L’INTERVISTA
– Mauro Gardenghi è un uomo dalle buone letture e col giusto mezzo. Sul suo tavolo c’è la “Montagna incantata” di Thomas Mann, uno dei capolavori dell’umanità e Tex. In questo momento sta rileggendo Platone. Il classico alle spalle e una laurea in Scienze politiche da 110 e lode che gli stavano per aprire le porte dell’Eni, ma un amico, Filippo Capodiferro, lo porta alla Confartigianato nel giugno del ’73, per passare l’estate. Era il quinto impiegato. Dovevano essere pochi mesi. Invece, ne è diventato il segretario. Oggi, gli impiegati sono circa 110 e conta quasi 4.000 associati che impiegano circa 10-12.000 addetti. Da tale posizione ha un ruolo di snodo nel sistema economico e sociale della provincia di Rimini.
E le buone letture lo portano a dire: “Sono affascinato dalle persone intelligenti; con loro si è sempre a proprio agio, anche se si hanno punti di vista diversi. Gli stupidi fanno paura. Nella filosofia greca c’è tutta l’attualità; l’uomo in fondo è cambiato poco. Deve avere una visione della vita, ma va trovata dentro se stessi”.
Le piace lo sviluppo della nostra provincia?
“Poteva essere diverso: più qualitativo e meno quantitativo. Nella presentazione del rapporto annuale della Camera di commercio dello scorso marzo concordo con Caselli, uno dei relatori intervenuti. Dice che l’economia non può essere più pensata soltanto col parametro della crescita, ma come un processo di trasformazione che ti porta alla qualità della vita: costruiamo di più, fatturiamo di più. E l’ambiente? E l’uomo? Il vero capitale di un territorio sono la propria identità e i valori condivisi che lo sostengono. Rimini è ben lontana dalla qualità della vita. Abbiamo costruito moltissimo. Troppo. Il mare non è stato adeguatamente curato; abbiamo i problemi degli scarichi in acqua, che significa qualità della balneazione. Poi abbiamo l’inquinamento atmosferico, acustico, da traffico. Sono punti irrisolti e mi auguro che si possa mettere loro rimedio”.
Di chi cosa ha bisogno questa provincia?
“Di due cose fondamentali: il rispetto dell’ambiente, come già detto e della valorizzazione delle persone. I due elementi poi diventano fattori produttivi in grado di creare una ricchezza equilibrata”.
La qualità dell’ambiente, porta al motore immobiliare, qual è il suo punto di vista?
“Non sono contro chi costruisce. Però c’è modo e modo. Non condanno, ma ne discuto il modo, il dove, il perché. Forti investimenti immobiliari sono stati realizzati male. Basta vedere la mobilità; prima si fanno le cose e poi ci si preoccupa come arrivarci. Si veda la Fiera, ad esempio. Abbiamo interi quartieri che sono squallidi e degradati, con evidenti problemi per i residenti. Non abbiamo recuperato le ex colonie, ma abbiamo preferito fare le Befane. L’ente pubblico con poche risorse, sulla questione stadio e centro congressi, è costretto a scendere a patti con i privati, ma molte altre volte potrebbe farne a meno. Il percorso andrebbe ponderato. Invece, vedo delle esagerazioni e negli ultimi tempi il motore immobiliare è diventato una moda”.
Quali sono i punti di forza del nostra sistema economico?
“La presenza di circa 35.000 imprese; cosa che porta la provincia di Rimini ai primi posti in Italia. L’imprenditorialità diffusa è ricchezza autentica; anche se la gran parte sono piccole e piccolissime e che potrebbe essere una debolezza. Chi fa impresa crea ricchezza per sé e per gli altri. Trovo che il privato sia la vera risorsa, nonostante che il pubblico spesso arrivi in ritardo con i suoi supporti. Oggi, non si vince la competizione mettendo un’azienda contro l’altra, ma è un territorio che prevale e compete. Credo che se i nostri imprenditori fossero assistiti da un aeroporto, dalla terza corsia autostradale, da un assetto viario interno efficiente, avrebbero più chance di essere competitivi. Rimini non è una città di impiegati, ma di un tessuto sociale vivace, attento, che non aspetta, gli eventi li anticipa”.
Provincia ricca, ma nella dichiarazione Irpef sta al 98° posto su un totale di 110 province, che considerazione?
“Ha un’economia legata alla stagionalità. Credo che l’evasione che c’è ovunque non dipenda da quanto evade la piccola impresa, ma non giunge ai livelli della malavita come la mafia, delle società di capitali, del sommerso. Le grandi strutture evadono per milioni, le nostre 10.000 imprese artigiane valgono un decimo. Va ricordato che il peso fiscale ha raggiunto livelli insostenibili, attorno al 56%. Cosa che costringe all’evasione anche per la semplice sopravvivenza; inoltre, si sono ridotti i margini di guadagno. La soluzione sta nell’abbassare la fiscalità e perseguire, dove si ha, evasione. E questo non viene fatto”.
Il professor Stefano Zamagni, economista riminese di livello mondiale, parla di costituire una Fondazione dello sviluppo, qual è la sua opinione?
“E’ l’ennesimo tentativo di mettere insieme i cosiddetti valori condivisi. Dove ci si possa mettere d’accordo sulle cose importanti, da fare. L’idea è buona; l’importante è ritrovarsi. Credo nei progetti e nelle intelligenze che li concretizzano”.
Come legge il futuro?
“Abbiamo una città, un territorio, con potenzialità forti. Ma affinché si sviluppi si ha la necessità di progettare i prossimi 20-30 anni, con un modello sociale e culturale che vadano verso la trasparenza e verso la qualità. Certo, che se non ci avviciniamo all’ambiente, perderemo quote di mercato. E’ sufficiente pensare al turismo, che è il volano della nostra struttura produttiva.
Sempre più cosmopolita, con sempre più stranieri, sono ottimista. Rimini può avere forti potenzialità se sceglie lo sviluppo coniugandolo alla qualità. Va recuperato il capitale culturale, una tra le forme principali di fare turismo, di fare economia. E al mare, possiamo aggiungere la nostra città d’arte. Non saremo Firenze o Venezia, ma non abbiamo nulla da invidiare a Ravenna. Va puntato anche sulla promozione; se fai una cosa bella e non la comunichi è come non averla fatta”.
Lei ha come associati 500 bagnini, da Cattolica a Bellaria, quale ruolo per il turismo?
“Se fallisce il balneare, fallisce tutto. Il turista cerca semplicemente la qualità: belle spiagge, bell’ambiente, mare pulito”.
Il futuro della sua associazione?
“Oltre a fare sindacato, dobbiamo essere da supporto all’imprenditore con servizi di qualità, con la formazione, col credito. Dobbiamo essere attenti al cambiamento. Abbiamo appena istituito lo sportello per gli stranieri. Che da questa comunità non cercano che opportunità”.
GLI UOMINI
Ruppi presidente
– L’ufficio di presidenza della Confartigianato della provincia di Rimini è guidato da Giorgio Ruppi. Lo affiancano: Francesco Zavatta (vice-presidente), Fabio Fellini, Alberto Attala, Giorgio Mussoni, Renzo Pozzi, Umberto Casalboni, Renzo Imola, Giancarlo Ramberti