Addio di Sergio Zavoli
Il saluto del vescovo Francesco Lambiasi
Con una delle tante, poderose immagini disseminate nel corso
di una lunga e proficua carriera, si definiva un uomo che –
“lanterna in mano e con “fide infirma” – affrontava
l’inestinguibile mistero che mette insieme, divide e ricompone
senza posa ragione e fede”.
All’età di 96 anni Sergio Zavoli, giornalista, scrittore, politico e
Presidente della RAI, si è spento, per accendere in modo
definitivo quella lanterna e ricomporre quanto a lungo cercato
con profonda onestà intellettuale e grande umanità.
Nato a Ravenna, Zavoli è cresciuto a Rimini, dove ha vissuto la
prima giovinezza frequentando il liceo classico ‘Giulio Cesare’,
come l’amico Federico Fellini e il beato Alberto Marvelli , e qui
ha mosso i primi passi nel giornalismo.
Zavoli ha sempre mantenuto un legame vivo, vero e profondo
con la città, descrivendo al mondo con lucidità e spessore
personaggi e vicende. Fu, tra l’altro, l’ inventore del Processo
alla tappa al Giro d’Italia (divenuto un genere televisivo), la
corsa “rosa” tanto amata e conosciuta da bambino proprio a
Rimini, nei pressi del ponte di Tiberio.
Rimini lo ha nominato con orgoglio cittadino onorario nel 1972
legando il suo nome al grande amico Federico Fellini.
Uomo di profonda cultura e di generosa comprensione per
l’umano , che gli si riconosceva nell’annunciare le notizie più
sensibili, quando anche la televisione aveva uno stile non
urlato, Zavoli fu protagonista di tante inchieste che fecero
scalpore, in particolare quella dedicata al mondo
della clausura. Era la prima volta, infatti, che un microfono
entrava in quelle mura, intrise di silenzio e preghiera.
“Anche il gettare nel tuo orto il solo sospetto che Dio ci sia è
opera dei grandi seminatori” disse una volta parlando del
cardinale Giacomo Biffi. Con la sua profonda cultura e
l’altissimo senso di umanità che ha disseminato in una carriera
fatta di saggi, poesie, trasmissioni televisive, inchieste, Sergio
Zavoli ha gettato ben più d’un sospetto sul Verbo fattosi carne,
proprio come i grandi seminatori di cui ha raccontato.