Nello splendido scenario del Grand Hotel di Rimini Tiziana Cancellieri ed Erika Morri hanno raccontato attraverso abiti evocativi e gioielli futuristici, un lungo pezzo di storia del costume semplicemente rivisitando tutto quello che è stato “ il vestire “ a partire dagli anni 50’, 60 fino ad arrivare ai mitici anni ’80. Affascinante la riscoperta e la compresenza di stili che permettono ad ogni donna di essere sé stessa. Gli abiti sono interamente realizzati con sapienti tagli e senza cuciture, tessuti in maglina (jersey) o in chiffon che si legano, si sfiorano, si sovrappongono con leggerezza fino quasi a scontrarsi o a rincorrere i fili colorati di materiale elettrico di cui sono fatti i gioielli.
Ad aprire la sfilata due indossatrici ballerine, quasi corazzate nei loro “ cortes” provocatori, dei veri e propri gioielli struttura che rimandano alle corazze dei conquistadores Spagnoli. Indossavano abiti nei quali la di lycra perlata si mescola all’azzurro scuro, al nero e al metallo. A seguire un “peplo” lungo e morbido in maglina plissettata va ad avvolgere delicatamente il corpo: un modello essenziale che fa quasi da supporto a se stesso accompagnato da un’ intreccio di fili bianchi attorno al collo: una collana Gorgera. Tubolari in maglina stretta, inseguono bracciali tecno che dal polso quasi si arrampicano su per la spalla. Drappeggi avvolgenti di color verde pistacchio giocano con i fili rossi dei gioielli di “corallo alieno”. Code svolazzanti come petali di papaveri: lo chiffon che si annoda fino a coprire interamente il corpo in un abito vestale candido e trasparente sul quale s’intravede l’onda blu intensa degli accessori.
Fa pensare a quella Rimini che non c’è più il RED HOT CAFTANO, lungo fino ai piedi. Accarezza il corpo con la potenza del rosso e rimanda ad una raffinatezza di altri tempi: quando le donne indossavano abiti che le rendevano “femminili” per passeggiare sul lungomare la sera. Abiti sciolti, abiti che davano quel tocco in più, abiti che faceva piacere mettere. E che farebbe piacere “usare”anche oggi. Certo quelli erano i tempi in cui a far sognare erano Jaklin Kennedy e Grace Kelly. Ma l’eleganza intesa come valore forse non tramonta mai? Un mono spalla blu notte, tessuti perlati e plasmabili. Abiti, quasi fatti di acqua: casti sul d’avanti e scollati sul di dietro, si chiudono con un gioco di nodi e di cavi con un’anima in rame, quasi vivi, che vanno a coronare la schiena stessa. Le creazioni sono il frutto sperimentale di una sfida dalla quale si evince che si possono fare gioielli con materiale elettrico e vestiti senza cuciture.
Vestiti che fanno pensare a quelli che le bambine inventano per la loro Barbie, come quelli che la stessa Tiziana Cancellieri da piccola faceva non solo per la sua bambola ma anche per quelle delle sue amiche. Così è nata la sua passione, di figlia d’arte, in quel primo negozio di abbigliamento che sua madre aveva preso al mare, nella favolosa Rimini degli anni ’60. Lei aveva sei anni allora, ma riporta ancora oggi nelle sue creazioni lo sguardo curioso di una bimba che “guarda fuori dalla vetrina “. Una sorta di memoria storica la sua, che fa pensare ad una Rimini davvero autentica e piacevole da ricordare e a quell’eleganza a cui cui lo stesso J.W.Goethe faceva riferimento quando parlava della deliziosa Ottilie in “Le affinità elettive” dicendo “I nuovi abiti alla moda donavano molto alla sua figura, poiché la grazia di una persona si estende anche quando la copre e dunque si crede ogni volta di scorgervi una nuova attrattiva quando essa trasmette le proprie qualità ad un nuovo vestito”.
Roberta Lino
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