Cinquantacinque anni, sposato, una figlia, passione per l’arte, impiegato della Società Autostrade, Mingozzi è originario di Ferrara; abita al Villaggio Argentina dal ’73. La sua storia politica fino a 4 anni fa è legata alla Dc. In quota democristiana negli anni settanta ha fatto parte della commissione edilizia del Comune di Misano.
A chi gli chiede come mai il salto in An, risponde: “Ho sempre militato nella destra democristiana. Non posso riconoscermi in chi ha disfatto il mio partito”.
Come intende andare ad iniziare?
“Nella continuità del circolo Gens Mesia. Dove conta la discussione e la concretezza. Noi siamo per la collaborazione con gli altri circoli di Alleanza nazionale e con le altre realtà politiche misanesi che vogliono lavorare per il bene di Misano. La nostra apertura è totale, senza preclusioni. Non mi piacciono i primi della classe che si autocandidano. E se una cosa è fatta bene non stop a guardare chi l’ha fatta”.
E’ storia che con il circolo Fini non corre buon sangue, come si muoverà?
“Dico: incontriamoci. Non mettiamo nessun paletto e neppure vogliamo prendere le distanze. Con questi amici non vogliamo che il confronto. Credo che il primo passo sia fare una riunione con i circoli misanesi”.
Quali caratteristiche deve avere il vostro candidato a sindaco?
“Deve essere credibile e rappresentativo della comunità. Può anche non essere politicizzato. Il suo unico scopo è lavorare per far crescere Misano. Mi preme anche che possa tutelare le minoranze, al contrario di questa maggioranza. Non credo proprio che in un arco di legislatura le minoranze non abbiano portato in Consiglio comunale qualcosa di buono”.
Per vincere dovete cercare il centro, ma i socialisti hanno stretto un’alleanza con Rifondazione, che cosa andrete a fare?
“Oggi c’è molta confusione. Non ho ancora sentito che i socialisti se ne vadano con Rifondazione. Sono del parere che i giochi siano ancor aperti. Sono del parere che le alleanze si possono fare anche fuori dalla Casa delle libertà”.