di Gianfranco Vanzini
“Maschio e femmina li creò (…) siate fecondi e moltiplicatevi” (Gn 1,17)
Creando l’uomo e la donna Dio istituisce la famiglia nella sua composizione originaria: un maschio e una femmina (un uomo e una donna). Due sessi diversi, complementari e ben definiti.
E a questa famiglia Dio dà due compiti: siate fecondi e moltiplicatevi. È dal primo momento, cioè da sempre, che maschio e femmina sono le due entità necessarie per costituire una famiglia.
Ed è ai due coniugi uniti che Dio concede il dono di procreare, di fare nascere una nuova creatura e di diventare così padre e madre. A nessuno dei due è concesso di fare da solo. Solo attraverso la loro unione si può realizzare il miracolo di fare nascere una nuova vita.
Dopo la libertà, la seconda cosa bella che Dio ci ha donato è senz’altro la famiglia, per la quale Egli detta a Mosè un invito: “Onora tuo padre e tua madre” (Es 20,12 – Dt 5,16).
E’ il quarto Comandamento del Decalogo.
Padre e madre sono due realtà molto chiare, sono le due persone che hanno dato la vita e che per questo hanno precisi doveri da assolvere e diritti da ricevere.
Nasciamo infatti piccoli e indifesi, incapaci di provvedere al nostro sostentamento, ma nasciamo in una famiglia, nasciamo cioè da due genitori che, per il fatto di averci fatto nascere attraverso un atto d’amore, sono pronti ad accogliere e custodire il frutto del loro amore: i figli.
La famiglia è il luogo in cui i genitori hanno il dovere di crescere i propri figli, provvedendo alle loro esigenze materiali e spirituali ed educandoli ad un corretto uso della ragione e della libertà, unito ad un profondo rispetto per tutti.
“E’ dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli (…)” recita la Costituzione della Repubblica Italiana all’art. 30. “I genitori sono i primi responsabili dell’educazione dei loro figli” recita il Catechismo della Chiesa Cattolica al n. 2223.
Queste due indicazioni provenienti da mondi diversi concordano su un punto: che sono i genitori, e non altri enti, che hanno il diritto e il dovere di educare i propri figli per realizzare una famiglia in cui il rispetto reciproco, la fedeltà, la sincerità, il servizio disinteressato, siano norma comune e costante di condotta.
Sotto la guida attenta dei due genitori, i figli avranno la possibilità di imparare a guardarsi dai compromessi pericolosi, dalle infedeltà e dalle ipocrisie, dai cattivi maestri e dagli sbandamenti morali, particolarmente presenti in questi tempi.
Se i genitori hanno doveri e responsabilità, altrettanti doveri e responsabilità hanno i figli. Il quarto comandamento, infatti, si rivolge espressamente ai figli dicendo “Onora tuo padre e tua madre.”
Ho pensato diverse volte al perché Dio si rivolge direttamente ai figli. La risposta che mi sono data è la seguente: perché tutti nasciamo figli. Poi… cresciamo. E allora dobbiamo, da subito, imparare ad essere bravi figli onorando e rispettando i genitori. Vale la pena ricordare infatti che i nostri genitori sono e resteranno sempre coloro che ci hanno dato la vita. È un fatto questo sul quale non ci possono essere né fraintendimenti né scambio di ruoli.
In questo quadro di diritti e di doveri, di servizi ricevuti e resi, di valori appresi e trasmessi, di responsabilità verso Dio e verso il prossimo, ogni cosa è al suo posto e tutto acquista un significato armonico e soddisfacente, cioè si vive bene… qui… oggi. Ecco un’altra positività.
Ma se non si vive così cosa succede? Lo vedremo la prossima volta.
(Continua)
P.S. Sintesi tratta dal libro: Un Padre buono e premuroso, un Giudice misericordioso (pag.48) La Piazza Editore – di Gianfranco Vanzini e Simone Lombardi – Cell. 339.3034.210
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