– I fratelli Bruscaglia, Mario, Nazario e Peppe, hanno caratterizzato la comunità del Peglio per tutta la loro vita. A San Donnino, frazioncina ad un paio di chilometri dal Peglio, abitavano una casa colonica-capolavoro. I tre si suddividevano i compiti: Mario come taglialegna, Peppe all’aratro e Nazario a sovrintendere. Tutti scomparsi; l’eredità è andata al nipote Gino Bruscaglia.
Appassionato di moto, tennis (bravo), tiro con la pistola (bravissimo), con le due ruote è sempre alla ricerca di nuovi percorsi. Racconta: “Quella parete grande mi ha sempre comunicato qualcosa. E per me quel qualcosa era di dargli lustro. Quattro-cinque anni fa, in moto naturalmente, sono nei dintorni di Pieve di Cagna. Noto una casa colonica ristrutturata non proprio a regola d’arte. Su una parete c’era un murales che recava i buoi che trainano un aratro. Sarà la mia scintilla. Inizio ad interessarmi come fare”.
“Avevo trovato – continua nel racconto Gino, al quale dai in mano un cacciavite ed una penna e ti sforna dei cose ben fatte – uno studio di Milano, specializzato nella progettazione ed esecuzione di murales, ma la proposta economica era importante. Quell’idea del murales sull’abitazione degli zii non mi abbandona. Ogni tanto ne parlo con gli amici. Un giorno al Circolo Baratoff lo racconto ad un caro amico. Lui mi suggerisce un nome ed un cognome: Maurizio Romagnoli. Un artista pesarese di valore che aveva molto lavorato in Europa dell’Est ed a Pesaro aveva realizzato due murales: uno all’hotel Des Bains ed in un bar. Lo contatto. Entriamo subito in sintonia. Gli racconto quanto sopra e gli presento uno schizzo di massima di cosa mi sarebbe piaciuto per onorare le figure dei miei tre famigliari”.
“Maurizio – chiude il racconto Gino – mi dice che è una bella idea e che vorrebbe vedere l’abitazione. Da Pesaro saliamo al Peglio. Mi propone uno schizzo che è una meraviglia; col tempo siamo arrivati alla soluzione definitiva. Inserire, figure che potessero raccontare la vita della casa colonica e di quel luogo, che come sanno quelli del Peglio è magico. Inseriamo, i tre zii e le loro mansioni; sulla sinistra il Monte Nerone (si vede da quella casa). In un tondo, c’è il Peglio (anche il borgo si vede). Ed ancora: il gatto, il cane ed una poiana che spesso abitava gli alberi che circondano l’aia”.
Maurizio Romagnoli realizza un capolavoro. La scorsa primavera per una festa legata ai fiori, il sindaco del Peglio Livio Talozzi, chiede a Gino se è possibile creare attorno all’opera un momento culturale con dei motociclisti.
Persona di idee, Gino lancia la sua proposta: “Sarebbe bello se dentro il borgo del Peglio si dipingessero dei murales in grado di raccontare i mestieri della civiltà contadina. Lo scopo sarebbe quello di entrare in un percorso culturale e turistico. Si potrebbero invitare delle scolaresche, portare degli appassionati che vanno per natura ed arte”.
Gino Bruscaglia sa fare tutto e lo fa con la mente di un artigiano; cioè trova soluzioni semplici a cose complesse ed anche in modo originale. Da solo ha ristrutturato la casa colonica degli zii e ne ha fatto un capolavoro. Vorrebbe trasformarla in un luogo di accoglienza (affittacamere). In uno spazio vorrebbe allestire un mini museo etnografico con gli attrezzi della casa colonica ereditati dagli zii.