di Giorgio Girelli *
Alle fondate motivazioni già addotte sulle annuali commemorazioni della scomparsa di Alcide de
Gasperi promosse dal Centro Studi Sociali di Pesaro intitolato allo statista trentino, scomparso 66
anni fa, se ne aggiunge un’altra, rilevantissima, che emerge da una recente riflessione di Ernesto
Galli della Loggia sul “ modo in cui la Repubblica ha costruito la sua memoria e ne
ricorda gli eventi cruciali”. Secondo lo studioso la “ memoria è costituita da quattro
segmenti: 1) assassinii di singole personalità pubbliche; 2) attentati di varia natura;
3) eventi catastrofici; 4) nodi inquietanti della nostra storia. Commemorazioni, pur
doverose, ma algide e convenzionali nella loro ripetitività. E “basterebbe – insiste
Galli della Loggia- che almeno per una volta, invece di ripetere l’eterno «bisogna far
luce», qualcuno potesse dire «su questo abbiamo fatto luce!». Ed incalza: “ Che
cosa mai potrà pensare del suo Paese, quale immagine potrà ricavarne, un giovane
italiano che oggi giunge all’età della ragione” per poi proseguire: “E’ di fatto in
questi eventi e in nessun altro che la Repubblica riconosce la sua memoria, e quindi è
virtualmente ad essi che affida il suo profilo identitario. Non basta certo il ricordo del
remoto, sempre più remoto, del 25 aprile a mutare di segno”.
Se dunque “ la memoria ufficiale della Repubblica e i suoi riti commemorativi non
ricordano mai un evento con il segno più, non evocano mai un successo, qualcosa che
dunque sia in grado d’ispirare alcunché di buono e di grande, abbiamo costruito di
fatto una vera e propria pedagogia del negativo destinata inevitabilmente a dare
scacco matto a qualsiasi buon proposito di educazione civica, di ammaestramento
all’osservanza delle leggi, a qualsiasi eventuale orgoglio di appartenenza nazionale.”
Ho abbondato nella citazione perché attraverso di essa viene lumeggiata la rilevanza
del ricordo del “ricostruttore” Alcide de Gasperi (nella rinascita del Paese e nel ruolo
internazionale dell’Italia) e di tutta la classe dirigente che condussero al “miracolo
italiano”. Ma vanto dell’Italia e fonte di “pedagogia positiva” sono pure i successi
nella biologia, nella chimica, nell’energia nucleare, nell’aeronautica, nelle forniture
energetiche, nella letteratura, nello sport per citare alcuni casi che conferiscono
spessore positivo al “profilo identitario del Paese” ma dei quali si parla assai poco .
Nel mese in cui venne a mancare, agosto, l’evidenza è su De Gasperi: la stessa
presidente della Corte Costituzionale Marta Cartabia ne ha rievocato il profilo in una
dotta esposizione nel tradizionale evento organizzato a Pieve Tesino dalla
“Fondazione Trentina Alcide De Gasperi” . Per la presidente, tratto saliente dello
statista: “Il realismo lungimirante perchè animato da grandi ideali”. Ed aggiungerei
anche lo stile di vita. Tra i tanti esempi di correttezza e sobrietà in altre occasioni
citati va pure menzionato il fatto che la segretaria, la figlia Maria Romana, non
percepiva stipendio “ perchè lo Stato ( per il compito che De Gasperi assolveva ) non
può retribuire due persone della stesa famiglia ”. Nel commentatissimo discorso di
Mario Draghi al meeting di Rimini, l’unica citazione di personalità politica è stata
quella di De Gasperi e nel sottolineare che il nostro “ futuro è nelle riforme anche
profonde dell’esistente” , cui “ occorre pensarci subito ” , ha ricordato che la
visione della futura democrazia italiana fu eleborata da De Gasperi fin dal 1943. La
riflessione sul futuro iniziò ben prima che la guerra finisse concorrendo, ha
puntualizzato l’ex-Governatore, all’ordinamento mondiale ed europeo che abbiamo
conosciuto.
Il principale quotidiano italiano giorni fa ha parlato di “quel gigante di Fanfani (case,
rai, autosole). Integrerei con il contributo alla pace mondiale, dai rapporti con il
Medio Oriente alla crisi di Cuba. La ricerca delle opinioni di personaggi tuttora
vitalissimi come De Mita e Cirino Pomicino da parte dei media è frequente. E l’area
democristiana è solo una parte del patrimonio nazionale. Un indifferente oblio di tutto
ciò sarebbe deplorevole. Per cui se “ la decadenza italiana – come lamenta della
Loggia” – inizia anche da qui, dalla memoria; da che cosa e da come si ricorda”,
innanzitutto la commemorazione, tutt’altro che algida, di De Gasperi può contribuire
ad una salutare “pedagogia positiva” ed una ricostruzione più veritiera del profilo
identitario della Patria.
*Coordinatore del Centro Studi Sociali “A.De Gasperi” (Pesaro)