Addio ad Arnaldo Pomodoro: un grande morcianese, un grande italiano. Aveva rapporti fortissimi con il Riminese ed il Pesarese. A Pesaro, in piazza della Libertà c’è la famosa Palla di Pomodoro (“Sfera Grande”), a Morciano di Romagna, il meno famoso ma non meno attraente, Colpo d’Ala.
“Maestro visionario della scultura moderna”, opere nel mondo, è deceduto ieri sera 22 giugno a Milano; aveva 99 anni. Di sé disse: «Ero timido, introverso, spaventato all’idea che quanto segretamente desideravo potesse essere ostacolato dalla famiglia».
Nato a Morciano di Romagna, il 23 giugno del 1926, con la città natia ha sempre avuto un rapporto complesso. Difficilissimo e mai sanato. Talmente complesso, che ha sempre diramato comunicati ufficiali dove si leggeva che era nato a Orciano di Pesaro. Nell’ultimo comunicato, quello del decesso, la sua Fondazione ha scritto che era nato a Montebello di Romagna. Insieme al fratello Giò (grande artista) si era diplomati geometri a Rimini.
Scultore di livello mondiale, gli amici d’infanzia raccontano che la sua scuola è stato il fiume Conca; come ama ricordare Emilio Cavalli. Suo parente ed anch’egli artista. E’ qui, nel letto del fiume che ha impastato le primi sculture, elemento per i giochi e non solo; che ha attinto le sue crete… La levigazione esterna e le fratture interne. In tale dicotomia c’è il senso della vita: come si appare e come si è… A Morciano di Romagna, si trova una sua opera: Colpo d’Ala e risale agli anni ’80; sindaco Athos Berardi. Pomodoro a Morciano era imparentato con i Luzzi, con i Cavalli, con i Ghigi. La madre di Pomodoro era una Luzzi, Forse l’amico del cuore era Fiorenzo Mancini. Era nato nella Morciano vecchia, Pomodoro. Il gene dell’arte è quello dei Luzzi; grande artista è stato il cugino, Luciano Luzzi ed il famigliare Emilio Cavalli.
A Pesaro era amico della famiglia Mancini. Grazie a loro, a Pietrarubbia, aveva fondato la scuola di scultura Tam (Trattamento artistico dei metalli). Ed in quel Trattamento artistico c’è molta della sua idea di scultura. Nella chiesolina di San Silvestro di Pietrarubbia c’è una bellissima scultura di Pomodoro.
Ci sono anche privati morcianesi che possiedono le sue opere. Si possono ammirare anche presso la Tenuta Mara della famiglia Emendatori.
Della sua arte disse Arnaldo Pomodoro: “La mia massima aspirazione è di avere come ambiente, per le mie opere, uno spazio all’aperto, la gente, le case, il verde. Sono perciò contento che molte delle mie sculture siano collocate in importanti piazze del mondo e in luoghi significativi, come il piazzale delle Nazioni Unite a New York, il cortile della Pigna dei Musei Vaticani a Roma o ancora la sede della Casa Editrice Mondadori di Segrate, progettata da Oscar Niemeyer. Ma oggi risulta sempre più difficile collocare i lavori davanti agli edifici, infatti l’architettura stessa sembra spesso gareggiare con l’opera d’arte contemporanea”.
Si diceva che con Morciano aveva un rapporto pessimo; il suo casus belli è stata Piazza Boccioni; qui si trova il suo monumento Colpo d’Ala. Spazio progettato dal famoso architetto Vittorio Gregotti, per una lunga serie di ragioni, non è stata realizzata secondo il progetto iniziale. In una intervista a chi scrive 30 anni fa a Pietrarubbia la definì “uno slargo”.
“Arnaldo Pomodoro, fratello maggiore di Giorgio ‘Gio’ Pomodoro, anche lui sculture, studia da geometra; poi scoprire la sua passione per il metallo e la scultura. Orafo in un primo momento, è negli anni Cinquanta che inizia a realizzare le prime grandi forme dopo il trasferimento a Milano dal 1954 quando inizia a tessere le sue trame, creando situazioni visive al limite tra bi-dimensione e tridimensione”.
“Per me – aveva raccontato l’artista già ultranovantenne – è stato un periodo fittissimo di scambi intellettuali”. Con Lucio Fontana ed altri fonda il gruppo Continuità. Oggi le sue opere sono esposte ovunque nel mondo. L’ultima grande mostra nel 2023 in collaborazione con Fendi, al Palazzo della Civiltà Italiana, maison che aveva anche scelto una delle sue opere ambientali più significative, Ingresso nel labirinto, per la sede di Via Solari a Milano.
”Con la scomparsa di Arnaldo Pomodoro il mondo dell’arte perde una delle sue voci più autorevoli, lucide e visionarie. Il Maestro lascia un’eredità immensa”, lo ricorda Carlotta Montebello, la direttrice generale della Fondazione.
”Il Maestro lascia un’eredità immensa, non solo per la forza della sua opera, riconosciuta a livello internazionale, ma anche per la coerenza e l’intensità del suo pensiero, capace di guardare al futuro con instancabile energia creativa”, scrive ancora Carlotta Montebello che ricorda una frase di Pomodoro. “Non ho mai creduto alle fondazioni che celebrano un solo artista come unicum.
“L’artista è parte di un tessuto di cultura, il suo contributo attivo non può venire mai meno ed è per questo che ho concepito la mia Fondazione come un luogo attivo e vivo di elaborazione culturale, oltre che come centro di documentazione della mia opera, capace di fare proposte originali e non solo di conservare passivamente. Ma il meglio deve ancora venire: questo è stato solo un inizio e nelle mie intenzioni il progetto – rivolto ai giovani e al futuro – si deve radicare, fare della continuità un elemento ineludibile… ”, scriveva l’artista.
”La Fondazione, nata da questa visione e forte della direzione tracciata da Arnaldo Pomodoro nel corso di trent’anni, continuerà ad operare secondo la volontà del fondatore, garantendo la conservazione e la valorizzazione della sua opera, impegnandosi a diffondere il proprio patrimonio materiale e immateriale attraverso la realizzazione di mostre, eventi e iniziative in uno spazio inventivo, quasi sperimentale, di studio e confronto sui temi dell’arte e della scultura, che mira a un coinvolgimento, profondo e globale, con le persone e la società Mancherai a tutti noi Arnaldo e faremo tesoro dei tuoi insegnamenti”, conclude la direttrice generale Carlotta Montebello.
“Addio ad Arnaldo Pomodoro, uno dei grandi della scultura contemporanea – lo scrive l’europarlamentare del Pd ed ex sindaco di Pesaro Matteo Ricci -. La sua Sfera Grande sul lungomare di Pesaro è ormai parte dell’identità della città: simbolo riconosciuto, punto di riferimento per tanti pesaresi e tappa obbligata per tutti i visitatori . La sua arte ha creato un legame speciale tra lui e Pesaro. La ‘Sfera Grande’ non è solo un monumento; è un dialogo continuo tra l’arte e la città, tra la storia e il futuro. È la testimonianza tangibile della sua grandezza e del suo amore per la bellezza. Oggi perdiamo un gigante dell’arte, un uomo che ha saputo lasciare un segno indelebile nel panorama culturale globale. Ma noi, a Pesaro, non lo perderemo mai davvero. La ‘Sfera Grande’ continuerà a brillare al centro della nostra piazza, custode della sua memoria e testimonianza eterna del suo genio”.
Giuseppe Paolini, presidente della Provincia di Pesaro Urbino
«E’ stato un maestro dell’arte, un gigante della scultura ma anche un
ambasciatore universale del nostro territorio. Non solo per il suo legame profondo con Pesaro,
dove trascorse l’infanzia, esemplificato dalla Sfera Grande divenuta un simbolo cittadino. Ma
anche per le sue radici con il Montefeltro e con i nostri borghi. Ci lascia infatti un messaggio
profondamente attuale, collegato alla custodia e alla valorizzazione di questi luoghi
dell’anima. Pomodoro amò il borgo di Pietrarubbia dove una parte rilevante della sua
produzione è accolta nelle sale a lui dedicate all’interno del Museo di arte contemporanea.
Erano gli anni Settanta quando, portato da alcuni amici, Pomodoro giunse a Pietrarubbia e si
innamorò del borgo per la sua forza spirituale. Da qui nacque l’idea di rilanciare questo luogo,
donando significative opere alla comunità. Dagli anni Novanta questa collaborazione ha
portato poi alla fondazione del centro Tam (Trattamento artistico dei metalli), voluto e curato
dallo scultore, che per quasi 20 anni ha accolto ragazzi da tutta Italia e Europa per
l’apprendimento dell’arte della scultura orafa. Una grande testimonianza di amore per il
territorio e un lascito inestimabile per le nuove generazioni, che abbiamo il dovere di
custodire e tramandare».


