Il Partito Democratico si conferma primo partito della città di Rimini per numero di voti eleggendo il gruppo consigliare più consistente.
Una conferma in linea con i risultati regionali nonostante Rimini sia una realtà da conquistare con i fatti e che non si può dare per scontata.
Un risultato straordinario merito di tutti coloro che si sono spesi, impegnati, dedicati come candidati, militanti, segretari di circoli, semplici volontari.
Viene premiato un percorso politico lungo e faticoso, dal quale era necessario uscire con un’elaborazione che immaginasse la città dopo il covid, e quali punti strategici di rilancio da cui ripartire.
Si conferma determinante il punto politico dell’Unità. Senza unità non c’è la sinistra, perché manca il presupposto dell’impegno collettivo per migliorare la realtà che si vive. Per questo il gruppo dirigente del centro sinistra ha permesso di maturare una discussione programmatica e politica alta che è arrivata ad una sintesi vincente.
Jamil Sadegholvaad si è dimostrato la persona giusta per rappresentare radici e prospettiva, unire il presente al futuro. Una conferma elettorale ma anche ideale come riconoscimento del valore dei grandi cambiamenti che hanno trasformato Rimini in questi anni. Una forza tranquilla, una persona umile orientata all’ascolto e al confronto, determinato ad affrontare da subito i problemi delle persone senza mai risparmiarsi come è stato finora.
Con l’unico scopo di immaginare una città dopo il covid sempre più innovativa, connessa, solidale, che fa della cura la propria identità che si tratti di salute, ambiente, formazione. Su questo nasce una nuova classe dirigente nel pd, giovane, formata, europea. Un’età media degli eletti molto rinnovata, con il più giovane candidato che risulta il più votato in assoluto.
Si dimostra valido l’impianto politico riformista di questi anni: un partito democratico perno della coalizione, ma non autosufficiente per rappresentare da solo le istanze di una società sempre più articolata, in cui nuovi protagonisti richiedono anche aggregazioni dinamiche e definite sulla base di contenuti nuovi legati al territorio. Il civismo è un perimetro in fermento che si unisce alle forze di una coalizione progressista con dentro la sinistra e le forze ecologiste, su punti di valore per cui non si è disposti a retrocedere nel governo delle nostre comunità.
Ultima nota. Il Movimento cinque stelle di Rimini non ha capito dove si trova. Lo conferma lo scarso risultato emerso dalle urne. Non sono stati in grado di rappresentare una voce rilevante nella comunità.
Un peccato per chi crede in un dialogo aperto e produttivo tra forze che possono avere valori comuni. Ma anche qui come spesso accade la differenza la fanno le persone. E la responsabilità di questo mancato dialogo è stata dei vertici riminesi, peraltro un senatore ed un deputato, che sono rimasti arroccati sulle proprie posizioni pregiudiziali con cui sono entrati in quel movimento, per cui “mai col pd” resta un dogma indiscutibile e che li ha relegati alla marginalità politica. Non si sono mai create le condizioni neanche per sedersi al tavolo pensando (loro) di poter dettare le condizioni a mezzo stampa, senza mai definire un perimetro di intenti e programmi da discutere assieme. Un tavolo di coalizione che nel centro sinistra abbiamo tenuto aperto anche a loro fino a quando è stato possibile, con un nulla di fatto e un rifiuto costante a partecipare.
Nemmeno per Cattolica ci si è mai potuti incontrare col suddetto senatore e mai avuta una parola per tentare di conciliare le posizioni , dopo 5 anni di opposizione alla giunta Gennari. Con i risultati che domenica scorsa sono emersi e la grande affermazione del centro-sinistra.
A oggi, con le scelte compiute, c’è solo una possibilità per riaprire il dialogo, ovvero che si ricostruisca una base sociale del movimento e la sua rappresentanza, disposta a mettersi in discussione, trovando nel Pd un interlocutore credibile con cui lo stesso Conte afferma continuamente di voler dialogare.
FILIPPO SACCHETTI,
SEGRETARIO PROVINCIALE PD RIMINI