Il presidente della Fondazione Rossini Gianni Letta e il sindaco di Pesaro Matteo Ricci
Restauro sede del conservatorio Rossini, convergenze da imitare
di Giorgio Girelli*
E’ fatta. La Camera ha votato il bilancio di previsione 2021. C’era stata esultanza il 22
dicembre alla approvazione definitiva da parte della Commissione bilancio
dell’emendamento finalizzato, in sostanza, a dare una buona sistemata a Palazzo Olivieri,
sede del Conservatorio Rossini. La norma, presentata dal capogruppo di Forza Italia Stella
Gelmini in accordo con gli altri gruppi, dispone infatti che “ Al fine di provvedere alle spese
per interventi strutturali e di messa in sicurezza nonché di manutenzione ordinaria e
straordinaria di edifici di particolare valore storico-artistico che non sono di proprietà dello
Stato e che ospitano conservatori musicali nello stato di previsione del Ministero della
Università è istituito un fondo con una dotazione di sette milioni di euro per l’anno 2021”.
Ma c’è stato anche un brivido quando il mattino seguente, a conferma della saggia
prudenza comunicativa della Fondazione Rossini, proprietaria del Palazzo, alle 9.25 il
relatore Melilli comunicava che “l’Assemblea ha deliberato il rinvio in Commissione del
provvedimento al fine di consentire un riesame di alcune disposizioni che presentano profili
problematici…”. Era accaduto che la Ragioneria dello Sato aveva formulato “rilievi” su diversi
emendamenti esposti in una comunicazione – trasmessa dal ministero della Economia alla Camera –
suddivisa in vari paragrafi: “carenza di copertura”, “carenza di relazione tecnica”, ecc. Quello che
interessa Pesaro, l’89.22, era ricompreso nel paragrafo “Riformulazioni e segnalazioni”, meno
preoccupante dei primi, ma sempre fonte di incertezza. Il rilievo però per me resta un mistero:
consultati gli atti, nel testo della Ragioneria dello Stato, allegato al resoconto dei lavori della
Commissione, risulta aggiunta solo una virgola dopo la parola euro, peraltro neppure riprodotta
nel testo poi trasmesso di nuovo, poco prima di mezzogiorno del 23 dicembre, alla Assemblea. Sono ormai decenni che una misura risolutiva volta a eliminare le numerose criticità di Palazzo Olivieri era attesa. E finalmente è giunto lo stanziamento di cui fruirà per sei milioni
(questa è l’intesa con il ministro per l’Università che emetterà i decreti di erogazione) la
Fondazione Rossini. Potranno così essere avviate le manutenzioni
straordinarie dell’edificio settecentesco in assenza delle quali i Vigili del Fuoco, ad
esempio, erano stati costretti tempo addietro a dichiarare la inagibilità dell’auditorium
dell’Istituto con conseguente forte compressione della sua attività. La norma approvata
riveste una particolare finezza tecnica che va sottolineata. La Fondazione Rossini infatti
non può essere diretta destinataria di finanziamenti da parte dello Stato per gli aspetti del
Palazzo che l’ordinamento vigente collega al funzionamento didattico dell’Istituto, restando
a suo carico la manutenzione della struttura. Si tratta di uno schema ricorrente per cui lo
Stato fornisce un servizio pubblico, in questo caso l’istruzione musicale, e l’ente locale
provvede alla logistica. Ed il creditore non può finanziare il debitore perchè …gli venga
corrisposto il dovuto. Ne ho avuto esperienza diretta diversi anni fa quando, disponendo di
una buona somma donata da un benefattore che avrei voluto utilizzare per il cadente
portone principale, l’Avvocatura dello Stato mi indusse ad usarla per altra esigenza di
funzionamento essendo la destinazione desiderata inibita “pena l’imputazione per danno
erariale”: a quella manutenzione “era compito” della Fondazione. In sede locale poi la
situazione appariva ancor più frustrante a fronte del provvedimento governativo del
settembre scorso che ha finanziato in modo consistente (fino a dieci milioni ciascuno) “gli
immobili di proprietà pubblica” fruiti dai conservatori: essendo Palazzo Olivieri di proprietà
privata (la Fondazione) non aveva potuto rientrare tra i destinatari delle risorse. A volere
essere sottili anche il Conservatorio Rossini dovrebbe giovarsi di questi tipo di aiuti data la
situazione atipica di Pesaro: la “proprietà” della Fondazione manca del principale requisito,
la disponibilità, essendo l’uso del palazzo prerogativa esclusiva dello Stato. Perché
dunque non fornire i finanziamenti per renderne erogabile al meglio il servizio pubblico
della istruzione accampando la molto formalistica motivazione della assenza di proprietà?
Nel 1940 questa fu accollata alla sede locale al fine di gravarla degli obblighi manutentori.
“Proprietario” dunque servus più che dominus. Comunque la espressione chiave della
nuova norma è “ edifici di particolare valore storico-artistico che non sono di proprietà dello
Stato”. E qui ci siamo perché in data 24.7.1996 la Soprintendenza delle Marche ha
apposto il vincolo e “sottoposto a tutela” Palazzo Olivieri, in Pesaro, in quanto bene
storico-artistico aprendo una ulteriore valvola per interventi sull’immobile che si affiancano
a quelli della Fondazione. Mi permetto di ricordare che fu la stessa via d’uscita da me
utilizzata anni fa per ripristinare pavimenti sconnessi del piano terra del Palazzo. E’ vero
che la manutenzione è a carico della Fondazione, argomentai, ma tra gli obiettivi dello
Stato c’è anche quello di tutelare gli edifici storici con facoltà di legittimo intervento
aggiuntivo, per la specificità della struttura, a quello manutentorio dell’obbligato. I Beni
Culturali furono d’accordo e finanziarono.
Trovata la soluzione tecnica, mancava l’altra, ardua componente: il consenso politico.
“Non basta l’arte quando non ha per compagna la natura”, sosteneva un ambasciatore
veneto. E le buone ragioni della malridotta sede del Conservatorio non avrebbero sfondato
se la “natura”, val dire la politica, non avesse assecondato la richiesta. E qui Gianni Letta,
presidente della Fondazione Rossini e, come noto, raffinato e colto tessitore di costruttive
relazioni, insieme a Matteo Ricci, sindaco della “Città della musica”, il quale ha messo a
frutto anche i suoi collegamenti ministeriali, con intenso ed encomiabile impegno – cui
hanno attivamente concorso il vicesindaco Vimini ed il presidente Giordano – hanno
portato maggioranza e opposizione a sostenere lo stesso obiettivo. E’ stato così ridato
vigore, oltre che al Conservatorio e alla Fondazione, anche a Pesaro “Città della Musica”,
tale riconosciuta dall’UNESCO per la sua intensa, variegata e qualificata attività musicale.
Ottimo esempio per l’alta politica dinanzi ai pesanti problemi che il Paese deve risolvere. E
quando si passerà alla fase attuativa sarà bene non trascurare quei professionisti che
conoscono a fondo i problemi del Conservatorio come l’architetto Marco Gaudenzi o
l’architetto Simonetta Fabbri la quale, “monitorate” gratuitamente con elaborato progetto
nel corso della mia gestione, insieme all’ing. Rossi, le criticità della struttura
(adeguamento aule, caldaie, infissi, tetto, scarichi fognari, certificazione antincendi, servizi
igienici, uscite di sicurezza, portone principale) aveva calcolato proprio in sei milioni la
spesa necessaria quanto meno per le emergenze.
*Presidente Emerito del Conservatorio Rossini