Idee per rilanciare il nostro turismo. Riportare il mare al centro. No alle piscinette in spiaggia. Operatori e bagnini alleggerirsi (non di tanto in un progetto condiviso) le tasche con investimenti sopratutto in un momento di incertezza normativa sulla destinazione delle zone balneari
di IL TARLO ACQUATICO
Mare d’inverno… in estate. Non è un’eufemismo, ovvero un giro di parole, ma è la constatazione di un immobilismo imprenditoriale dei nostri operatori economici e se volete di scarso slancio e visione prospettica da parte delle amministrazioni cittadine della riviera. Dopo avere visto e letto che sulla passerella arancione sul Lago d’Iseo sono transitate, nell’arco di pochi giorni, almeno un milione e duecentomila persone, ci sentiamo di fare qualche considerazione sulla risorsa mare. Appunto il Mare, la Nostra “fabbrica” principale. Dato per scontato che gli interventi a “ terra “ dalle fognature ai parcheggi alla viabilità (problemi questi non
ancora risolti in modo efficace e definitivo) sono importanti e necessari, abbiamo trascurato per troppi anni il Mare come se non dipendessimo in modo determinante dalle attività connesse. Non avendo da offrire acque cristalline, fondali mozzafiato, in una cornice fatta di cemento e affollamento urbano consistente, ci stiamo limitando a costruire in spiaggia (sich) micropiscine pensando di risolvere il problema della balneazione.
Capiremmo altri servizi tipo idromassaggi o saune ma avere piccole vasche con acque iper clorate non ci sembra una soluzione. I prezzi contenuti nel settore alberghiero, in mancanza di una offerta turistica artico lata e interessante, non aiuta a mantenere un buon livello di presenze e anche di un turismo qualificato. Torniamo allora alla nostra risorsa principale: i non più giovanissimi ricorderanno che nel mare esistevano i trampolini a circa 150/200 metri dalla spiaggia e anche piattaforme intermedie che erano mèta abituale di nuotatori più o meno esperti. Furono ambedue eliminate per problemi di sicurezza in quanto molti curiosi si avvicinavano con i mosconi creando situazioni di oggettivo pericolo sopratutto per i tuffatori e, in altri casi, diverse persone incuranti della poca familiarità con l’acqua marina dovevano essere aiutati o soccorsi essendo in difficoltà. I tempi sono cambiati, le persone sono più mature ma sopratutto vi sono mezzi, e soluzioni tecniche e tecnologiche che aiutano a ripensare una diversa attrattività del nostro mare in estate anche in quella direzione; è anche vero che una “rivitalizzazione del mare richiederà un maggiore sforzo economico e di personale per il controllo e la sicurezza in acqua. E’ questo secondo noi il punto dolente sul quale si dimostra la vera capacità imprenditoriale degli operatori turistici e dei bagnini! Sostituire gradualmente le cabine di legno con altre in cemento, cambiare i lettini di legno sostituendoli con altri in alluminio è stato positivo ma non denota vere capacità da imprenditore con uno sguardo al futuro e non al giorno successivo.
E’ anche importante sottolineare come queste o altre iniziative, tese a dare maggiore vitalità alla riviera e portare nuovi clienti debba necessariamente essere un progetto condiviso, serio, con adeguate sicurezze con un sistema di controllo più consistente e veloce (via i mosconi al salvataggio e ingresso delle moto di’acqua) con due livelli di salvaguardia uno a ridosso della costa e uno più lontano. Abbiamo parlato di superfice ma esiste anche il fondale sul quale sarebbe interessante intervenire, ma non ogni 20 anni con una sperimentazione. Esistono tanti esempi interessanti per il ripopolamento di pesci, crostacei e molluschi e di poseidonia, oltre quello già esistente sulla nostra costa dove sono stati posizionati i sacconi anti erosione. Il vantaggio competitivo, rispetto a aree famose, sarebbe molto grande perché la bassa profondità delle acque il fondo sabbioso e uniforme permetterebbero, anche ai non professionisti del subacqueo, e ai giovanissimi, armati solo con maschera tubo per respirare e pinne di gogersi il fondale in tutta sicurezza e tranquillità. Naturalmente si devono superare anche problemi normativi, rispettare le indicazioni sulla sicurezza e, come abbiamo già detto con maggiore vigilanza, tenendo conto che in mare come in strada non è possibile aspettarsi che tutti seguano le regole ma non per questo la gente non va in moto o in macchina, ragione per la quale l’indisciplina di alcuni non può essere pretesto per bloccare o impedire iniziative come quelle citate o altre tese sempre a migliorare l’offerta turistica della nostra riviera. Il maggiore numero di personale qualificato non può essere considerato un costo, ma come in tutte le aziende che si aggiornano, un investimento produttivo. Riusciranno i nostri poco
eroici operatori e bagnini ad alleggerirsi (non di tanto in un progetto condiviso) le tasche sopratutto in un momento di incertezza normativa sulla destinazione delle zone balneari o aspetteranno che siano le amministrazioni dei comuni rivieraschi a risolvergli il problema? Ai posteri l’ardua sentenza, ma confidiamo che il tempo necessario a elaborare un progetto sia il più breve possibile. Viva il Mare.