Tratto da Tpi (The Post Internazionale)
di Paolo Maddalena*
I voti per me come Presidente della Repubblica sono un appello alla Costituzione, il neoliberismo è un danno per il Paese
Il primo giorno per l’elezione del Presidente della Repubblica, fatto importantissimo per la vita economica, politica e sociale della nostra Italia, si è svolto, come era prevedibile, sotto la cappa del diffuso pensiero neoliberista, schiavo delle multinazionali, della finanza e delle loro conventicole di carattere più o meno massonico, e, quindi, con una evidente mancanza di pensiero critico, che alla fine, proprio per l’assenza di valide idee, ha prodotto la convergenza di molti grandi elettori sul fatto che si dovesse trovare una persona “super partes”, capace di guidare il Paese.
Una idea vuota di contenuto per la semplice ragione che una persona “super partes” semplicemente non esiste, mentre quello che deve esistere è la capacità di assicurare la “laicità” dello Stato, cioè la sua non influenzabilità da scelte che impediscano scelte di segno opposto, assicurando così la «libertà di tutti i cittadini» di sviluppare in pieno la propria persona e di concorrere, ognuno secondo le proprie idee e possibilità, al progresso materiale e spirituale della società (articolo 4 comma 2 della Costituzione).
Il pluralismo delle idee è una grande ricchezza da porre a fondamento della Repubblica, in un continuo confronto dialettico, mentre ridurre tutto a una sola idea vuol dire uccidere la democrazia e cadere in una sorta di dittatura più o meno palese. E non ci vuole molto per capire che la nostra democrazia è stata pressoché del tutto depotenziata dal pensiero unico dominante del neoliberismo, che dà esclusiva prevalenza al piano economico (concepito peraltro in modo contrario allo sviluppo dell’economia), impedendo di fatto, sia il «pieno sviluppo della persona umana», sia il «progresso materiale e spirituale della società», dei quali parla l’articolo 3 della Carta costituzionale, tanto decantato da Piero Calamandrei.
È chiaro che, con questi presupposti, la giornata del primo scrutinio non poteva che svolgersi sul piano degli accordi sotto banco, delle promesse di qualche ministero, dello scambio di poltrone tra questo e quel parlamentare. Una vicenda davvero commiserevole, come commiserevoli sono state le lunghe ore di trasmissione su questi specifici oggetti. Tuttavia non è sfuggito agli osservatori più attenti che alla base di tutto c’era il voto a Draghi, il più neoliberista dei neoliberisti, che si disinteressa delle sorti del Popolo e agisce in modo cinico e talvolta addirittura beffardo, quando si tratta, come è avvenuto per Alitalia e tante altre industrie, di gettare sul lastrico migliaia di famiglie.
Sicché, si è chiaramente capito che oggetto delle trattative era un mercanteggiare su questa candidatura e sul bottino che la parte favorevole a Draghi avrebbe dovuto versare alla parte formalmente a lui sfavorevole. Sennonché, alla fine dello spoglio delle schede votate, è emerso che il Gruppo Misto di Camera e Senato aveva votato a mio favore. Aveva votato, beninteso, non per me, ma per quello che i miei studi hanno sempre proposto: l’attuazione della Costituzione.
Questo coraggioso atto di rottura contro il sistema dominante ha avuto una larga eco in Italia e anche fuori d’Italia (mi è stato riferito che se n’è parlato in Brasile, nei Paesi Bassi e in Serbia), ed è la prima volta che una favilla di luce si accende sotto il cielo della politica nazionale e internazionale e ha il valore immenso di far capire alla gente che il pensiero neoliberista è una dannosissima invenzione umana, votata alla distruzione collettiva, che può ben essere sostituito da un altro pensiero, questa volta rintracciabile in Costituzione, secondo il quale il pieno sviluppo della persona umana e il benessere materiale e spirituale della società possono essere assicurati soltanto dalla libertà, dall’eguaglianza e dalla solidarietà tra tutti i cittadini. Per cui non è ammissibile un pensiero economico che voglia mettere la ricchezza nazionale nelle mani di pochi, mentre esiste un altro pensiero, quello di John Maynard Keynes, secondo il quale la ricchezza va distribuita alla base della piramide sociale e lo Stato deve intervenire come imprenditore nell’economia, assicurando a tutti lavoro e benessere.
P.S. Mentre mando in tipografia questo scritto, apprendo di essere risultato, nella seconda votazione, primo tra i votati in compagnia di Sergio Mattarella. Il fatto mi onora e ritengo che finisca qui l’avventura del Gruppo Misto che ha voluto richiamare l’attenzione sull’importanza dell’attuazione della Costituzione.
(Articolo scritto il 27 gennaio 2022)
*Da bambino e da ragazzo Paolo Maddalena era solito passare le vacanze estive a Pesaro, dove gli zii, i Russo, insegnavano