E dopo il caso Aeradria, una bufera si è abbattuta sulla Carim, la Cassa di Risparmio di Rimini. In 26 hanno ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini preliminari da parte del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Rimini, comandata dal tenente colonnello Marco Antonucci (foto). Gli indagati sono responsabili a vario titolo di associazione a delinquere, false comunicazioni sociali e indebita restituzione dei conferimenti. Tutti reati commessi negli anni 2009 e 2010. Secondo quanto notificato dalla GdF, in Carim c’era “un sodalizio criminale composto dai vertici dell’istituto, in carica nel periodo dal 2009 fino al commissariamento disposto dalla Banca d’Italia nel 2010 che, a seguito di elargizione di mutui e di finanziamenti non assistiti da adeguate garanzie, ometteva dolosamente di evidenziare nei bilanci le perdite già maturate da tempo tramite stime e valutazioni palesemente non corrispondenti alla reale situazione del credito”.
Secondo quanto emerso finora, gli indagati “hanno partecipato attivamente e sistematicamente al processo di concessione e/o revisione delle linee di credito concesse dalla Banca Carim spa a favore di soggetti o gruppi societari da tempo insolventi”. Molti di questi prestiti a causa della crisi economica e dei fallimenti sono poi diventato inesigibili e quindi avrebbero correttamente richiesto una svalutazione dei crediti stessi vantati dalla Carim. La Gdf ha invece scoperto che nei bilanci Carim degli anni in esame sono state inserite “valutazioni alterate, sproporzionate ed arbitrarie, appostate dagli organi dell’istituto di credito sia nella redazione del bilancio al 31.12.2009 che nella relazione semestrale al 30.06.2010” , nascondendo così le perdite finanziare per un importo che non supera i 100 milioni di euro.
Nomi eccellenti si scoprono tra le fila degli indagati: Giuliano Ioni per anni presidente della Carim, Alberto Martini ex direttore generale della banca e il suo vice Claudio Grossi. Inoltre, Bruno Vernocchi titolare dell’omonima concessionaria, Gianluca Spigolon uomo di punta della Fondazione Carim, Fabio Bonori amministratore di un’azienda del settore ferramenta, Vincenzo Leardini albergatore di Riccione, Franco Paesani presidente di Confagricoltura, Mauro Gardenghi segretario generale della Confartigianato, Attilio Battarra ex direttore di Confcommercio, Alduino Di Angelo detto Richard proprietario del pub Rose&Crown, Claudio Semprini Cesari presidente del Gros, Roberto Ferrari ex presidente dell’ordine degli avvocati. Fino ad arrivare a Giancarlo Mantellato, Marcello Pagliacci, Giuseppe Farneti, Massimo Conti, Riccardo Sora e Piernicola Carollo. Questi ultimi due risultano essere indagati per indebita restituzione dei conferimenti in veste di commissari inviati da Banca d’Italia alla Carim negli anni 2009-2010.
Gli attuali vertici dell’istututo di piazza Ferrari spiegano che nessuno degli esponenti in carica è stato interessato da analoghi provvedimenti e “si riserva ogni necessaria valutazione in merito a tutela del patrimonio e della propria reputazione” sottolineando, soprattutto, “l’assoluta correttezza della gestione post-commissariale”.
Nel frattempo Banca Carim il 24 febbraio scorso in assemblea ordinaria e straordinaria ha approvato alcune modifiche statutarie e l’autorizzazione alla costituzione di un ‘Fondo Acquisto Azioni Proprie’. Le modifiche statutarie si propongono principalmente – secondo una nota della Banca – di accentuare la tutela apprestata per i piccoli azionisti rafforzandone il ruolo nella governance di Carim. I provvedimenti prevedono la riduzione (dal 10% al 5%) della percentuale di capitale sociale necessaria per la convocazione dell’Assemblea su iniziativa dei Soci, l’aumento del numero dei Consiglieri indipendenti (da due a tre), la facoltà della ‘lista di minoranza’ di designare un solo candidato indipendente, la attribuzione della carica di Presidente del Collegio Sindacale al candidato designato nella ‘lista di minoranza’ se questa, che come in precedenza potrà essere presentata da tanti soci che detengono almeno il 2% del capitale sociale, raccoglie in Assemblea almeno la percentuale del 5%. Infine la possibilità che le liste siano costituite anche da un numero di candidati inferiore a quello da eleggere, così da agevolare la formazione delle ‘liste di minoranza’.
Il Comitato dei Piccoli Azionisti ha levato gli scudi un po’ su tuttti i fronti. In primo luogo chiedendo un’assunzione di responsabilità nei confronti degli ex amministratori piuttosto che seguire la via dei licenziamenti e la chiusura di filiali. “La chiusura delle filiali abruzzesi e molisane di banca Carim con la relativa riduzione di personale in loco ed in sede centrale a Rimini – spiega una nota del Comitato – dovrebbe portare un risparmio stimato di circa 4 milioni di euro all’anno”. Che però rappresenterebbe ben poco a fronte “delle perdite su crediti registrate dalla Banca, che nel bilancio 2013 ammontavano a quasi 39 milioni di euro ed a oltre 40 milioni di euro nel solo primo semestre 2014″. (B.R.)