DI GIOVANNA PALADINO, capo della Segreteria Tecnica di Presidenza di IntesaSanpaolo e il Direttore/Curatore del Museo del Risparmio, un laboratorio di educazione finanziaria che si trova a Torino
La formulazione delle domande influenza le risposte ai questionari sulle conoscenze finanziarie degli italiani, soprattutto per donne e giovani. Non si traduce però in una maggiore alfabetizzazione complessiva. Per questo seve la matematica di base.
L’effetto “cornice”
È da più di un decennio che, alla prova dei fatti, gli italiani mostrano un grado di alfabetizzazione finanziaria tra i più bassi nel confronto internazionale. Il tema dell’educazione finanziaria si è lentamente fatto strada nella discussione pubblica e ha stimolato la nascita di numerose iniziative volte a ridurre il gap. Tuttavia, come mostrano le ultime rilevazioni dell’Ocse (giugno 2020) e le recenti indagini Iacofi, condotte dalla Banca d’Italia, gli sforzi di un decennio non sembrano aver prodotto cambiamenti significativi. Dal punto di vista del risparmio e dell’indebitamento, la posizione finanziaria degli italiani non appare, tuttavia, tra le più disastrose. È lecito, allora, chiedersi se sulla misurazione del grado di alfabetizzazione vi sia un effetto legato al modo in cui viene rilevato, ovvero attraverso un questionario a scelta multipla standardizzato che ha il pregio di favorire i confronti internazionali, ma contiene un pregiudizio culturale. È il cosiddetto “effetto cornice”, o framing, che fa sì che il modo in cui si risponde dipenda anche dal modo in cui vengono poste (o “incorniciate”) le domande).
I risultati dell’indagine
In uno studio, affronto la questione dell’effetto sulle risposte del modo in cui le domande vengono poste. Le indagini sono sempre oggetto di critiche, ma non si può ignorare la ricerca empirica su come una piccola variazione nella formulazione, nelle opzioni o nell’ordine usato nel porre le questioni possa influire sulla risposta. Vi sono, inoltre, evidenze diffuse sul fatto che le risposte multiple favoriscano gli uomini rispetto alle donne, in tutti i campi. Le donne sono più tentate di usare la scappatoia del “non so” e in generale sembrerebbero più sensibili degli uomini al framing.
Un’indagine online condotta a ottobre 2021 ha coinvolto 2.500 individui – tra i 18 e i 74 anni, rappresentativi della popolazione – al fine di misurare il grado d’alfabetizzazione degli italiani attraverso due set di quattro domande: quelle formulate in modo standard e più asettico (dal questionario Lusardi-Mitchell) e quelle formulate in modo alternativo, caratterizzate dal tentativo di un maggior coinvolgimento emotivo degli intervistati.
Oltre a domande di natura sociodemografica, di autovalutazione delle competenze economiche, digitali e matematiche, il questionario contiene due set di quattro domande chiave relative a tasso di interesse semplice, diversificazione, tasso di inflazione e tasso di interesse composto. Si definisce alfabetizzato colui, o colei, che risponde correttamente a tutte le domande.
Un altro interessante punto di vista per analizzare i risultati è quello generazionale. Nell’insieme, i baby boomer (persone con età tra i 55 e i 74 anni) rispondono correttamente al 63 per cento delle (otto) domande, la percentuale scende gradualmente di generazione in generazione fino ad arrivare al 50 per cento per la Generazione Z (18-23 anni), dove la differenza tra versione standard e versione alternativa favorisce quest’ultima con una percentuale di risposte esatte al 53 per cento.
Infatti, il 66 per cento degli appartenenti alla Generazione Z non risponde correttamente a due domande su quattro nella formulazione standard, mentre nella versione alternativa la percentuale è del 54,5 per cento. Il dato si riduce a poco più del 40 per cento per i baby boomer, indipendentemente dalla versione utilizzata.
Come migliorare la situazione
Nell’insieme si registra, quindi, un miglioramento a livello di singole risposte, soprattutto tra donne e i giovani. Tuttavia, non vi è evidenza che una diversa formulazione sia foriera di un miglioramento nel livello di alfabetizzazione complessivo che, per la popolazione italiana, rimane basso, intorno al 37-30 per cento, a seconda della formulazione usata.
Nonostante la formulazione alternativa sia in grado di mitigare il divario di genere, l’analisi econometrica indica che essere donna, giovane, residente al Centro Sud e con un titolo di studio diverso dalla laurea riduce di molto la probabilità di essere nel gruppo degli alfabetizzati, indipendentemente dal wording. Ma la vera differenza nei risultati complessivi la fa la conoscenza della matematica di base (calcolo delle percentuali) che modifica le probabilità di appartenere al gruppo dei più alfabetizzati in modo estremamente significativo.
Si può concludere che l’effetto framing è presente e influisce più sulle donne che sugli uomini, più sui giovani che sugli anziani. Tuttavia, anche cambiando la formulazione, la migliore performance a livello di singole domande non si traduce in un miglioramento del grado di alfabetizzazione, che è influenzato moltissimo dalla conoscenza della matematica di base. Una chiara indicazione per le politiche da adottare: per migliorare il livello di educazione finanziaria bisognerebbe puntare sulla diffusione delle competenze matematiche tra la popolazione. Ogni mezzo è utile: dal quiz alla tv, alla didattica innovativa nelle scuole.
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