– Tenacia, lavoro, correttezza e un talento non proprio generoso. Tutto questo hanno permesso alla romagnola Sandra Cecchini di sostare nell’olimpo del tennis per un decennio a cavallo tra agli anni ottanta e novanta; stabilmente presidiava le prime venti posizioni.
Professionista dall’84 al ’98, nella sua bella carriera ha battuto tenniste molto più dotate e con una classifica migliore, come la bella argentina Gabriela Sabatini, Steffi Graf (fisico più attraente di un’indossatrice e colpi micidiali quanto precisi che le hanno permesso di mettere in bacheca una ventina di tornei del Grande Slam), Chris Evert (dietro la sua grazia una grinta e una volontà d’acciaio), la ceca Novotna (talentata quanto fragile di nervi), la tedescotta Huber. Insomma, si è tolta grandi soddisfazioni.
Il Tennis Club Cattolica ha chiamato dallo scorso 2 ottobre come maestro l’ex campionessa italiana con un contratto di tre mesi, rinnovabili. Ha alla sua corte una decina di giovani allievi, alcuni dei quali di belle speranze.
Di Cervia, la Cecchini ha iniziato ad accarezzare la pallina a 10 anni. Del suo sport, dice: “Ci vogliono passione, un alto spirito di sacrificio, molta umiltà; con le sole doti fisiche e tecniche non sempre si ottengono i risultati. Tutti quelli che giocano ad un certo livello hanno un qualcosa. Un ragazzino se vuole tentare l’avventura deve stare almeno un paio di ore al giorno sul campo”. A chi le domanda come mai l’Italia non sforna dei campioni, argomenta: “Soprattutto in campo maschile manca il sacrificio; il ragazzino sta bene in casa e con le cose che ha.
Nel tennis, come in altre discipline, se non hai carattere dopo una settimana appendi la racchetta al chiodo. Noto che molti non hanno voglia di sacrificarsi; spesso vanno su un campo per far piacere i genitori. Ritengo anche che in Italia il tennis, grazie soprattutto alle ragazze abbia avuto un ritorno, un risveglio”.