Casa del popolo in un libro, commovente presentazione il 6 marzo al Palazzo del Turismo. Sala piena, con persone in piedi sul perimetro e fuori sul largo terrazzo. Un pomeriggio costruito con un ritmo piacevole, intervallato con le musica dei Discepoli. E’ stato un pomeriggio che ha mosso il genious loci della città, che si è riconosciuto nel volume che un luogo che ha accolto quasi tutti i riccionesi e non solo.
C’era una volta… è così che solitamente si inizia, si introduce una storia. Formule simili risalgono alle origini della scrittura.
Autori Daniele Montebelli ed Ezio Vednturi, la storia che è stata raccontata nel libro “La sala del popolo” (La Piazza Editore, 192 pagine, euro 10) attraverso le testimonianze, ha origine in una notte degli inizi degli anni ‘50, quando dopo lo sfratto dalla Casa del fascio, i soci fondatori decisero di comprare una nuova sede per la Casa del popolo di Riccione. Tanto preoccupazioni accompagnarono quell’acquisto. Fu lanciato un azionariato. I lavoratori prestarono la propria opera e diversi furono gli artigiani che contribuirono per il proprio settore di attività, a sistemare quel capannone situato in viale Ceccarini.
Come in altre Case del popolo si pensò come finanziare la vita e l’attività della cooperativa. Fu realizzata una sala grande per il ballo. Inizia la storia della “Balera”. Un luogo ricreativo per i giovani riccionesi e non solo. In quel lungo dopoguerra, la gioventù voleva lasciarsi alle spalle gli orrori dell’ultimo conflitto mondiale. La sala da ballo rappresentava un’opportunità per quella generazione soprattutto per i ragazzi ”squattrinati”.
E’ così si iniziò a ballare alla Casa del popolo. Ad affollare quella grande sala furono le ragazze e i ragazzi che non erano condizionati dal colore politico che caratterizzava quella grande “Casa”. Volevano divertirsi. La sala, come è stato scritto nel libro di Rodolfo Francesconi “Dalla Maison du peuple alla cooperativa Casa del popolo – Riccione e la sua Casa del popolo (Raffaelli Editore, 2003) – ha avuto sin dall’inizio una funzione polivalente. Sala per pubblica per le grandi manifestazioni politiche e sindacali, per l’attività sportiva, per il ballo.
All’inizio la “Balera” fu chiamata Dancing Casa del popolo, ma tutti erano soliti abbreviare: “Andiamo a ballare al Popolo”. Con il passare del tempo i membri del consiglio direttivo della cooperativa discussero sull’opportunità o meno di cambiare nome alla “Balera”. Dopo una lunga discussione venne definito il nuovo nome: Dancing Perla Verde. I testimoni dell’epoca la definirono una discussione simile a quella della “Bolognina” per il cambio del nome del Pci. Si ballava al sabato sera e nei giorni festivi, pomeriggio e sera. Gli orari non erano certi quelli delle discoteche attuali. A mezzanotte si chiudeva e al pomeriggio si danzava fino alle 18. Durante l’estate rimaneva chiusa. Si riapriva ad ottobre dopo le ferie dei riccionesi.
Intere generazioni hanno calcato la pista di quella sala. Amicizie, storie d’amore sono nate in quella “Balera”. Sul palco si sono esibite prima le orchestre poi i gruppi musicali (I complessi). Suonarono anche i numerosi musicisti locali: Paolo e i Crazy Boys, I Discepoli, Gli Oedipus rex, i Visconti…
I costumi mutarono con il passare del tempo e parallelamente anche il modo di divertirsi dei giovani. La direzione della Casa del popolo ritenne utile dare in affitto la sala che assunse le dimensioni di una moderna discoteca. Prima divenne Maxi Club poi Punto Club. In quel periodo furono svolti anche importanti concerti dal vivo di gruppi musicali e cantautori.
Esisteva una clausola nel contatto d’affitto, la discoteca avrebbe svolto la sua attività al sabato, alla domenica e in tutti i giorni festivi. Le giornate restanti della settimana potevano essere utilizzate per gli incontri politici e sindacali.
Come sappiamo arrivarono gli anni ‘80 “Ma la notte no”. Nasceva la “febbre del sabato sera” grazie al famoso film con John Travolta. I gestori chiesero di poter disporre della sala per tutta la settimana. La direzione della Casa del popolo non poté rispondere affettivamente a quella richiesta perché avrebbe dovuto rinunciare alla funzione di luogo pubblico per manifestazioni e incontri che aveva sempre contraddistinto sin dalle origini la sala. La politica aveva allora un peso rivelante. Le assemblee, i comizi, i congressi rappresentavano il momento di incontro e di confronto della sinistra riccionese.
Iniziò così un periodo di transizione. A metà degli anni ‘80 l’ingresso fu trasformato in un pub “Il Pop”. Mentre la sala fu affittata dal Comune di Riccione e divenne “La sala centrale” con un nuovo ingresso sul viale Don Minzoni.
Venne allestita la Casbah. Successivamente è stata sede di eventi culturali: Teatri&musiche, Caffè Teatro. Poi è stato allestito dal Comune di Riccione, un vero e proprio Teatro: il Teatro del Mare. Dal 2015 nasce lo “Spazio Tondelli”, un progetto di Riccione Teatro.
Il Comune di Riccione ha rinnovato il contratto di affitto e sta provvedendo ad una ristrutturazione per dotare la nostra città di un moderno spazio teatrale: “Spazio Tondelli”.
Come per la “Balera”, grazie alle testimonianze, si è potuto ricostruire uno spaccato dell’attività culturale che il Comune di Riccione ha svolto per oltre un trentennio. Si è assistito all’evoluzione di quella sala e si sino creati i presupposti per la formazione di uno e vero teatro attraverso la promozione di eventi culturali. Si è dato anche spazio alla creatività di gruppi teatrali riccionesi che hanno messo in scena una vera e propria produzione teatrale.
Alla fine del libro si è ricostruito sempre grazie alle testimonianze, la storia dei circoli “Fabbri Daniele” di Spontriciolo, “l’Incontro” di San Lorenzo, “La Capannina” delle Fontanelle. Strutture che fanno parte del patrimonio della Casa del popolo di Riccione. Luoghi ricreativi, di svago, di divertimento che hanno segnato la storia di quei quartieri.
E’ una storia vera quella descritta nel libro “La sala del popolo”, che permette di guardarsi allo specchio. Non è solo la narrazione di un tempo passato che suscita ricordi, nostalgia. E’ una storia che vive nel presente e si proietta nel futuro. Insomma, è, a suo modo, lo specchio di Riccione raccontato da un luogo dove si intrecciava il divertimento con l’impegno civico.
Entrambi già dirigenti del Comune di Riccione, gli autori Montebelli-Venturi hanno scritto altri volumi che raccontano la storia della loro città. Lo fanno con passione, esattezza e cercando di tener lontano la noia. Anche questo è un ottimo lavoro che merita di essere nelle case delle famiglie riccionesi. Il prezzo, 10 euro, è un regalo, grazie alla sensibilità della Casa del popolo presieduta da Omar Venerandi.