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Home Economia

Pascucci, il rivoluzionario del caffè

Redazione di Redazione
7 Ottobre 2004
in Economia
Tempo di lettura : 3 minuti necessari
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– Pascucci è un rivoluzionario. Ha innovato e fatto da battistrada al modo di consumare e degustare il caffè, una delle bevande più antiche dell’umanità. E lo ha fatto con un’innovazione piantata su roccaforti storiche inscalfibili. Tutto quello che poteva sembrare un limite alla sua espansione industriale è stato trasformato in valore aggiunto, in un più.
L’ultima rivoluzione è una bustina di caffè freddo (può essere anche riscaldato sul testo della piada) tascabile: sempre pronto all’uso. Si acquista al bar e con praticità la si infila nel taschino e si consuma quando la fantasia chiama. Come la filosofia Pascucci impone, oltre alla bontà del contenuto, la bustina strizza l’occhio al consumatore: bella grafica e bei colori.
Unica al mondo, la tecnologia della bustina è figlia del riminese Davide Poggi. Cinque anni fa, piena notte, bar e locali chiusi, Poggi ha voglia di caffè. Non sa come fare. Gli si accende la fatidica lampadina. Si confronta con i tecnici per il formato, i materiali, i costi. Costruisce una macchina imbustratrice. Presenta il progetto a numerosi torrefattori italiani e tutti gli rispondono picche. Va a Monte Cerignone, a casa Pascucci. Nasce il connubbio. Il caffè è prodotto con le migliori miscele: quelle utilizzate nei bar.
Attorno al caffè tascabile, presentato lo scorso agosto, c’è molto entusiasmo. E’ un’idea che dovrebbe cambiare il modo di consumare. Oltre che nei bar e negli uffici, ora la bevanda te la porti in tasca: sempre pronta e di qualità eccellente: al bando i liofilizzati o le dose trattate.
Caffè Pascucci rappresenta una delle aziende più dinamiche ed esaltanti del territorio. Sede a Monte Cerignone, è leader nel Centr’Italia (Emilia Romagna, Marche, Umbria e Toscana) e non disdegna le altre regioni ed il resto dell’Europa. Soprattutto ha portato novità e freschezza in un settore statico da decenni. Il suo caffè ha rotto gli schemi. E’ dolce, amabile, dal gusto inconfondibile. E viene servito con degli stuzzichini ed una creatività che ne hanno fatto un fenomeno di costume, capace di accattivarsi le simpatie e rompere gli schemi; viene servito con croccantini, creme.
Ma un’altra intuizione commerciale forte che forse ha fatto la differenza è stata la costituzione della catena dei Pascucci Caffè. Afferma Mario Pascucci, il figlio di Alberto, il fondatore: “L’espresso rappresenta l’Italia nel mondo, solo che non ci sono delle catene italiane dove consumarlo”. Partendo da questo principio nel mondo ci sono una trentina di locali con i colori dell’azienda di Monte Cerignone: la maggioranza all’estero.
Fenomeno di prodotto e fenomeno commerciale. Nonostante che il mercato del caffè è statitico nei consumi, Pascucci negli ultimi 15 anni è cresciuto con numeri a cosiddetta doppia cifra. E lo stabilimento ubicato in una vecchia casa padronale di Monte Cerignone verrà trasferito in un grande, moderno stabilimento distante poche centinaia di metri dal vecchio. Il paese del Montefeltro, da un punto di vista geografico, potrebbe sembrare fuori mano, lontano dai centri, dalle vie di comunicazione, invece, la famiglia Pascucci ne ha confezionato un “più”: l’aria asciutta di quei luoghi si trasferisce nell’aroma. E forse l’ubicazione significa anche che non è un caso se l’azienda è forte in tre regioni: Marche, Emilia Romagna e Umbria.
I ricavi nel 2003 hanno fatto segnare un più 16 per cento rispetto all’anno precedente. Mentre nel 2002, sul 2001, il fatturato era balzato del 25 per cento. Nel primo trimestre di quest’anno il balzo in avanti si attesta attorno al 20 per cento. Ogni anno vengono bevuti quasi 110 milioni di caffè: più di 300.000 al giorno. L’azienda impiega una ciquantina di addetti ed esporta il 30 per cento della produzione: Croazia e Germania i mercati maggiori.
Quali sono le ragioni di questa crescita lunga 15 anni? Mario Pascucci: “Si parte dagli elementi base: la qualità del prodotto, il servizio alla clientela (l’estrema disponibilità), l’etica del lavoro ed il forte legame al territorio. Il tutto realizzato da persone che hanno passione e capacità di vedere le cose”.

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