L’occasione ci viene dall’assegnazione del gran premio Gino Friedmann 2015 per il vino cooperativo all’etichetta I Diavoli, Romagna DOC Sangiovese Superiore, a marchio Le Rocche Malatestiane. Lo stesso vino, con altri due sangiovesi del territorio Riminese i Tre Miracoli e il Sigismondo, appartenenti alla stessa categoria superiore, sono stati presentati a Rimini lunedì 11 maggio 2015, presso la sala mostre del palazzo dell’Arengo in piazza Cavour. L’interessante iniziativa promossa dalle Rocche Malatestiane, un marchio importante di vini della provincia di Rimini, che alcuni anni addietro erano dell’omonima cantina, ora chiusa; oggi i vini sono prodotti nello stabilimento dei Colli Romagnoli (ex Terre Riminesi) di Ospedaletto di Coriano, che a sua volta fa parte del gruppo CEVICO di Lugo di Romagna.
I vini presentati erano rappresentativi di tre areali di produzione: I Diavoli per la Valconca; i Tre Miracoli per l’alta val Marecchia e il Sigismondo per il Corianese e San Clemente. La suddivisione in tre macro aree, descritta dal relatore Francesco Bordini, che ha coordinato il lavoro, sottolineata poi dall’agronomo del CEVICO Riccardo Castaldi e confermata dall’enologo Pierluigi Zama è stato il risultato di un lavoro di studio e conoscenza delle curve termiche tipiche del Riminese, dei suoli, delle caratteristiche delle uve e della sperimentazione nelle vinificazioni. Tutti i relatori, compresi Enrico Salvadori e Alessandro Rossi, hanno sottolineato la peculiarità del territorio Riminese mettendo in risalto le caratteristiche di ogni singolo vino presentato rispetto al territorio da dove provenivano le uve. Sono state anche rimarcate le differenze qualitativo/gustative con i vini degli altri territori romagnoli. Obiettivo fondamentale di questo lavoro, hanno ripetutamente sottolineato, gli organizzatori e i relatori, è la valorizzazione dei vini del territorio attraverso una accurata selezione delle uve con caratteristiche di omogeneità utilizzando il marchio “Le Rocche Malatestiane”.
Lodevole iniziativa (anche se tardiva) per il territorio di cui va dato merito ai promotori; comprensibile e corretto che in una prima fase di studio e lavoro si siano utilizzate poche centinaia di quintali di uve rispetto alla media di centomila quintali di raccolta della cantina, ma non comprendiamo perché dopo tanto parlare di qualità delle uve, di caratteristiche peculiari del territorio Riminese si sia scelto di presentarli come Romagna DOC Sangiovese e non come Colli di Rimini Sangiovese DOC.
La DOC Riminese uscirebbe dal mare magnum dei vini omonimi prodotti in Romagna e il marchio stesso Le Rocche Malatestiane è espressione solo della provincia di Rimini. Non è una questione di campanile ma di opportunità commerciale, vuoi verso i clienti esteri così come per una maggiore visibilità e spendibilità sul grande potenziale turistico della riviera. Cresce continuamente l’interesse per i prodotti dei luoghi in cui si soggiorna. Oltretutto usare una denominazione locale, serve a valorizzare le basse produzioni di uva che caratterizzano i vigneti della provincia di Rimini, che per caratteristiche pedoclimatiche e l’assenza di irrigazione hanno produzioni mediamente non superiori a 100/110 quintali per ettaro (spesso al di sotto del disciplinare di produzione della DOC). E’ anche per le basse rese, oltre all’anonimato dei vini prodotti che i viticoltori della zona Riminese hanno quasi sempre avuto una non adeguata remunerazione delle uve conferite alla cantina cooperativa. La domanda la rivolgiamo anche ai rappresentanti di zona della cooperativa!