Egregio signor Sindaco,
sono una mamma di Roma che viene in vacanza a Rimini da quando era bambina ed ora prosegue questa bella tradizione con i propri figli. Proprio per questo rapporto di affetto che ho nei confronti della sua città, ho vissuto particolarmente male cio’ che mi è accaduto nei giorni scorsi. Quest’anno abbiamo scelto di soggiornare in località Marebello, consigliataci da amici come particolarmente adatta ai bimbi. Arrivati in spiaggia il primo giorno, verso le 9, mentre giocavo con mio figlio minore di 3 anni sulla battigia, mi sono vista circondare da venditori abusivi che, nel giro di dieci minuti, avevano installato un vero e proprio mercato a cielo aperto.
Già stupita dalla inusuale e quasi paradossale situazione, mi sento dire da uno degli abusivi:” Ti puoi togliere? Qui devo lavorare”. Si riferiva al fatto che il mio bimbo stava giocando seduto a terra con il suo camioncino proprio dove lui aveva tracciato un rettangolo con il piede per sistemare il suo lenzuolo. Ovviamente, piuttosto seccata, ho risposto che non avevo alcuna intenzione di spostarmi, era mio pieno diritto godere della spiaggia, mentre non era il suo e degli altri organizzare lì una specie di suq. Subito, sentendo la discussione, si sono avvicinati altri abusivi che hanno parlato al mio interlocutore nella loro lingua, quindi non so cosa si siano detti. Probabilmente gli hanno consigliato di lasciar stare, perché lui non ha detto più nulla e ha sistemato il lenzuolo con le sue borse fasulle a 10 centimetri da mio figlio, ritrovandosi però così una fila indietro rispetto agli altri.
Non volendo dargliela vinta ho continuato a giocare lì con il bambino ma, quando mi sono allontanata per pochi secondi per riempirgli il secchiello, gli abusivi ne hanno approfittato per…spostarlo! Ebbene sì, mentre ero girata (ripeto, per pochi secondi), hanno sollevato di peso il bambino (così lui mi ha poi spiegato) ed i suoi giocattoli ed hanno spostato in prima fila il lenzuolo dell’abusivo. A quel punto mi sono infuriata! Come si erano permessi di toccare il mio bambino? Gliel’ho detto senza mezzi termini, ma loro facevano finta di non ascoltare. Si è formato un capannello di gente curiosa che stava acquistando merce fasulla dagli abusivi, ma si son ben guardati dal prendere le mie difese. Anche il bagnino ha detto che lui non aveva il potere di fare nulla, purché gli abusivi non intralciassero la via di accesso al mare del pattino di salvataggio lui non poteva cacciarli. E la nostra via di accesso al mare? Loro creavano una vera barriera.
Stavo per chiamare i carabinieri, ma l’intervento di mio marito mi ha convinto a desistere. Infatti, una volta calmata, mi ha fatto ragionare sul fatto che, vedendo i carabinieri, gli abusivi sarebbero fuggiti ed io cosa avrei denunciato? In fondo il bambino non era stato rapito o picchiato o derubato…Tutto vero, ma il rispetto delle regole, i nostri diritti, che fine fanno? Ovviamente sono andata a protestare con il titolare del bagno (n. 104 c), facendogli notare che questo mercato era presente solo davanti al suo e ai due bagni limitrofi. Perché non c’erano abusivi davanti agli altri lidi? Perché non facevano nulla per cacciarli? Con aria sconsolata il titolare mi ha risposto che lo scorso anno hanno chiamato polizia e carabinieri, ma non hanno fatto nulla e, anzi, dopo le prime chiamate, si erano mostrati alquanto scocciati di essere disturbati per lo stesso motivo. La capitaneria non era mai intervenuta, proprio l’istituzione che obbliga loro a mettere quegli inutili cartelli che recitano che la battigia deve essere usata solo per il transito delle persone e che è vietato qualunque tipo di commercio. L’unico risultato che avevano ottenuto opponendosi a questa situazione era stato trovare ombrelloni e lettini rotti, come chiaro segno di avvertimento a lasciar perdere.
Il giorno successivo, anticipati dal fuggi fuggi degli abusivi, sono passati in mountain-bike tre rappresentanti della polizia municipale. Li ho fermati e gli ho rappresentato il mio sbalordimento per una situazione mai riscontrata in nessuna altra spiaggia. Ha preso la parola una vigilessa bionda, con accento non del luogo, che mi ha risposto che loro non avevano in pratica alcun potere, essendo solamente tre (bugia, qualche minuto dopo li ha comunque raggiunti un quarto) a dover svolgere quel servizio su chilometri e chilometri di spiagge. E comunque, quando arrivavano, non trovavano nulla, essendo gli abusivi già fuggiti. In realtà erano semplicemente appostati con i loro sacchi vicino alla prima fila di ombrelloni, già pronti a riprendere il loro posto, ma quando li ho indicati ai vigili hanno fatto finta di non capire. Gli ho chiesto di interpellare, in loro supporto, la capitaneria e la vigilessa ha risposto che è inutile, rispondono che hanno altro da fare. In realtà mi chiedo se siano mai stati chiamati…
Appena due minuti dopo che i vigili sono andati via il suk è tornato a far la gioia dei passanti ( e mi chiedo: ma dove è finito il senso di legalità? Si può essere così ottusi da rinnegare i propri principi di giustizia e correttezza per quattro collanine? Si può diventare complici della malavita per una borsa falsa? Sembra di essere ritornati quattro secoli indietro, quando i conquistadores spogliavano gli indigeni dei loro tesori in cambio di perline colorate…e ora gli indigeni siamo noi!). E sono stata protagonista di un altro episodio molto sgradevole.
Si è avvicinato a me un omone di colore, mi ha messo una mano sulla spalla e mi ha detto con aria minacciosa:”Perché tu dici cose cattive su noi? Tu non devi dire brutte cose?”. Il “protettore” degli abusivi, quando gli ho chiesto a cosa si riferisse, mi ha risposto:” La vigilessa bionda è mia amica e mi ha detto che tu ci vuoi far cacciare. Noi stiamo lavorando e tu non hai diritto di dire queste cose”.
Io non ho diritto?? Siamo arrivati a questo punto?? Ora le istituzioni sono dalla loro parte? Complimenti alla vigilessa, che è subito andata a fare la spia e, anziché difendere una cittadina onesta, oltretutto ospite pagante nella sua città, ha pensato bene di avvertire coloro che lei dovrebbe combattere. E mi fermo qui, anche se le implicazioni sarebbero molte (e volendo non sarebbe nemmeno difficile rintracciarla, sapendo che faceva servizio sulla spiaggia in mountain bike la mattina del 23 giugno).
Perché mi sono rivolta a lei? Perché proprio quella stessa vigilessa mi ha suggerito, visto il loro scarso potere, di fare direttamente un esposto al sindaco, che ha qualche potere in più. Mi auguro che questa mia testimonianza non cada nel vuoto e che la meravigliosa spiaggia di Rimini possa ritornare ad essere, in ogni suo tratto, un luogo sicuro, adatto alle famiglie, dove le attività della malavita non siano una realtà con cui convivere. In attesa di conoscere gli esiti della questione, le invio i più distinti saluti.
Lettera firmata