Un fiore per commemorare il naufragio della “Bruna” avvenuta il 17 gennaio del 1929.
Lo ha posato Lele Montanari, nipote dell’armatore Augusto Tomassini (Pirulein). Racconta Lele che sulla facciata della casa sul canale ha le vele delle barche del babbo e del nonno: “Lo ritengo doveroso sia da parte della famiglia e da parte delle autorità, dell’amministrazione ricordare ogni anno la tragedia, nella quale morirono 5 pescatori riccionesi: uno non venne mai ritrovato e due furono ritrovati dopo sei mesi. Il rispetto è una delle virtù che ognuno dovrebbe avere, pensando a questi ragazzi che diedero la vita per il mare. Ricordare il passato, anche le tragedie, aiutano a vivere meglio il presente”. “La Bruna – continua Lele Montanari – è la nostra storia del mare che appartiene a tutta Riccione. E’ bello mai dimenticare”.
La storia
Quella note perirono cinque pescatori: Secondo Tomassini (Pirulèin) capobarca, Paolo Ceccarelli, Giulio Gennari, Roberto Pronti, Ubaldo Righetti., Negli anni addietro, su iniziativa dell’amministrazione comunale (sindaco Daniele Imola) è stato pubblicato un libro; a curarlo Fosco Rocchetta, al fine di tramandare ai posteri quel luttuoso avvenimento che ha segnato la storia cittadina, e di onorare la memoria degli scomparsi. Titolo del libro “Il naufragio della ‘Bruna’ del 17 gennaio 1929”. La pubblicazione, illustrata con immagini della barca naufragata, dei marinai scomparsi, e del porto di Riccione, a cavallo tra gli anni Venti e Trenta del Novecento, descrive la tragica sciagura del mare che si consumò nella notte del 17 gennaio 1929 al largo del porto di Rimini, a causa d’un violento fortunale che investì l’imbarcazione riccionese, mentre esercitava quella pesca costiera, che in un passato non troppo lontano, rappresentava una significativa fonte di sostentamento per la popolazione locale.
Quell’anno, definito del “nevone”, a causa del clima particolarmente rigido e delle abbondanti precipitazioni che si verificarono anche in Romagna, è tuttora presente nella memoria dei parenti dei pescatori deceduti e degli anziani. Nel corso di quell’infausta notte, si dovettero purtroppo registrare anche altri naufragi in Adriatico, fra cui quello della “Titona” con la perdita di nove marinai di Bellaria. Quell’anno sventurato per la flotta pescatoria romagnola, si concluderà tragicamente com’era iniziato, con l’affondamento, nel mese di dicembre, del trabaccolo cattolichino “Wilson”, e la morte dei quattro membri dell’equipaggio.
La pubblicazione riporta, fra l’altro, articoli di studiosi che, a vario titolo, si sono interessati a quella sciagura del mare, integrato da commenti apparsi sulla stampa ed in atti della municipalità dell’epoca, oltre a testimonianze di anziani, parenti dei pescatori deceduti nel sinistro, che contribuiscono ulteriormente ad acclarare quei momenti drammatici vissuti dalla marineria romagnola.