IN RICORDO
di Enzo Cecchini
[img align=left]http://www.lapiazza.rn.it/novembre08/galluzzi.jpg[/img] – Il 2 ottobre 1998 scomparve Elvino Galluzzi all’età di 86 anni. Era nato nel 1912. Sono passati 10 anni, e su di lui è caduto il più totale oblio. Se ne era andato in silenzio, con quella riservatezza che ha caratterizzato tutta la sua vita. Modi gentili, disposto sempre ad ascoltare e soprattutto a raccontare. E’ stato il poeta della “vecia Catolga”, in modo appassionato cantore del mondo dei marinai, della vita del porto e delle tradizioni cattolichine.
Nei suoi libri, ben sette, ha raccolto e raccontato tutto di quel mondo passato, ma ancora ricco e pregnante nella vita cittadina, nonostante le naturali trasformazioni. I personaggi, gli aneddoti, i modi di dire, e tanti ricordi di vita quotidiana. E poi decine di poesie in dialetto cattolichino.
E’ stato la lucida memoria storica della vita cittadina dell’ultimo secolo. Soprattutto del mondo dei marinai, che fino agli anni ’50 (prima del boom turistico) rappresentava la parte più consistente della vita sociale, economica ed umana di Cattolica.
Ha scritto sette libri. Nel 1981 “I murè”, lavoro nato quasi casualmente, ma sostenuto dai soci della Cooperativa Casa del Pescatore. Fu un successo. Seguirono nel 1982 “Arcundand i dì chi pass”, nel 1986 “Mnuzaja”, nel 1988 “Mistighenza”, nel 1992 “Un pastroc”, nel 1994 “Piedarmista” e infine nel 1995 “Ultme lazagna”.
Già dai titoli si respira un’aria antica, famigliare, con i profumi genuini, le sofferte ma dignitose povertà alleviate da fratellanza e solidarietà, oggi, purtroppo, ormai travolte. Ero amico di Elvino, collaborava con La Piazza, e quando lo chiamavo il ‘Giustiniano Villa della civiltà marinara’, si ritraeva con sincera modestia.
Nei suoi libri c’è anche tutta la sua passione politica e sociale, sempre dalla parte della povera gente e dei lavoratori, in quella lotta continua verso il riscatto sociale. Ma c’è anche la saggezza di chi comprende e apprezza le conquiste ottenute, soprattutto dai “suoi marinai”, che da “baghin da mer” sono diventati un perno nell’economia cittadina.
Cattolica, la sua “Catolga” l’amava profondamente e ne seguiva ansioso i radicali e veloci cambiamenti. Apprezzava le cose che l’abbellivano e la rendevano più importante, ma criticava anche quelle scelte che la stravolgevano e annientavano importanti e radicate tradizioni nei luoghi e comportamenti.
Insomma, quello di Elvino non era uno sguardo nostalgico, ma un attento osservatore dei lati positivi del progresso, ma nello stesso tempo un deciso accusatore degli aspetti degenerati del consumismo, artefice principale di quella caduta di valori fondamentali di solidarietà sociale e umana.
Dopo la scomparsa del padre, ha vissuto, operato e scritto i suoi libri con un solo intento: onorare la figura del padre, Salvatore Galluzzi (“Tori”), fondatore della Casa del Pescatore di Cattolica. La prima in Italia. Una tappa fondamentale nella storia della marineria di Cattolica e Gabicce Mare. L’impegno era quello di convincere l’Amministrazione comunale di dedicare a suo padre il piazzale del porto. Nel libro “Piedarmista” concludeva la sua introduzione con queste parole: “Resto in rispettosa e fiduciosa attesa che quel sogno si avveri prima che al fied um tradisa”.
Il sogno si è avverato nel 1995. Da allora al porto si legge: Piazza Salvatore Galluzzi. Nel suo ultimo libro “Ultme lazagna” scriveva così ai suoi lettori: “Questo raggiunto scopo che tanto mi stava a cuore, pone finalmente fine alla mia fin troppo prolungata carriera di ‘scrittore’ per caso, un scritor che t’un cert mument la santì la necesità d’zpurchè la cherta circand ad racuntè na manceda d’ricord riguardent un cert period, ma sopratut un cert ambient marinaresch”.
Con la sua scomparsa Cattolica si è ritrovata un po’ più povera. Ma Elvino Galluzzi ha lasciato con i suoi libri una ricchezza tutta ancora da leggere, riscoprire e divulgare, sia come patrimonio di conoscenze di un passato ormai perduto, sia come ricchezza di grande umanità. La città gli dovrebbe dedicare una strada. Per tre anni consecutivi La Piazza organizzò una rassegna di poesia dialettale a lui dedicata. Ma nessuna istituzione pubblica o privata ha voluto poi proseguire e ampliare l’idea. E pensare che in patachèdie di soldi se ne spendono a valanga…
QUANT LA BERCA LA E’ TI PEL
Stralci di una poesia di Elvino Galluzzi
Quant u s’ha na certa età
us gira al cul ad qua e d’là
anaspand drenta tal lett
cume un fiol apena ned.
……
Ch’im sa dì al parché
a sten i chj a bacilé?
An vo di che cla certa età
la è stufa da stè i qua?
E clè rjv la cunclusion
d’arpòn l’alma a t’un canton?
Sì, quant al mèl al supera al ben
mola la zima, va via pristen
senza valisa e senza un baòc
d’aruglon drenta t’un foss.