di BERNADETTA RANIERI
Le spese dei capigruppo dei vari partiti in regione entrano nel mirino della Guardia di Finanza. Trentanovemila le voci di uscite registrate. C’è un po’ di tutto: un asciugacapelli, un divano letto, diverse penne tra cui una da 500 euro, ma anche alcune bottiglie di vino da oltre 100 euro, salumi, frutta e verdura, pacchetti di caramelle e, dulcis in fundo, anche scontrini dei wc pubblici del valore di 50 centesimi. Sono spese su cui stanno indagando le Fiamme Gialle coordinate dalle pm Antonella Scandellari e Morena Piazzi sotto la supervisione del procuratore Roberto Alfonso e dell’aggiunto Valter Giovannini. L’obiettivo è capire se tali spese siano o meno di natura personale.
L’inchiesta, aperta dalla Procura di Bologna nell’autunno 2012 sulle spese dei vari gruppi consiliari della Regione Emilia Romagna, ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati per peculato i capi dei 9 partiti, non si salva nessuno: Pdl, Pd, Lega, Idv, M5S, udc, Gruppo Misto, Fds, Sel e Verdi. Più precisamente Luigi Giuseppe Villani (Pdl), Marco Monari (Pd), Mauro Manfredini (Lega nord), Liana Barbati (Idv), Andrea Defranceschi (M5S), Silvia Noé (Udc), Matteo Riva (Gruppo Misto), Roberto Sconciaforni Fds) e Gianguido Naldi (Sel-Verdi). Questo perché, dato che l’obbligo di firma delle richieste di spesa fatte da ogni gruppo e dai singoli consiglieri ricade sui capigruppo, sono loro i primi a farne le spese. Inoltre, le spese su cui si sta indagando provengono anche dall’acquisizione di alcuni documenti e copia dei contratti di collaborazione e di consulenza ed elenco dei lavoratori a contratto o progetto stipulati dai partiti. Questo per capire se le collaborazioni fossero o meno fittizie. In alcuni casi ci sono state collaborazioni e consulenze sostanziose e ripetute decine di volte sempre dalle stesse persone. Tutto ancora da dimostrare e, almeno secondo i primi rilievi, ci sono posizioni assolutamente differenti.
Se dovesse emergere che in effetti delle somme sono state utilizzate per scopi estranei alle finalità istituzionali dei gruppi consiglieri, il Codacons ha fatto sapere che si costituirà parte civile nel procedimento penale che ne dovesse scaturire, come del resto ha già fatto nel procedimento penale a carico dei capigruppo della Regione Lazio (caso Fiorito). E in caso di rinvio a giudizio dei consiglieri regionali si attiverà per ottenere la decadenza dell’intero consiglio e andare così a nuove elezioni regionali da tenersi in concomitanza con le elezioni Europee. Infine il Codacons – si legge in una nota – si dichiara disposto a ospitare, presso la propria sede regionale di Bologna, a titolo di servizio sociale alternativo al carcere, tutti i consiglieri che verranno condannati affinché lavorino gratis a favore dei consumatori.
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