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Home Località Cattolica

In politica ci vuole coraggio

Redazione di Redazione
10 Marzo 2004
in Cattolica
Tempo di lettura : 4 minuti necessari
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– Cattolica Città per la Pace
E’ il segno dell’ospitalità locale legato ad una visione globale, il luogo della solidarietà e della convivenza multiculturale. Luogo, pertanto, che si adopera con iniziative di dialogo e meeting internazionali, ma anche con strutture e servizi adeguati. Città turistica che si avvolge e che si scioglie nei colori dell’arcobaleno. Formare un assessorato alla Pace e all’Integrazione Multiculturale. Il 20 marzo si svolgeranno in mezzo mondo manifestazioni per la pace e il ritiro delle truppe straniere dall’Iraq. I nostri soldati, mandati per fare la pace, si dice, sono agli ordini di chi fa la guerra e occupa un altro paese. Ci sono domande inquietanti, al di là della retorica, rimaste ancora senza risposta: per chi e per che cosa sono morti 19 ragazzi italiani?
Cattolica città della democrazia
Non basta enunciarla, va sorretta con l’agibilità di luoghi e momenti, facilitando la partecipazione di un numero sempre più ampio di cittadini. Costituire dei comitati rappresentativi di quartiere, dare voce e dignità all’associazionismo. Premiare l’etica dell’impegno.
Cattolica città della cultura
Cultura e istruzione sono i cardini di una comunità moderna e democratica. Superare l’attuale spezzatino delle iniziative comunali. Ridare un progetto di largo respiro a tutta l’offerta culturale cittadina. Rafforzare il ruolo della scuola pubblica.
Cattolica progetto condiviso
Creare un organismo cittadino (consulta) dove confluiscono tutti i rappresentanti delle associazioni economiche, ricreative, sociali, sindacali, parrocchie… per discutere periodicamente, riflettere su Cattolica nella sua globalità. Per dare più forza ai problemi settoriali, senza cadere nei particolarismi, bisogna consentire a tutti di avere un’idea generale dei problemi cittadini. Poi l’articolazione di consulte settoriali (turistiche, sportive…). Le categorie economiche devono essere più presenti nella gestione, meno corporative, e farsi carico, insieme alle istituzioni, delle esigenze più generali; devono ricevere, ma anche immettere risorse perchè sono veri investimenti.
Cattolica città unica
Ricucire la frattura tra il centro e la parte residenziale (periferia). C’è una frattura anche fisica segnata dalla ferrovia e da due strade (via Mazzini e via Allende) invivibili. Potenziare viabilità e servizi.
Cattolica città territoriale
Moltiplicare in tutti i settori le sinergie con i comuni limitrofi, non solo per una questione di riduzione di costi, ma anche per realizzare iniziative e servizi più ampi ed efficienti.
Bilancio 2004, un’occasione mancata di dialogo
Il 16 febbraio è stato approvato, dalla sola maggioranza (Ds e Margherita), il Bilancio 2004, lo strumento politico amministrativo fondamentale. Quest’anno assumeva due peculiarità: 1) sarà, di fatto, gestito dalla nuova maggioranza che uscirà dalle elezioni; 2) la sua elaborazione poteva coincidere con la formulazione dei programmi e delle alleanze elettorali. In questo scenario poteva/doveva essere l’occasione per tessere la tela politica con quelle forze del centrosinistra che tutt’ora sono fuori dall’amministrazione.
Rifondazione comunista e Verdi pubblicavano sui giornali, qualche giorno prima del Consiglio comunale, i contenuti di alcuni emendamenti. Era un segnale che doveva essere raccolto dalla maggioranza. Cosa trattavano: priorità al sociale (edilizia popolare e sostegno alle famiglie povere, riducendo alcuni stanziamenti turistici), scuola pubblica (rivedendo il contributo alla scuola privata), cultura (diminuendo le spese di rappresentanza del sindaco). Potevano avere il sapore di battaglie di bandiera, ma niente di ‘sovversivo’. Ovunque dove Ds e Margherita sono all’opposizione, queste tematiche sono prassi naturale, perchè è doveroso chiedere e proporre dove spendere i soldi dei cittadini. I dirigenti della maggioranza dovevano avere l’interesse di incontrarli (per verificare, spiegarsi, limare, contrattare… insomma dialogare) e dare la giusta dignità politica a interlocutori della stessa area ideale coi quali, a livello nazionale, si è uniti nella battaglia contro la deriva berlusconiana.
La cosa non è avvenuta. Risultato: la frattura si è approfondita, la maggioranza ha votato in ordine sparso gli emendamenti (addirittura sul contributo alla scuola privata si è salvata per un solo voto). Senz’altro Verdi e Rifondazione avrebbero votato ugualmente contro il bilancio, ma un incontro avrebbe rasserenato il clima. E’ mancato il coraggio politico e ha prevalso la presunzione. Ora con molta probabilità le liste di centrosinistra saranno almeno due, scontrandosi, creando serie difficoltà in caso di ballottaggio. Comunque in entrambi gli schieramenti vanno assolutamente mantenute aperte le porte.
La Lista Unitaria di Prodi e lo spezzatino dell’Arcobaleno
Si può condividere o meno, si può cogliere che all’interno convivano idee contrastanti, si può criticare che ha raccolto poco delle sollecitazioni provenienti dalle mobilitazioni della società civile… però bisogna riconoscere che la Lista Unitaria va verso la semplificazione politica ed è un atto di coraggio. Questo soggetto politico riformista coglie un’esigenza reale. L’impatto sull’elettorato di un centrosinistra frustrato dalle divisioni, dalle sconfitte e dall’arroganza berlusconiana, sarà considerevole. Gli esclusi e gli autoesclusi dal listone, dopo avere cazzeggiato per settimane sul simbolo, sembrano accontentarsi di raccogliere qualche transfugo col risentimento.
Paradossalmente i “vincitori politici”, quelli che hanno maggiormente interpretato le grandi iniziative pacifiste, antiglobalizzazione, difesa dei diritti civili e costituzionali… insomma quelli in prima fila “senza se e senza ma”, oggi vanno presentandosi agli elettori con uno spezzatino di liste. Tutti intenti alla difesa del proprio orticello, solo pronti a brontolare, ma di fatto rendendosi subalterni al listone. La mediocrità di questi dirigenti non è riuscita a trovare la sintesi di un progetto politico, programmatico e organizzativo, per dare la giusta rappresentanza a quella parte dell’elettorato che non si accontenta della proposta riformista. Il duo Di Pietro-Occhetto, il Pdci, i Verdi (ma anche Rifondazione comunista) rischiano di muoversi come nani, senza un atto di coraggio politico. Il listone forse ha provocato qualche segnale di riflessione: alcune voci propongono di creare una federazione della sinistra pacifista.
Lo scenario futuro (il dopo Berlusconi) starà nel confronto dialettico tra le due-tre anime del centrosinistra (mai però perdere di vista il nemico principale: la destra politica-economica). Bisogna legarsi alla società civile, con organizzazioni robuste a due cifre sul piano elettorale (federate o altro, ma unite), abbandonando sterili rendite di posizione, oligarchie inamovibili di dirigenti e l’attaccamento “feticistico” a simboli e simbolini di liste che rischiano di apparire solo testimonianze di una politica residuale.

di Enzo Cecchini

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