– Il colonnello Enzo Felicioni, presidente della sezione riminese dell’UNUCI (Ufficiali in congedo), ha organizzato di recente per soci e studiosi una visita sulla Linea Gotica. Come è noto la Linea Gotica n° 1 venne organizzata dai tedeschi nel corso dell’ultima guerra, per ostacolare l’avanzata degli eserciti alleati e si snodava da Pesaro a Massa Carrara nel Tirreno.
A rincalzo, in caso di sfondamento, era prevista la Linea Gotica n° 2 che, partendo da Riccione, toccava Morciano, Montefiore, San Clemente e Gemmano. Illustrava e commentava gli eventi il prof. Amedeo Montemaggi, considerato il maggior esperto sulle vicissitudini e strategie di combattimento riguardanti la famosa battaglia.
La vera ragione dell’offensiva “Linea Gotica”, fortemente voluta da Churchill (primo ministro britannico), era di prevenire con una battaglia “lampo”, l’ingresso dell’Armata Rossa nei Balcani. Roosevelt (presidente americano), al contrario aveva una visione diversa sul futuro mondiale. Per questa ragione l’esercito USA partecipò solo marginalmente all’operazione. Se all’America interessava la “vittoria”, a russi e britannici interessava maggiormente il dopoguerra, quando si sarebbero confrontate le due differenti concezioni del mondo e delle antitetiche ideologie: l’una socialista-totalitaria, l’altra capitalistica-liberale.
Non a caso, mentre ancora si combatteva con la Germania in Italia, il conflitto si allargava in Grecia con una gigantesca manovra a tenaglia che, con drammatica anomalia, vedeva di fronte, uno contro l’altro, gli stessi alleati.
La zona del monte San Bartolo a Pesaro, e per parecchi chilometri fino oltre Montecchio, era tutta minata e cosparsa di nidi di mitragliatrici e fosse anticarro, carri armati e torrette di carro armato interrati (phanter turret) e piccole fosse per difensori individuali armati dei micidiali panzerfaust (il bazooka tedesco). In una posizione strategica nei giardini del colle di Villa Caprile esiste tutt’ora, ormai quasi del tutto interrata, una delle tante casamatte in acciaio e cemento armato che dominavano la pianura.
Dopo la visita al cimitero militare di Montecchio, da Borgo Santa Maria, i visitatori sono saliti alla famosa Quota 204 (Monte Peloso), dove avvenne, a sorpresa, lo sfondamento della Linea Gotica n° 1. A Quota 204 il Comune di Tavullia ha eretto un monumento ai caduti canadesi. E’ stato lo stesso sindaco di Tavullia, Giancarlo Borra, ad illustrare agli ospiti l’opera, definita la più bella d’Europa, progettata dall’architetto Giuseppe Rombini e con due bassorilievi in ferro e acciaio dello scultore pesarese Terenzio Pedini.
Fra Pozzo Alto, Belvedere Fogliense, Montecavallo, Monte Peloso, Tavullia e Monteluro, erano infuriati a lungo i combattimenti, con grosse perdite di uomini e mezzi in entrambi gli schieramenti. Per una singolare coincidenza le operazioni belliche del 1944 seguirono le stesse strade della famosa battaglia di Monteluro, vinta nel 1443 dalle truppe di Sigismondo Malatesta e Francesco Sforza contro le truppe della Chiesa condotte da Alfonso d’Aragona.
Dopo Tavullia il gruppo ha visitato Gemmano, denominata la Cassino dell’Adriatico per la violenza degli scontri, il numero delle vittime e la pressochè sua totale distruzione. La comitiva ha sostato poi a San Savino, a San Martino, alla Pieve di Montelabbate di Rimini e quindi al “British Museum of War” collocato tra i ruderi della “Chiesa della Pace” di Trarivi.
Le ultime furiose battaglie, quando ormai l’operazione “lampo” auspicata da Churchill era fallita, si sono svolte sulla collina di Covignano, la più bombardata d’Europa, a San Salvatore, alla Croce e alla posizione strategica del Monte Cieco, nei pressi del confine con San Marino (qui a ricordo dei caduti inglesi è stato costruito un altro monumento, meta continua di visitatori britannici). La fortissima resistenza opposta dal generale Kesserling sulla Linea Gotica, è considerata l’ultima vittoria della Wehrmacht della seconda guerra mondiale.
La 10^ Armata, rinforzata da altre sette divisioni tedesche dirottate da altre fronti, aveva tenuto testa alla potentissima 8^ Armata inglese, forte di un milione di uomini, migliaia di cannoni, carri armati e aerei, supportati dai grossi calibri della Marina impedendo agli inglesi il congiungimento con la 5^ Armata Usa a Monte Battaglia sull’Appennino centrale, che l’avrebbe accerchiata.
L’offensiva si concludeva con il successo tattico della conquista di Rimini, ma con l’insuccesso strategico dell’inutilità dell’operazione.
di Sergio Tomassoli