
qualche minuto si erano riscoperti uomini e non solo nemici?
Perché invece di combattere questo moto spontaneo di pace, non hanno colto il suo significato più profondo? Che voleva dire: vogliamo vivere in pace! Basta armi e uccisioni!
In sintesi, vogliamo accogliere l’invito di quel Bambino , nato oltre 2000 anni fa, che, proprio in
questi giorni, torna per portare “Pace agli uomini di buona volontà ”.
Nonostante tutto, questo messaggio riuscì, almeno per un po’, a trasformare la crudeltà e l’odio in fratellanza e pace.
Questo, infatti, è il messaggio del Natale : “Pace agli uomini di buona volontà” e questo è
quello che spontaneamente, contro gli ordini ricevuti, avevano capito e voluto ricordare i
combattenti con qualche momento di pace fraterna.
Molti gioirono di questo fenomeno, qualcuno purtroppo rimase deluso. Un giovane caporale
tedesco scrisse nel suo diario che questo fatto era una vergogna per l’esercito tedesco i cui soldati avevano fraternizzato con il nemico disonorando la divisa che portavano. Non a caso quel caporale venticinquenne portava il nome di Adolf Hitler, le cui idee e le cui opere avrebbero portato i nefasti frutti che tutti conosciamo.
Il fatto positivo però rimane e, a distanza di oltre cento anni, siamo ancora qui a celebrarlo.
Quello che è successo nel 1914 è stato un fatto molto bello , purtroppo non noto a molti, che vale la pena ricordare ogni anno.
Anche oggi, se quel messaggio fosse ascoltato e messo in pratica, nei tanti focolai di guerra
sparsi nel mondo, potrebbe portare frutti di serenità e di pace per tutti.
Speriamo che ciò avvenga al più presto.
Lasciatemi sognare per un momento, Se in Ucraina, dove da mesi si combatte una guerra
assurda, si incontrassero un gruppo di soldati Ucraini e un gruppo di soldati Russi e
autoproclamassero un giorno di pace per Natale, chissà, che da quel focolaio di pace proveniente dalla base, non possa succedere un “miracolo”.
Sperare non costa niente, preghiamo perché questo avvenga il più presto possibile.
Papa Benedetto XV lancia un appello alle forze combattenti per una tregua nei giorni delle festività natalizie. L’appello viene respinto. Perché la guerra è brutalità e violenza e tale deve essere.
Gli alti comandi politici e militari non volevano correre il rischio che, in un conflitto che esigeva
cieca brutalità e spietatezza, ( le trincee erano a pochi metri di distanza l’una dall’altra) l’irruzione di sentimenti di umanità, religiosità e fratellanza potessero incrinare la reciproca furia omicida.
Quasi che festeggiare il Natale senza sparare , senza uccidere, o essere ucciso, potesse minare la propensione al combattimento, l’odio verso il nemico e la fede incrollabile nella vittoria.
Lo stesso Papa Benedetto XV doveva tristemente prenderne atto il 12 dicembre 2014
affermando :”…Purtroppo la nostra cristiana iniziativa non fu coronata dal successo.”
Tuttavia, e questo è il fatto più importante, se l’iniziativa del Papa, non ebbe successo fra gli alti
vertici politici o militari, ebbe invece uno straordinario effetto e successo fra le truppe belligeranti.
Su vari fronti in particolare su quelli di Ypres, Armentieres e Lille i testimoni (francesi, inglesi e
tedeschi) ricordano molti commoventi episodi.
Primo fra tutti il coro dei canti natalizi , in particolare Stille nacht (Astro del ciel) che, con
parole diverse, ma con la stessa musica veniva intonato da una parte dei militari e proseguito
dall’altra. Adeste fideles, essendo in latino, andava bene per tutti.
Poi, con molta circospezione e tremore, gruppetti di soldati disarmati uscivano dalle trincee,
camminando lentamente verso le postazioni nemiche, recando doni e biglietti augurali. Quasi spinti da una forza invisibile: la forza residua dell’umanità innata, dopo mesi di orrori e violenze.
Ben presto decine, centinaia di fanti dei due eserciti si ritrovarono nella terra di nessuno
stringendosi le mani, abbracciandosi, scambiandosi doni e cartoline, in qualche caso cantando e ballando.
Il fatto non piacque agli alti comandi tant’è che ci fu la consegna del silenzio . Fu una
corrispondenza del New York Times dal fronte settentrionale che svelò quello che era successo sui vari fronti, descrivendone le fasi e le dimensioni.
Che cosa poteva avere irritato gli alti comandi? Che pericolo avevano corso, se i loro soldati per
qualche minuto si erano riscoperti uomini e non solo nemici?
Perché invece di combattere questo moto spontaneo di pace, non hanno colto il suo significato più profondo? Che voleva dire: vogliamo vivere in pace! Basta armi e uccisioni!
In sintesi, vogliamo accogliere l’invito di quel Bambino , nato oltre 2000 anni fa, che, proprio in
questi giorni, torna per portare “Pace agli uomini di buona volontà ”.
Nonostante tutto, questo messaggio riuscì, almeno per un po’, a trasformare la crudeltà e l’odio in fratellanza e pace.
Questo, infatti, è il messaggio del Natale : “Pace agli uomini di buona volontà” e questo è
quello che spontaneamente, contro gli ordini ricevuti, avevano capito e voluto ricordare i
combattenti con qualche momento di pace fraterna.
Molti gioirono di questo fenomeno, qualcuno purtroppo rimase deluso. Un giovane caporale
tedesco scrisse nel suo diario che questo fatto era una vergogna per l’esercito tedesco i cui soldati avevano fraternizzato con il nemico disonorando la divisa che portavano. Non a caso quel caporale venticinquenne portava il nome di Adolf Hitler, le cui idee e le cui opere avrebbero portato i nefasti frutti che tutti conosciamo.
Il fatto positivo però rimane e, a distanza di oltre cento anni, siamo ancora qui a celebrarlo.
Quello che è successo nel 1914 è stato un fatto molto bello , purtroppo non noto a molti, che vale la pena ricordare ogni anno.
Anche oggi, se quel messaggio fosse ascoltato e messo in pratica, nei tanti focolai di guerra
sparsi nel mondo, potrebbe portare frutti di serenità e di pace per tutti.
Speriamo che ciò avvenga al più presto.
Lasciatemi sognare per un momento, Se in Ucraina, dove da mesi si combatte una guerra
assurda, si incontrassero un gruppo di soldati Ucraini e un gruppo di soldati Russi e
autoproclamassero un giorno di pace per Natale, chissà, che da quel focolaio di pace proveniente dalla base, non possa succedere un “miracolo”.
Sperare non costa niente, preghiamo perché questo avvenga il più presto possibile.