Riapertura del Museo Archeologico Oliveriano: una tappa importante che restituisce a Pesaro Capitale Italiana della Cultura 2024 uno dei suoi luoghi della cultura più significativi.
Collocato al piano terreno di Palazzo Almerici, edificio nobiliare del XVII secolo nel cuore del centro storico, e gestito dalla Fondazione Ente Olivieri, l’Oliveriano è uno dei musei più antichi delle Marche che nasce dal lascito testamentario di Annibale degli Abbati Oliveri (1708-1789) geniale erudito settecentesco che donò il suo ingente patrimonio bibliotecario e archeologico a Pesaro e ai suoi concittadini. Nel lascito di Olivieri confluì anche una notevole quantità di reperti donatagli, alcuni anni prima, dall’amico Giovan Battista Passeri (1684-1780), intellettuale eclettico che segnò il Settecento pesarese.
Il nuovo assetto permanente del museo dà forma al progetto scientifico proposto ed elaborato da Chiara Delpino (archeologa del ministero della Cultura) ed è curato e finanziato dal Comune di Pesaro e dal ministero della Cultura/Segretariato Regionale delle Marche. Il progetto museografico è firmato da STARTT (studio di architettura e trasformazioni territoriali) fondato da Simone Capra, Claudio Castaldo e Dario Scaravelli. L’Ufficio Cultura del Governo Svizzero ha sostenuto il progetto di restauro dei corredi della Necropoli di Novilara, elaborato dai funzionari della Soprintendenza delle Marche (Fabio Milazzo e Chiara Delpino). I restauri sono a cura di: Mirco Zaccaria, Renaud Bernadette, Federica Russo, Giorgia Gili, Cristiana Giabbani, Laura Petrucci. Un ringraziamento speciale per l’impegno profuso, alle imprese esecutrici: Mancinelli Allestimenti/Pesaro per la realizzazione dell’allestimento, Dago/Pesaro e Fano per gli impianti, Montenovi/Roma per la movimentazione delle opere d’arte, Gambini Restauri/Pesaro per le opere edili. La grafica è di Giorgio Donini con Silvia Borghetto, Katia Fornaroli, Emanuele Mandolini, Michele Marchionni.
Daniele Vimini vicesindaco e assessore alla Bellezza del Comune di Pesaro: sono tante le persone dietro un lavoro lungo e sempre attivo anche in tutti questi anni a partire dal 2013. Il senso di oggi è – al di là di una data che ricalca la prima inaugurazione del museo svoltasi il 31 luglio 1892 quindi un anniversario tondo -: farvi vedere il risultato di un percorso che inizia da lontano (2013). E in più è un progetto che per l’amministrazione ha costituito un investimento di un 1 milione e 200.000 euro. Per oggi la parte espositiva del museo è finalmente pronta, manca una parte che verrà ultimata in vista dell’inaugurazione in autunno: è la parte dei servizi (bookshop, bagni a piano terra, biglietteria, sala). Il tema dell’Oliveriano è stato portato avanti anno per anno con fondi vincolati per questa destinazione precisa. Si è lavorato per avere tutti gli spazi necessari al museo. Anche il progetto museografico ha una storia lunga legata alla mostra di Kounellis del 2016, un evento che ha segnato l’offerta culturale della città. Mi piace sottolineare che il progetto del museo Oliveriano si inserisce perfettamente nel piano di rigenerazione urbana che coinvolge via Mazza e via Castelfidardo, cui si affianca il finanziamento ‘qualità dell’abitare per arrivare infine al completamento di tutto quello di cui il Palazzo Almerici ha bisogno per un totale di 8 milioni. Cosa succede da domani? Ci saranno visite guidate mirate con il mondo della scuola, per i residenti e i commercianti della zona e per categorie legate a questo luogo della cultura e a questa zona nevralgica del centro. E poi ci diamo appuntamento all’autunno prossimo con l’apertura alla città e a tutti i visitatori dal resto d’Italia.
Fabrizio Battistelli Presidente dell’Ente Olivieri: fin dall’inizio quando ho accettato la presidenza dell’Ente Olivieri sono stato colpito dal discorso iniziale fatto dal sindaco Ricci che ci assicurava tutto il sostegno del Comune per un’opera di rilancio e ristrutturazione della sede e del patrimonio, una promessa importante che è stata mantenuta. Il cammino fatto ci consente di arrivare al nuovo allestimento del museo con tutte le difficoltà dei tempi ma con un esito notevole: l’allestimento è estremamente brillante nelle soluzioni tecniche e nella resa non solo estetica ma anche molto approfondita e coinvolgente sul piano antropologico. Da un lato l’eredità romana, dall’altro la civiltà picena con tutto il peso anche spirituale della Necropoli: il risultato è un luogo di contemplazione e riflessione.
Intervenire su un museo esistente non è mai semplice; nel caso dell’Oliveriano si è scelto di lavorare in modo radicale affinché un patrimonio ricco e prezioso possa essere fruito da un pubblico universale. Non solo. Per coinvolgere emotivamente il visitatore si è mutuato il linguaggio dell’arte; in questo senso l’allestimento è un omaggio a Jannis Kounellis, grande maestro dell’arte italiana, e al suo uso artistico del frammento. Il nuovo percorso documenta mille anni di storia del territorio – dal periodo piceno alla tarda età imperiale – e si articola in quattro sezioni espositive, vere e proprie chiavi di narrazione dell’intero corpus delle collezioni: la necropoli picena di Novilara, il lucuspisaurensis (importante luogo di culto connesso alla romanizzazione del territorio, scoperto dallo stesso Olivieri sulla collina di Santa Veneranda), il municipio di Pisaurume il collezionismo settecentesco. All’interno di queste macro-aree l’esposizione è organizzata in ordine cronologico per singoli argomenti.
I quattro temi sono introdotti nella prima sala, in modo che il visitatore possa seguire un filo logico all’interno dei diversi ambienti. Qui è esposta la famosa “stele della battaglia navale”, rinvenuta nel 1866 in circostanze sconosciute sulla collina di San Nicola in Valmanente, tra Pesaro e Novilara.
Nella seconda sala si ammirano i reperti provenienti da Novilara, una delle più importanti necropoli dell’Età del Ferro, indagata estensivamente per la prima volta dall’archeologo Edoardo Brizio negli anni 1892-‘93. A questi si sono aggiunti di recente i materiali provenienti dagli scavi condotti nel 2012-‘13 dalla Soprintendenza Archeologia delle Marche in un ampio settore della stessa necropoli: si tratta di alcuni dei corredi funebre provenienti dalle oltre 450 tombe maschili e femminili dei secoli VIII e VIIa.C.. L’attenzione è posta sulla narrazione della società del tempo, per quanto ricostruibile tramite la simbologia del rito funebre. Cinque dei corredi provenienti dalle ultime ricerche sono stati restaurati grazie al sostegno della Fondazione Scavolini.
Proseguendo in ordine cronologico, l’esposizione dei cippi del Lucus Pisaurensis introduce alla terza sala, interamente dedicata alla Pesaro di età romana. Le più antiche are votive del Lucus testimoniano che già nel III secolo a.C. – prima dunque della fondazione della colonia di Pisaurum(184 a.C.) – persone provenienti dal Lazio si erano insediate sul territorio pesarese. All’interno di una sezione destinata alle divinità viene esposta la celebre epigrafe bilingue (etrusco e latino) di Lucius Cafatius indovino che praticava l’arte degli aruspici. Si prosegue con il racconto degli edifici pubblici della Pisaurum di età imperiale, tramandato dalle testimonianze epigrafiche. Viene poi data voce agli abitanti di Pisaurum, attraverso le epigrafi che ricordano la presenza di sacerdoti e sacerdotesse, maestri, soldati, fabbri, addetti alle lavorazioni navali e molto altro. La sezione si conclude con numerose epigrafi funerarie.
Negli ultimi due ambienti della terza sala trova spazio, infine, il collezionismo settecentesco di Passeri e Olivieri con un esempio per ogni tipologia delle numerose categorie di oggetti che componevano le due collezioni (bronzetti di divinità, lucerne, vasi dipinti, altro). L’insieme degli altri reperti, posto in secondo piano alle spalle di questi elementi, suggerisce l’idea di una wunderkammer particolarmente suggestiva per il visitatore grazie ad un senso della tridimensionalità molto forte.