– Perché in 30 anni, l’Italia da prima meta turistica mondiale è scivolata al quinto posto?
‘In realtà l’Italia non è mai stata il primo Paese al mondo per arrivi internazionali.
E’ vero che per tanto tempo, negli anni 70, siamo stati al secondo posto, dopo gli Stati Uniti, paese-continente secondo le statistiche internazionali che a volte non sono facili da interpretare in quanto variabili a seconda dei parametri presi in considerazione.
L’Italia è il terzo Paese al mondo per offerta di posti letto (1.250.00 camere offerte includendo anche quelle degli agriturismi) eppure mentre Francia e Spagna nel periodo 1995-2005 hanno raddoppiato le presenze straniere, l’Italia ha perso quote percentuali (dal 17,8% al 16,7%), in particolare dalla Germania. Ma la ripresa è in atto, come accennavo prima, dallo scorso anno che ha segnato un aumento degli arrivi dall’estero dell’11,5%”.
Punti di forza e di debolezza della nostra offerta?
“Un catalogo turistico dove non manca nulla. Città d’arte e piccoli, fascinosi borghi in primo luogo e poi bellezze naturali incomparabili, buona cucina, servizi di qualità, un calendario di eventi unico al mondo ed elementi difficilmente catalogabili nella parola ‘turismo’ in senso stretto che ne fanno un imbattibile generatore di emozioni positive che non conosce rivali nel mondo.
La scarsità di infrastrutture adeguate rimane ancora un problema per l’ulteriore sviluppo del turismo italiano e riduce la competitività del nostro Paese rispetto ad altre realtà ben più agguerrite e preparate nell’attirare turisti da tutto il mondo come Francia e Spagna, ma anche Paesi più piccoli come il Portogallo.
Le compagnie aeree low-cost hanno aggredito l’Europa con un’offerta di milioni di posti aerei, immettendo sul mercato una crescente offerta a prezzo concorrenziale. Quante sono però le nostre destinazioni turistiche che beneficiano di questa rivoluzione del trasporto, soprattutto al Sud?
Fra i punti deboli più negativamente percepiti, un’offerta non sempre adeguata dal punto di vista qualità-prezzo, ordine pubblico e sicurezza, mancanza di certificazione e di standard di qualità, basso livello di istruzione del personale. Tutto questo si traduce, pur con vistose eccezioni, in una soddisfazione dei clienti inferiore a quella ottenuta da diversi paesi con i quali ci confrontiamo. Quindi le aree di miglioramento sono diverse e coprono sia aree di intervento pubblico che spazi di investimento da parte dei privati. E’ chiaro che un progresso significativo potrà avvenire solo tramite una più forte collaborazione fra tutti i protagonisti del mondo del turismo”.