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Home Località Bellaria Igea Marina

Bellaria. Quel chiosco con degli abusi oggi di proprietà della famiglia del sindaco

Redazione di Redazione
17 Aprile 2018
in Bellaria Igea Marina, Focus
Tempo di lettura : 2 minuti necessari
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Comunicato stampa congiunto dei gruppi consiliari del MoVimento 5 Stelle e del Partito Democratico

A inizio anno fece un certo scalpore la notizia che la Giunta di Bellaria Igea Marina, con una sua delibera (guarda caso il Sindaco risultava assente, mentre invece era presente, sia a quella prima, che a quella dopo…), fece ricorso gerarchico contro un parere negativo emesso dalla Sovrintendenza alle Belle Arti di Ravenna, che non aveva accolto l’istanza di sanatoria ambientale riguardante alcuni abusi realizzati in passato durante realizzazione del chiosco.
Com’è noto, il chiosco in questione è attualmente di proprietà della famiglia del Sindaco. È doveroso sottolineare che tali abusi non sono certo stati fatti dall’attuale proprietà, che è subentrata solo di recente nella titolarità della struttura.
Sin da subito è apparsa decisamente strana l’attivazione di una procedura del tutto straordinaria, rispetto al normale funzionamento delle macchine amministrative.
In casi analoghi , infatti, l’amministrazione comunale non fa altro che assumere il medesimo parere, notificandolo a chi ha presentato l’istanza.
Come sappiamo la legge fornisce diversi strumenti di tutela, uno dei quali è il ricorso al Tar.
Nel nostro caso, invece, la solerte amministrazione si è mossa “Motu proprio”, procedendo contro il parere contrario, e affermando che “il parere della Soprintendenza era stato reso in violazione della legge e della sua autentica interpretazione”.
La cosa che ha ovviamente, da subito, destato stupore, è la procedura messa in atto in questo caso specifico. Procedura che può destare sospetti di non imparzialità, visti i soggetti coinvolti.
Nel merito della vicenda, invece, la questione è ovviamente diversa, dal momento che la condizione di quel chiosco era, ed è, simile a quella di molte altre strutture presenti sui nostri arenili, alle quali però, negli anni passati, l’amministrazione riservò un’attenzione decisamente diversa.
Come non ricordare le demolizioni di elementi minori in occasione dell’inizio della stagione turistica del 2016? Si dirà che erano condizioni differenti e che il caso del chiosco della famiglia del sindaco era il primo di questo genere. Sta di fatto che non si può far altro che notare una solerzia del tutto particolare in questo caso, rispetto ad altri (seppur non analoghi) avvenuti sulla spiaggia.
Se già la questione era “particolare” nelle sue fasi iniziali, lo è ancor più nella sua conclusione. Il Ministero a cui si è rivolta l’Amministrazione Comunale, ha infatti accolto il ricorso gerarchico dando sostanzialmente torto ai suoi uffici di Ravenna, che si erano rifiutati di esaminare nel merito la richiesta di sanatoria, ritenendo inammissibile la domanda stessa.
Non siamo in grado di avere le motivazioni di tale decisioni, ma possiamo supporre che questa diversa interpretazione sia frutto, anche, della recente legge urbanistica regionale, che ha codificato questa tipologia di pratica.
Ora la questione davvero strana che dobbiamo constatare, è che questa notizia, positiva per l’amministrazione (e invero per tutti gli operatori del settore), sia tenuta celata da chi ci amministra.
Perché questo silenzio? Come minoranze (seppur ribadendo le note differenze politiche) vogliamo, al contrario, con questo comunicato, rendere noto a tutti questa mutata situazione, perché ne possano beneficiare tutti i soggetti potenzialmente coinvolti.

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