Riccione. Palme in viale Ceccarini, come mettere il kilt agli italiani… O ancora, il turbante… Fuori luogo. Chissà che direbbe il compianto Augusto Cicchetti; quello dell’Arboreto. C’è sempre tempo per rimediare. In questo caso Le palme stanno alle piante come il couscous alle specialità romagnole. Gli alberi autoctoni sono la piadina sotto altre forme. Il grande giornalista Vittorio Zucconi in un suo libro ha scritto che se la piadina non ci fosse andrebbe inventata.
E’ stato inaugurato pochi giorni fa in pompa magna. Le palme non sono essenze della Romagna, non sono essenze delle nostre latitudini. Non fanno parte del nostro paesaggio e della nostra cultura. Andrebbero collocate in un angolo di un parco solo per farle vedere ed ammirare. Sotto il sindaco Massimo Masini negli anni ’90 vennero messe giù delle palme in viale Gramsci. Su queste pagine il prestigioso paesaggista-giardiniere riccionese Augusto Cicchetti scrisse una riflessione, con la quale argomentava come mai la scelta fosse errata. Massimo Masini che è un gentiluomo disse: “Abbiamo sbagliato, mi spiace”. La sindaca Renata Tosi le sostituì pochi anni fa con gli oleandri e le lagerstroemie.
Non sono molte le piante autoctone in grado di resistere ai venti con salsedine. Qualcuna: il tamerice caro a Virgilio, Pascoli e D’annunzio, l’ulivo di mare, il pioppo argentato (è stato piantato a pochi metri da viale Ceccarini verso Misano), gli oleandri, il corbezzolo, l’alloro… Insomma, essenze nostrane in grado di raccontare storie fatte di terra, tradizione, tipicità. Di Romagna.
L’architetto paesaggista Paolo Pejrone, tra i maggiori al mondo, ha scritto sulle palme: “Piantare queste specie in piazza (…) mi sembra una follia neogotica. E le palme non fanno parte del passato e neppure del futuro del Nord’Italia, sono un esotismo a sé. No, non sono favorevole a questa idea (…).
Chi scrive pensa che la piccola cosa sia rimediabile. Riccione dovrebbe essere un grande giardino con alberghi, abitazioni, attività, in grado di educare al bello nel segno della propria cultura. La sindaca Angelini potrebbe dare un piccolo segnale in questo senso. E magari correggere il nome del parco deli Olivetani; lì c’era un convento di Agostiniani. Forse ne sarebbe felice anche papa Benedetto XIV.
