Tratto da lavoce.info
Nel discorso politico dei partiti di destra si è soliti associare l’aumento degli stranieri residenti in Italia a un “problema di sicurezza”. Ma nonostante i richiedenti asilo crescano in Italia, Francia e Germania, i tre paesi sono sempre più sicuri.
Le dichiarazioni in campagna elettorale
La leader di Fratelli d’Italia e, presumibilmente, futura prima premier italiana donna – Giorgia Meloni – in piena campagna elettorale, chiedeva a gran voce per l’Italia l’istituzione del blocco navale, per “difendere i confini dall’immigrazione, che costituisce un problema di sicurezza”. Anche Matteo Salvini, leader della Lega ed ex ministro dell’Interno, non ha risparmiato invettive su quello che da diversi anni è il suo cavallo di battaglia nel discorso politico: associare immigrazione e criminalità, tanto da sostenere, a proposito dello ius scholae proposto dal Partito democratico, che “minori e ragazzi stranieri sono otto volte più denunciati degli italiani” e che il provvedimento sarebbe stato “un regalo agli immigrati” a cui la Lega si sarebbe opposta fermamente.
Due esempi specifici, che vogliono però raccontare una narrazione politica diffusa, costante e coerente con sé stessa, che abbina criminalità a immigrazione – sia regolare che irregolare – sfruttando la percezione di diversità “dello straniero” per plasmarla nel sentimento della paura.
Prendendo per buono l’assunto di base di Salvini e Meloni, ovvero che maggiore immigrazione in Italia – e in Europa – porti con sé un innalzamento degli indici di criminalità, bisognerebbe riscontrare un aumento dei reati a livello nazionale e internazionale, visto che i numeri dei richiedenti asilo sono in aumento. Ma è così?
Aumento degli immigrati e sicurezza
Stando ai dati Eurostat, negli ultimi dieci anni in Francia, Germania, Italia e Spagna, c’è stato un notevole aumento del numero dei richiedenti asilo: Madrid è passata da 2.350 nel 2012 a 62.050 nel 2021, con un picco di 115.175 richieste nel 2019. Roma registrava 17.170 domande nel 2012, mentre nel 2021 il numero è salito a 45.200. Parigi e Berlino invece sono passate, rispettivamente, da 54.265 e 64.410 nel 2012 a 103.790 e 148.175 nel 2021.
Il rapporto Istat 2022 conferma questa tendenza per l’Italia, aggiungendo che l’ultimo decennio è stato caratterizzato dal radicamento sul territorio dei migranti arrivati in precedenza, oltre che da un rilevante mutamento dei nuovi flussi in arrivo: gli ingressi per motivi di lavoro infatti si sono notevolmente ridotti, mentre sono rimasti stabili i numeri degli ingressi per il ricongiungimento familiare e sono aumentati quelli dei migranti in cerca di protezione internazionale, di cui i profughi ucraini sono il più recente esempio.
Nonostante gli aumenti dei richiedenti asilo, non si è registrato nello stesso periodo un aumento della criminalità in Italia, Francia e Germania; l’unica eccezione è la Spagna. Facendo riferimento ancora una volta a Eurostat e agli indici di criminalità, nel nostro paese i “sospettati e delinquenti” erano 501 mila nel 2012. I dati dello scorso anno segnalano una diminuzione: sono 403.52 mila.
È vero, però, che il tasso di criminalità è maggiore tra i residenti stranieri che tra gli “autoctoni”, ma il dato necessita di una considerazione: bisogna ricordare, infatti, che gli stranieri rappresentano solo il 10 per cento della popolazione, ma si concentrano principalmente nelle fasce più fragili: sono più poveri, svolgono lavori meno qualificati, spesso vivono ai margini della società. E sappiamo che c’è un nesso fra condizioni economiche, diritti e rischio di finire nelle maglie della criminalità.
I numeri della criminalità
Il Ministero dell’Interno ha reso noto che il numero di reati commessi in Italia tra gennaio e novembre 2021 è del 5,4 per cento inferiore a quello del 2013: allora erano stati denunciati 2,86 milioni di reati complessivi, nel 2021 1,84 milioni.
Figura 1 – Andamento della delittuosità
Figura 2 – Delittuosità
Stranieri e carcere
I dati degli stranieri nelle carceri meritano una riflessione a parte. Come ricorda l’ultimo rapporto dell’associazione Antigone, al 31 dicembre 2020 negli istituti penitenziari italiani erano presenti 53.364 detenuti dei quali 17.344 con nazionalità diversa da quella italiana: il 32,5 per cento dei carcerati era quindi di origine straniera. La percentuale si è mantenuta pressoché costante nel corso degli ultimi 12 mesi.
Figura 3 – Presenza di detenuti stranieri e italiani nel 2020
Dai dati dell’ultimo rapporto si apprende che, sempre al 31 dicembre 2020, i principali reati per cui i detenuti stranieri si trovavano reclusi sono: reati contro il patrimonio, reati contro la persona, violazione delle norme sugli stupefacenti. Mentre bassissima è la quantità di reclusioni per associazione di stampo mafioso (250 detenuti stranieri si trovavano ristretti per questa ragione contro gli oltre 7.024 detenuti italiani), e per violazione delle leggi sulle armi (769 gli stranieri e 8.628 gli italiani). È un dato importante, come si legge nel rapporto, che può dire molto contro la narrazione della pericolosità sociale della popolazione non italiana.
Va poi sottolineato che, lungo una fascia temporale più ampia, il numero di stranieri detenuti è notevolmente diminuito (figura 4).
Figura 4 – Numero di stranieri detenuti e tasso di detenzione
Immigrati e sistema giudiziario
Questi dati necessitano di ulteriori specificazioni: si è sottolineato che generalmente gli stranieri, regolari e non, commettono crimini differenti rispetto a quelli che commettono gli italiani. Si tratta perlopiù di crimini considerati meno gravi, e questo si rispecchia nella diversa durata della pena. Come mostrano i dati Antigone, i detenuti stranieri costituiscono quasi la metà del totale dei condannati a pene inferiori a un anno: appena il 12 per cento dei detenuti stranieri sconta invece pene superiori ai 20 anni. Un numero ancora inferiore nel caso dell’ergastolo, la pena più grave: per Antigone solo il 6 per cento dei condannati al carcere a vita in Italia è di nazionalità straniera.
Sui numeri dei detenuti stranieri, in più, incide la maggiore difficoltà che incontrano con il sistema giuridico italiano, per la lingua, l’ignoranza dei propri diritti, cosicché più difficilmente, sottolinea Antigone, riescono ad accedere a detenzione domiciliare, regime di semilibertà e altre misure alternative al carcere.
In conclusione, le posizioni politiche di Salvini e Meloni, che associano immigrazione (regolare e non regolare) e criminalità sono sommarie, incuranti della complessità del problema e infondate.
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