Capitale italiana della cultura 2026, Rimini non ce l’ha fatta. Scelta L’Aquila.
Il verdetto è del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, nel corso della cerimonia in corso a Roma, nella Sala Spadolini del ministero, alla presenza della giuria presieduta da Davide Maria Desario e composta da Virginia Lozito, Luisa Piacentini, Andrea Prencipe, Andrea Rebaglio, Daniela Tisi, Isabella Valente, e dei rappresentanti di tutte e 10 le città finaliste: Agnone (Isernia), Alba (Cuneo), Gaeta (Latina), L’Aquila, Latina, Lucera (Foggia), Maratea (Potenza), Rimini, Treviso, Unione dei Comuni Valdichiana Senese (Siena).
Il sindaco Sadegholvaad: “Complimenti a L’Aquila Capitale italiana della Cultura 2026. Il progetto ‘Vieni Oltre’ andrà comunque avanti”. Il 13 aprile la notte bianca dedicata ai musei in occasione della riapertura del percorso del Trecento al Museo della Città
“Prima di tutto sinceri complimenti a L’Aquila per questo riconoscimento che premia l’impegno, la storia e la voglia di rinascita di un pezzo di Italia bellissimo tragicamente colpito 15 anni fa da un devastante terremoto. Da tempo L’Aquila ambiva a questo prestigioso riconoscimento. Complimenti che tengo ad estendere a tutte le città che sono arrivate a questa fase finale di selezione: dieci realtà anch’esse bellissime e differenti, per dimensione, per storia, per vocazioni, che messe a fianco l’una accanto all’altra compongono la fotografia di un’Italia che crede nella forza e nel valore del suo patrimonio culturale e di tradizioni e che vede in questo ‘capitale’ una delle leve per uscire dalle incertezze del presente e guardare al futuro”.
“Territori, come detto, profondamente differenti – sottolinea il sindaco – ma che hanno contribuito, ognuno a modo proprio, a mostrare quella che credo sia la faccia più suggestiva e affascinante del nostro Paese, lavorando per mesi nell’intento di costruire un programma di futuro che pone al centro la valorizzazione della nostra ricchezza più preziosa e forse più sottovalutata seppur universalmente invidiata. Città piccole, medie, grandi che compongono la spina dorsale dell’Italia e che hanno dimostrato come questo patrimonio culturale così sfaccettato abbia le possibilità per uscire da un approccio tradizionalista e conservativo per essere messo al centro di politiche innovative per lo sviluppo sociale ed economico del Paese. Rimini e la Romagna da questo punto di vista hanno dimostrato ancora una volta di essere protagoniste di questa ‘faccia bella’ dell’Italia e di poter dare un contributo concreto e tutt’altro che banale a un Paese che ha bisogno come l’aria di valorizzare lo straordinario patrimonio che ha, abbandonando una volta per tutte i conservatorismi e soprattutto prassi e comportamenti che troppo spesso lo zavorrano.
Se infatti quest’esperienza ci consegna questa rinfrancante consapevolezza, dall’altra ci ha mostrato anche il lato peggiore e ahimè radicato del nostro Paese, con quella catena di ‘invasioni di campo preventive’, scomposte anche da parte di chi dovrebbe essere super partes e poi di illazioni e di ombre che hanno velato la coda finale di quella che per i territori candidati non è una semplice competizione. E’ la regola del sospetto a cui neanche questa partita si è potuta sottrarre. Nulla di nuovo, ma non per questo bisogna ogni volta allargare le braccia e dire ‘è così’. Proprio perché consapevoli dello sforzo e del risultato riconosciuto da tutti da parte di Rimini e della Romagna, ci sarebbe voluta più attenzione, più rispetto e meno interessata sguaiataggine da parte di una politica che evidentemente vuole perennemente far sapere al mondo che ‘mi manda Picone’ vale più di qualsiasi sostanza e educazione istituzionale.
Non aggiungo sul tema altre parole, che invece voglio dedicare al lungo percorso che ci ha condotto qui oggi. Nessuno compete per perdere, ma sono sincero nel dire che il primo risultato più importante l’abbiamo già ottenuto: quello di risvegliare l’orgoglio di una città e di una comunità, che in maniera compatta ha lavorato per condividere un progetto che va oltre alla candidatura e che riguarda l’idea che abbiamo della Rimini di domani. Il mio primo grazie quindi va alla città, che ha creduto e condiviso la sfida, così come lo hanno fatto gli amministratori di Ravenna, Cesena, Forlì, Faenza e Lugo che hanno dato conferma di come la Romagna sappia ritrovarsi e fare fronte comune sulle partite decisive. Grazie al sindaco e alla città di Carpi, al presidente Bonaccini e all’assessore Felicori. Grazie poi alle due direttrici artistiche di candidatura, Francesca Bertoglio e Cristina Carlini, a Paolo Verri, a Giorgio Tonelli che ha ‘acceso’ la scintilla, alle donne e agli uomini del settore cultura del Comune di Rimini che hanno gettato il cuore oltre l’ostacolo, a tutti coloro – e sono stati tantissimi- che hanno aderito e partecipato al progetto negli ultimi due anni.
Voglio dire che il progetto ‘Vieni Oltre’ andrà comunque Avanti e Oltre, nel senso che quello che, come Rimini, abbiamo fatto a suon di investimenti per affermare che siamo “qualcosa di più di una sola spiaggia e ombrellone”, prosegue secondo un percorso già tracciato. Nessuno ci può togliere quello che abbiamo fatto e nello stesso tempo nessuno ci può impedire di concretizzare quello che abbiamo già pianificato per il prossimo futuro. Nel dossier di candidatura è programmata la realizzazione del Piano Strategico della Cultura che sarà il prossimo compito che ci attende di qui alla fine di questo mandato amministrativo: anche questo seguirà dinamiche di partecipazione assoluta perché dovrà alimentarsi di quell’entusiasmo diffuso che in questi mesi abbiamo toccato con mano in tutta Rimini. Nel frattempo chiudiamo questa bellissima e coinvolgente prima parte dell’avventura, così come avevamo cominciato lo scorso settembre: con una festa. Il 13 aprile aprirà ufficialmente il nuovo percorso museale del Trecento Riminese, straordinaria opera di valorizzazione del nostro patrimonio artistico, e quella sarà l’occasione per una intera giornata dedicata ai nostri musei, alle nostre bellezze, interamente a disposizione di tutta la nostra comunità. A questa seguirà poi di pochi giorni la ‘vernice’ della Biennale del Disegno, che torna in città dopo 6 anni e che presenteremo sabato pomeriggio (16 marzo ore 17) alla città al Teatro Galli. Grazie davvero a tutti”.