-“Una volta ci chiamavano comunisti. Poi hanno cominciato a chiamarci sinistra radicale. Ma credo che d’ora in poi potremo chiamarci semplicemente sinistra, per come stanno le cose col Partito Democratico”.
Sono parole di Vittorio Buldrini, assessore al Comune di Rimini nonché esponente di spicco dei bertinottiani (intesi come corrente) a Rimini. Parole dalle quali emerge un sentimento comune in quella parte di sinistra che non si riconosce nel futuro Pd. Perché lo ritiene troppo ripiegato al centro.
“Questa situazione dice ancora Buldrini farà nascere dei problemi a Roma ma anche a Rimini. E anche, forse soprattutto, sui temi etici”. Così, se dentro il Partito Democratico (hanno detto sulla Piazza, il mese scorso, i suoi stessi esponenti) si discuterà forse più di coppie di fatto che di urbanistica, anche tra lo stesso Partito Democratico e i suoi alleati dell’ala sinistra i dissidi saranno sui temi etici. E questo riconferma quanto diceva il diessino Roberto Biagini: “Sull’urbanistica ci si può anche mettere d’accordo, sui valori no”.
Ma di quali valori è portatore questo agglomerato di partiti di sinistra, Rifondazione, Verdi, Comunisti Italiani, i fuoriusciti diessini di Sinistra Democratica?
“In primo luogo la laicità dello stato e delle istituzioni esordisce Catherine Grelli, segretaria provinciale dei Comunisti Italiani -, a qualcosa, per le coppie di fatto e per quelle omosessuali, che sia qualcosa in più dei Dico”. E a livello locale? Che si dice dell’urbanistica e dei motori immobiliari? Grelli spiega che “noi Comunisti Italiani da sempre sosteniamo la necessità di lavorare al piano strutturale e al piano strategico: due strumenti indispensabile per uno sviluppo armonioso della città e del territorio provinciale”.
Ancor più radicale Sinistra Democratica. Il coordinatore provinciale Alberto Baldazzi ricorda che “abbiamo iniziato una serie di incontri con il presidente della Provincia Nando Fabbri sul futuro di questo territorio. La prima volta abbiamo parlato del Piano territoriale di coordinamento della Provincia, il Ptcp, e abbiamo appreso, con soddisfazione, che prevede un taglio del cemento. Finalmente? Fino a questo momento le politiche urbanistiche del centro-sinistra, particolarmente al Comune di Rimini, non sono andate certo in questa direzione. Non si è provveduto a fare politiche territoriali di un certo livello, si è andati avanti con una serie di varianti. Una dopo l’altra. E così, senza un disegno strategico, il dubbio che sorge è che si voglia favorire qualcuno piuttosto che qualcun altro”.
Quello dell’urbanistica, come noto, è un tema caro anche ai Verdi: “Anche il resto del centro-sinistra si riempie la bocca col concetto di sviluppo sostenibile commenta l’assessore provinciale all’Ambiente Cesarino Romani, dei Verdi ma poi, all’atto pratico, non riesce mai a dire basta alle costruzioni. Per un motivo o per l’altro. Per la prima volta l’ha fatto il presidente Fabbri col Ptcp, ma a parte questo?”.
Dei valori fa parte, in maniera integrante, anche il tema dei migranti, della loro “gestione”. E come noto Rifondazione Comunista non gradisce interventi “militari” sulla spiaggia. “Diciamo continua Buldrini che chiediamo una sorta di pari opportunità: se contrastiamo l’abusivismo commerciale dobbiamo contrastare, e con egual forza, anche il lavoro nero”.
Questi i concetti principali che tiene unita la sinistra radicale (sinistra tou cort per Buldrini). Basterà per farla unire? Il “cantiere” i vari partiti l’hanno già preparato. Tanto che, per inizio luglio, stanno lavorando ad un’iniziativa congiunta con politici di calibro nazionale.
Se questo, che resta un pezzo della coalizione si unisse, potrebbe pesare per oltre il dieci per cento. Un bel potere di “ricatto” alle giunte di centro-sinistra che, spesso e volentieri, ha giocato a dividere questi suoi scomodi alleati, per far passare, volta per volta, delibere che non piacevano a questo o a quello.
Al Comune di Rimini, ad esempio, ci sono due consiglieri dei Verdi, uno di Rifondazione, uno dei Comunisti Italiani e almeno uno di Sinistra Democratica. Più di cinque su quaranta consiglieri. Sufficienti per fare la voce grossa. E che succederebbe in Provincia se il nuovo “soggetto” nascesse con Rifondazione ancora all’opposizione?
Il problema insomma, il Partito Democratico se lo dovrà porre e al più presto. Compresi i suoi pubblici amministratori, che avranno un nuovo soggetto, e più forte, con cui fare i conti.
di Francesco Pagnini