– La rivoluzione del sindaco Domenico Bianchi, “via i tecnici dagli assessorati tecnici”, si è compiuta nel Consiglio comunale dello scorso 6 giugno. Il dimissionario Luca Tomasetti, Ds e il sostituito Davide Clementi, Margherita, sono stati avvicendati, rispettivamente da Odoardo Gessi (al quale è toccato il Bilancio) e Cesare Rino Di Cintio (Urbanistica e Edilizia privata).
Un percorso che nei mesi è diventato uno vero e proprio duello rusticano. Bianchi dall’alto del 60 per cento dei suffragi e della compattezza dei tre partiti di maggioranza, Ds, Margherita e repubblicani, ha compiuto un’operazione unica nella provincia di Rimini; la si invoca da più parti ma nessuno ci ha mai provveduto: i tecnici e gli assessorati tecnici (si legga urbanistica e edilizia privata, ovvero la speculazione legata al mattone) c’è un chiaro conflitto di interessi.
Giovanni Protti, radici in Azione cattolica, coordinatore comunale della Margherita, racconta come si è giunti all’avvicendamento: “Il partito era contrario alla sostituzione di Clementi, ma Bianchi era irremovibile. Abbiamo avuto anche incontri a tre: io, il coordinatore provinciale della Margherita, Mussoni e il sindaco Bianchi. Alla fine abbiamo preso atto che tra i due le relazioni erano incompatibili”.
“Spero – continua Protti – che Clementi in Consiglio comunale si mantenga nell’ambito del nostro partito e come tale si comporti di conseguenza”.
Su un piano diverso l’avvicendamento di Tomasetti. Se avesse accettato il cambio di assessorato (era ai Lavori pubblici), sarebbe rimasto nella giunta Bianchi. Ha preso la decisione, invece, come una mancanza di fiducia nella sua persona. Ha gettato la spugna durante un’acceso incontro di segreteria.
Con i due nuovi ingressi, Bianchi ne ha approfittato anche per il cambio delle deleghe. Cosa che ha provocato altre incontri roventi. Bianchi, sindaco dall’aspetto mite, è uomo da rivoluzioni, come si conviene ad uno di Montalbano.