– Sabato 28 ottobre è prematuramente scomparso Franco Mazzocchi. Aveva compiuto da pochi mesi (lo scorso 30 agosto) 60 anni. Un uomo che ha segnato da protagonista l’attività politica e amministrativa degli ultimi decenni nella nostra città. E’ stato sindaco dal 1982 al 1990. Prima ancora era stato per due volte assessore con le giunte guidate dal sindaco Sergio Grossi. Fino a pochi anni fa è stato direttore della Cooperativa Casa del Pescatore. Aveva anche ricoperto mandati da dirigente nella Lega pesca Emilia Romagna. Attualmente era presidente del Consorzio mitilicoltori della nostra Regione.
Una vita sempre spesa per il proprio partito, fin da giovanissimo, attraversandone tutte le fasi, non sempre entusiaste, dal Pci, poi Pds e oggi Ds. E’ stato sempre tra gli esponenti più critici e riflessivi. Invocava sempre una politica con la P maiuscola, quella che volasse più alta dalle beghe di bottega. Quel pizzico di utopia nel richiamo ai grandi valori della sinistra, convinto che fosse l’unica capace di realizzare quel giusto equilibrio tra progresso e uguaglianza sociale. Insomma cercava il progetto e il senso forte del fare politica.
Non a caso tanti progetti, poi realizzati dalle giunte Micucci, erano già stati delineati e alcuni anche cantierati sotto la sua guida di sindaco. Purtroppo nelle ultime settimane c’era stato un brusco peggioramento del male che lo ha colpito tre anni fa. Su questo fronte Franco ha dato una grande lezione: convivere con la malattia con grande dignità, senza pietismo, anzi era lui che in un qualche modo cercava di rassicurare gli amici. Fino all’ultimo ha cercato di mantenere i suoi impegni di lavoro e politici.
La sua scomparsa ha suscitato grande commozione in città e non solo. Il Consiglio comunale si è riunito in seduta straordinaria per commemorarlo, doverosamente, nella sede istituzionale più rappresentativa. Il funerale, in forma civile, ha visto una grande partecipazione; è stato seguito da diverse centinaia di cittadini, esponenti politici, delle istituzioni e da tanti amici.
Caro Franco, che la terra ti sia lieve.
di Enzo Cecchini