‘Rimini4Gaza’: la solidarietà sanitaria nel botta e risposta tra Lega e Ausl Romagna.
La Lega
“Fuori la politica dalIa sanità. Inaccettabile e pericolosa oltre che espressione di odio antiebraico l’iniziativa lanciata da un medico dell’ospedale di Rimini e incredibilmente sostenuta dalla direzione sanitaria dell’Asl della Romagna e dall’amministrazione comunale. Crediamo che ideologizzare e strumentalizzare la sanità pubblica, trasformandola in un palcoscenico per politiche faziose e settarie sia gravissimo, prendendo in considerazione anche il risorgente odio anti-ebraico e anti-occidentale tout court nel Paese”.
Lo affermano il parlamentare Jacopo Morrone, segretario della Lega Romagna, che preannuncia un’ interrogazione al ministro della Salute e Elena Raffaelli, segretario della Lega a Rimini.
“Chiediamo all’assessore Raffaele Donini di dissociarsi da questa inqualificabile iniziativa e di assumere i dovuti provvedimenti nei confronti di una dirigenza sanitaria che crede di poter usare ambienti della sanità pubblica per veicolare la propria visione distorta nei confronti di un teatro di guerra dove si contrappongono uno Stato democratico, Israele, e l’organizzazione terroristica palestinese di Hamas che, come scritto nella sua Carta fondativa, propugna la distruzione di Israele e l’eliminazione di tutto il popolo ebraico. E’ provato l’utilizzo da parte di Hamas delle strutture mediche e di ambulanze della Mezzaluna Rossa, a Gaza, per scopi terroristici e non ci sono verifiche oggettive sui dati di morti e feriti diffusi dal ministero della sanità di Gaza gestito da Hamas. D’altro canto, appare evidente la politicizzazione dei promotori dell’iniziativa che dimenticano che l’aggressore è Hamas che ha attaccato proditoriamente Israele il 7 ottobre scorso, provocando una carneficina di civili inermi bambini compresi. Forse la sanità riminese ritiene questi ebrei vittime di serie B? E forse per questi stessi pregiudizi la direzione sanitaria dell’Asl della Romagna sorvola sui paramedici israeliani assassinati da Hamas mentre prestavano soccorso ai feriti del 7 ottobre e non considerano esecrabile che ambulanze della Magen David Adom, la Croce Rossa Israeliana, siano state intenzionalmente date alle fiamme e fatte saltare in aria da Hamas per impedire il soccorso alle vittime. Ma al di là del fatto che Hamas sta continuando questa guerra usando i civili gazawi come scudo umano derubandoli degli aiuti umanitari e tenendo in ostaggio donne e bambini con trattamenti disumani, c’è un principio deontologico universale da osservare: fuori la politica, le discriminazioni e i pregiudizi dalla sanità”.
La risposta dell’Ausl
In merito all’iniziativa di solidarietà denominata ‘Rimini4Gaza’, promossa da un gruppo di operatori sanitari dell’ospedale Infermi, il Direttore Generale dell’Azienda USL della Romagna, Tiziano Carradori, interpellato sulla questione e valutate le motivazioni, intende precisare quanto segue.
I professionisti sanitari che hanno promosso l’iniziativa non fanno altro, attraverso l’installazione, che enfatizzare il dovere di tutelare la vita delle persone e il diritto alle cure anche in ambiente di guerra, sottolineando con forza che non si può stare in silenzio quando vengono uccisi gli operatori sanitari. La loro morte, infatti, porta con sé anche la morte delle persone ricoverate, prive di assistenza in un ambiente già di per sé precario.
È un appello universale, che vale per Gaza, per l’Ucraina, per ogni conflitto e per tutte le zone di guerra del mondo, con l’obiettivo della tutela della vita, senza colore politico
E ogni struttura sanitaria, compresa la nostra, ha nella tutela universale della salute e della vita il primo obiettivo.
Le stesse sagome annunciate non simboleggiano solo medici e personale sanitario rimasti vittime di una parte o dell’altra nell’attuale conflitto in Medio Oriente, bensì di tutte e tutti coloro che pagano con la vita l’impegno ad assistere e curare le persone in aree di guerra.
L’iniziativa, quindi, non ha alcuna valenza politica o di presa di posizione: se così fosse, non sarebbero stati concessi spazi o ospitata la conferenza stampa. Andare oltre l’obiettivo dichiarato, e cioè la tutela dei diritti umanitari e la salvaguardia delle strutture sanitarie nelle zone di conflitto, non sarebbe infatti lecito e accettabile.