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San Clemente (Rimini). Cantina Enio Ottaviani, colazione contadina l’8 dicembre dalle 8 alle 18: uova sode, fegatelli, trionfo di baccalà e agnello fritto… con band

Redazione di Redazione
5 Dicembre 2025
in Cultura, Focus, San Clemente
Tempo di lettura : 3 minuti necessari
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Enio Ottaviani, cantina con vigneti

Enio Ottaviani, cantina con vigneti

San Clemente (Rimini). Cantina Enio Ottaviani, colazione contadina l’8 dicembre dalle 8 alle 18: uova sode, fegatelli, trionfo di baccalà e agnello fritto… con band.

L’appuntamento è diventato un classico dell’offerta eno-gastronomica della provincia di Rimini.

I quattro cugini eredi del nonno Enio hanno fatto della loro cantina sul greto del Conca un’oasi di bellezza, dove le persone si incontrano per condividere il piacere di stare insieme nel segno della terra, tradizione e tipicità.

La Cantina Enio Ottaviani è una delle eccellenze viti-vinicole della provincia di Rimini e non solo.

Rappresenta un luogo di incontro; un viaggio nelle eccellenze vignaiole e culinarie del nostro territorio. Alle spalle la tradizione di famiglia. La svolta è stata impressa dai 4 cugini (nipoti del fondatore Enio).

La loro storia

Siamo nel 2008. Massimo Lorenzi carica il furgone col vino; direzione Germania per cercare di vendere. Il classico porta a porta. Giunge dalle parti di Stoccarda, a Ditzingen; a 20 chilometri dalla capitale del Baden Wuerttemberg. Si rompe il mezzo. Bussa, gli indicano un italiano che abita là. Si chiama Riccardo Ricci ed è originario di Senigallia. Gestisce una bottega che vende eccellenze enogastronomiche italiane, la prima ad essere nata in Germania. L’uomo, oggi un caro amico di famiglia, gli indica l’officina Fiat poco distante. E chiede: “Che cos’hai in quel camioncino”. “Vino!”. “Lasciami 10-15 cartoni che provo a venderli!”. Oggi, importa una ventina di bancali l’anno.

Se quelli furono gli inizi, la cantina Enio Ottaviani, portata avanti dai nipoti (i fratelli Davide e Massimo Lorenzi e Marco e Milena Tonelli, ora è presente in 25 nazioni ed esporta oltre il 40 per cento delle 250mila bottiglie (una ventina gli ettari a vigna). Negli ultimi anni è sempre cresciuta a cifra doppia. I mercati maggiori: Cina (l’importatore è Huawei, il gigante dei telefonini), Thailandia (distribuisce Cremonini, altro gigante ma della ristorazione), Giappone, Stati Uniti, Centr’America, Nord Europa, Germania, Malesia, Lussemburgo… Il Granducato pesa molto sul fatturato e l’aggancio nasce per puro “caso” grazie alla naturale ospitalità romagnola. Vinitaly a Verona, nel 2011. Si avvicina Nello e gli chiede colpito dalla bellezza di una
bottiglia chiusa: “Mi fai assaggiare quel vino?”. Davide: “Sì, venga pure, venga pure”. Quel signore insieme al socio Daniele Pupita (un italo-lussemburghese di origine umbra) gestisce cinque ristoranti in Lussemburgo. Ai loro tavoli le bottiglie ambasciatrici del Riminese nel mondo costano 60 euro. I contatti, la cantina Enio Ottaviani li aggancia in due fiere: Vinitaly a Verona e quella di Duesseldorf in Germania. Racconta Massimo, 42 anni, un passato da difensore nel Cattolica Calcio: “La vera fiera inizia quando finisce: si va a cercare di concretizzare i contatti”. Instaurato il rapporto commerciale, i quattro cugini invitano gli ospiti a visitare cantina e vigneti a San Clemente, nell’oasi del Conca. E’ una visita, prima ancora che di prodotto, culturale: la cantina, i vigneti, le bellezze artistiche e paesaggistiche della Valconca. Ai fornelli Loredana, madre di Davide e Massimo, cucina solo specialità di queste terre. Massimo Lorenzi: “Il valore aggiunto è la nostra cultura, i nostri usi e costumi, la tavola apparecchiata per far vedere che si è romagnoli. Il vino si fa in tutto il mondo e anche bene. Le differenze sono altre. Quando vado in giro per il mondo a vendere, parlo un’ora di Rimini e 5 minuti di vino”.

Queste differenze culturali, i quattro giovani le catapultano anche nelle fiere. A Vinitaly, si portano un cuoco che prepara i nostri piatti; in media servono 5-600 coperti. Ogni anno la loro azienda (tenuta come un giardino) è visitata da circa 3mila persone; un terzo dall’estero. Organizzano due feste l’anno per i clienti: in estate e autunno. La loro filosofia può essere sintetizzata in “Facciamo il vino per gli amici”. Lo slogan, in inglese
(we make wines for friends), campeggia anche sulla contro-etichetta. Massimo: “Lavoriamo con questa passione. Con i nostri vini vogliamo essere ambasciatori della Romagna nel mondo; vogliamo creare una rete di amici”. Intraprendenti commercianti gli eredi Ottaviani, non meno che bravi vignaioli. Hanno due etichette di punta con nomi che richiamano la nostra cultura: “Caciara” (il rosso) e Clemente Primo (il bianco). Il “Caciara” ha vinto il “Popwine” 2016 della Gazzetta dello Sport; premio al miglior rapporto qualità/prezzo. L’azienda venne fondata da Enio Ottaviani a San Giovanni in Marignano una sessantina d’anni fa. Parte come commerciante, poi inizia a vinificare, prima acquistando le uve, poi si orlano le mani di terra e vigneti. Con i nipoti le storie continuano. Prosit (salute), dicevano i latini.

I quattro cugini eredi del nonno Enio Ottaviani: i fratelli Lorenzi e i fratelli Tonelli

 

Loredana Ottaviani

 

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