– Caro Gian Franco,
un altro anno è passato, e sono tre, da quel lontano febbraio di tre anni fa. Quando la stampa locale dette la notizia della tua scomparsa, in un primo momento, conoscendo la tua dissacrante ironia, pensavo ad uno scherzo di carnevale, invece le telefonate ricevute l’avvalorarono. Per me, e per molti altri, non fu un bel momento. Quando si conosce una persona come te è molto triste che da un giorno all’altro non ci sei più.
Purtroppo, questa è la giostra sulla quale girano gli uomini; a turno, e inaspetattamente, vengono fatti scendere senza ma, senza perché. Così è. Ho continuato, e continuerò, ogni sabato, a farti una silenziosa visita per non disturbarti; dato che ti ho importunato una marea di volte in quel salotto classico che era il tuo studio in comune, con quel tocco di eccentricità dato dai giornali come tappezzeria alle pareti. Nonostante, i numerosi studi a livello mondiale sull’Alzheimer, la malattia continua a falcidiare Cattolica a livello da primato. Deve essere questa la causa per la quale non ho mai incontrato nessun politico davanti alla tua tomba. E se mettessimo una telecamara per scrutarli? Vedo che Cattolica con le parole e con le chiacchiere ti ricorda. Se non mi sbaglio, mi sembra che ancora non ti abbiamo dedicato mezza stradina. Forse per quello che hai dato alla tua città lo meriteresti. Mi consola un fatto, caro Gian Franco, e devi essere felice, non hai assistito alla burla di queste primarie. Che la terra ti sia lieve.
Lele Montanari