Il Rapporto Sistema Agroalimentare 2013, realizzato in collaborazione tra l’Assessorato all’Agricoltura della Regione e Unioncamere Emilia Romagna, è stato presentato per la prima volta a Rimini. Viviamo in una Regione dove il sistema, tutto sommato, funziona. Sia da un punto di vista quantitativo che qualitativo. L’Emilia-Romagna, infatti, è la prima regione italiana con un quota del 16% del dato nazionale e come “Food Valley” è anche la terra dello Stivale con la più alta quota di prodotti Dop e Igp. Va forte anche l’export: con 16% l’Emilia Romagna è prima, segue la Lombardia.
L’incontro (nella foto tutti i relatori) è stato aperto dall’intervento del segretario generale della Camera di Commercio di Rimini, Maurizio Temeroli, a cui sono seguite le relazioni dei professori Stefano Boccaletti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza e Roberto Fanfani dell’Università degli Studi di Bologna che hanno illustrato i dati del Rapporto, una vera e propria “fotografia” ricca di informazioni, valutazioni e indicazioni per gli operatori del settore. Sono intervenuti inoltre, in un dibattito articolato ed interessante, Sauro Sarti, Dirigente Agricoltura della Provincia di Rimini e Valter Vannucci, Direttore Centro Agro Alimentare Riminese Spa.
Rimini ‘fanalino di coda’ in regione nel settore agroalimentare, ma solo a causa della superficie coltivabile pari al 3,4% del totale e non cerpo per le capacità degli imprenditori locali. Parliamo di un settore che “tiene” e mantiene “livelli costanti nel tempo”. Il punto debole del sistema è quello della redditività delle imprese costrette a far quadrare i conti con margini sempre più sottili. Occorre, come ha ricordato Sauro Sarti, che vi sia un prezzo adeguato agli sforzi fatti dai produttori.
Fra i dati più interessanti: la SAU, cioè la superficie agricola utilizzata, a Rimini tocca i 35mila ettari, 8 ettari in media per azienda. Un dato positivo in quanto la superficie media delle aziende è passata dal 2009 ad oggi, grazie all’ingresso dei sette comuni dell’alta Valmarecchia, da 4 ettari a 8, cioè è raddoppiata. Con il censimento, le aziende agricole sono risultate essere 4400, ma di queste solo 2500 sono iscritte alla Camera di commercio, ovvero hanno un fatturato superiore ai 7500 euro annui.
Rimini, dal punto di vista del numero delle aziende agricole, vale quindi ‘solo’ il 2% del totale regionale (ma per esempio, la zona di Rimini Nord produce da sola il 44% dell’insalata di tutta l’Emilia-Romagna). Un fattore importante per il futuro, che è stato evidenziato da più di un relatore, è l’arrivo nel giro di due/tre anni, del CER, il Canale Emiliano Romagnolo, che porterà acqua a mille ettari che potranno essere così irrigati e diventare produttivi. Dal punto di vista strategico, occorre integrare l’agroalimentare e i suoi prodotti di eccellenza con il turismo.
Valter Vannucci, invece, ha stigmatizzato la mancanza di programmazione da parte degli operatori agricoli del territorio, cosa che rende difficile impostare il lavoro a lungo termine; il Caar mantiene comunque un andamento sostanzialmente positivo (confronto volumi: 2010 892.238; 2011 928.734 +4,09%; 2012 902.960 -2,78%; 2013 904.002 +0,12%). È stata infine annunciata per il 18 e 19 luglio 2014 la nuova edizione di P.Assaggi di vino che si terrà sempre nel Borgo San Giuliano, realizzata dal Consorzio della Strada dei Vini e dei Sapori con il contributo della Camera di commercio di Rimini.
Cresce l’export dei prodotti agroalimentari emiliano-romagnoli che nel 2013 hanno raggiunto un valore complessivo di 5 miliardi 471 milioni, mettendo a segno rispetto all’anno precedente un + 5,4%, a fronte di un aumento, su scala nazionale del 4,9%. Un dato tanto più importante se confrontato con il calo dei consumi interni in atto da alcuni anni. Le esportazioni agroalimentari emiliano-romagnole crescono e crescono di più delle importazioni (+5,4% contro +1,8%), con effetti positivi sul saldo commerciale che tra 2012 e 2013 migliora di 164 milioni di euro. Disaggregando il dato complessivo, tra le voci più significative dell’export emiliano-romagnolo vi sono i salumi con un valore di 608 milioni di euro e un aumento sul 2012 del 9%, i formaggi e i prodotti lattiero-caseari con 604 milioni e un +6%, pasta e derivati dai cereali (600 milioni, +3,6%) il vino (392 milioni, +9,8%). Tra i prodotti agricoli regina incontrastata è la frutta fresca (che rappresenta da sola il 55,9% delle esportazioni agricole regionali ) con un valore di 469 milioni di euro, ma una flessione rispetto al 2013 del 3,4%.
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