Il Consiglio d’Amministrazione di Banca Carim ha appena approvato i risultati del bilancio riferiti all’esercizio 2013, primo anno completo dopo l’uscita dal commissariamento. Il ritorno alla gestione ordinaria ha consentito – spiegano in una nota i vertici dell’istitutp – di avviare il rilancio produttivo e il rinnovamento organizzativo. Questi i risultati: raccolta diretta 2,97 mld di euro (2,91 mld al 31 dicembre 2012), con una crescita dell’1,9%, in netta controtendenza rispetto al sistema che perde l’1,8%. Avviati circa 5 mila nuovi rapporti, sia nelle zone di più consolidata presenza, sia in quelle di più recente espansione. Gli impieghi sono stati pari a 2,81 mld di euro (2,76 mld al 31 dicembre 2012), sono cresciuti dell’1,7%, anche questi in controtendenza con il sistema creditizio, che nel periodo registra – 4,2% .
Determinata e raggiunta, almeno secondo i dati ufficiali aggregati, la strategia verso la riduzione dei “Grandi Fidi”, diminuiti per -146 mln di euro, volta a contenere il rischio di concentrazione. Fu una delle prime promesse del nuovo presidente, Sido Bonfatti (nella foto), al suo insediamento. Le risorse così recuperate – sostiene la banca – unitamente a quelle derivanti dai crediti in scadenza (euro 157 mln) sono state prioritariamente indirizzate al sostegno di privati e piccole medie imprese, riaffermando Banca Carim nel ruolo di primario interlocutore del territorio, ancor più nella difficile congiuntura economica negativa.
Carim, alla fine dei conti, consegue un utile netto di 5,9 milioni di euro. Tecnicamente con ‘Tier1 ratio’ (8,98%) e ‘Total Capital ratio’ (10,90%), parametri che misurano la salute di una banca, ben al di sopra dei minimi stabiliti da Banca d’Italia, rispettivamente all’8% e 10%. Buone notizie anche per gli azionisti, a secco di dividendo dal 2009. Non sono quelli di ‘una volta’ ma tornano. Ai possessori delle azioni quello proposto all’Assemblea dei soci sarà di 0,0287 euro per ognuna delle oltre 49 milioni di azioni in circolazione.
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