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Home Economia

La scalata a Mediobanca che però punta alle Generali

Redazione di Redazione
9 Giugno 2020
in Economia
Tempo di lettura : 4 minuti necessari
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di Salvatore Bragantini, amministratore indipendente di Sea
Socio al 10 per cento, Leonardo del Vecchio vuole raddoppiare la quota in Mediobanca. Che non è più il “salotto della finanza” ma ha il 13 per cento di Generali. Il mercato, tuttavia, non capisce la strategia dell’operazione.
Leonardo Del Vecchio è un grande imprenditore italiano che, venuto dall’istituto milanese dei Martinitt ha creato dal nulla Luxottica, regina mondiale delle montature per occhiali; ciò in decenni di lavoro nella povera e remota Àgordo, ora attraente cittadina del Bellunese. L’ha poi portata a fondersi con la francese Essilor, leader nelle lenti. La sua quota nella società fusa (Essilux), ancora per poco imbrigliata negli accordi di fusione, supera il 30 per cento; presto diventerà di controllo.
Vecchia ruggine ancora evidente
A 85 anni non si riposa; oltre ad Essilux, Del Vecchio ha diverse partecipazioni, incluse quote rilevanti in Unicredit e Assicurazioni Generali. Ha quasi il 10 per cento di Mediobanca, ove è primo azionista; nonostante le minusvalenze (centinaia di milioni) già subite, imperterrito mira al 20 per cento, per cui serve l’autorizzazione della Banca centrale europea (Bce).
Nel 2018 Del Vecchio voleva rilevare l’Istituto Europeo di Oncologia (Ieo) e il suo Centro cardiologico Monzino; nato sotto l’egida di Enrico Cuccia, Ieo ha sede legale presso Mediobanca che ne governa la strategia. La richiesta, che includeva una donazione di 500 milioni, fu respinta da Mediobanca e alleati, forse incerti sui disegni di chi aveva già rilevato i terreni necessari alla sua espansione. Una sberla difficile da mandar giù per chiunque, figurarsi per Del Vecchio.
Egli si dice investitore finanziario, ma vuol mutare rotta a Mediobanca come fosse un attivista e tace sulle proprie mete. Il lettore si chiederà quale sia la strategia, ma il mercato non lo sa. I regolatori – con cui i primi contatti non sarebbero filati lisci – chiederanno che obiettivi abbia e con che mezzi e persone intenda perseguirli. Mediobanca non tiene più le chiavi dell’economia italiana. Oggi è banca d’investimento e agisce sui mercati dei capitali, ma margini e valori vengono soprattutto dal 13 per cento in Assicurazioni Generali (controllata di fatto) e da Chebanca! e Compass, operanti in tandem; la raccolta della prima finanzia il redditizio credito al consumo della seconda.
Le occasioni perdute dalle Generali
Come rileva Alessandro Penati su Repubblica, Mediobanca è un conglomerato privo della taglia per eccellere in un settore. Del Vecchio, che forse concorda, pare voler controllare Generali passando da Mediobanca, spendendo meno, mediando i valori di carico, forse rivalutando per via anche la quota attuale. In Generali la banca regna affiancata da alcuni soci “pesanti”, fra cui Del Vecchio, che ne ha riuniti altri; spesso han pagato le azioni il doppio del corso attuale. La compagnia ha perso occasioni di crescita per evitare aumenti di capitale che avrebbero costretto Mediobanca a chieder denari ai soci, o diluito la sua quota. Cosa egli voglia fare, nella compagnia o nella banca, non si sa: un aumento di capitale della seconda per crescere magari in nuovi settori, finanziare una grande operazione nella prima o cosa?
Lo statuto della banca premia gli amministratori di provenienza interna; devono essere almeno tre, a uno dei quali va il ruolo di amministratore delegato. Del Vecchio vuol cambiarlo e potrebbe trovare ascolto in Bce, ove il governo societario è tema sensibile; vedremo se autorizzerà l’aumento della quota e a quali condizioni.
Come la Bce valuterà Del Vecchio
Conterà la storia imprenditoriale dell’uomo, straordinaria ma anche tale da suscitare dubbi; ha affidato a lungo Luxottica ad Andrea Guerra, poi l’ha spinto fuori. Àgordo ha poi visto in pochi mesi una girandola di amministratori delegati, finita con la nomina di un amico e uomo di fiducia di Del Vecchio, Francesco Milleri, prima consulente informatico, oggi candidato al vertice di Essilux.
Del Vecchio non è tipo da viaggiar seduto dietro, vuole che le mani sul volante siano sue o di persone di sua piena fiducia, oggi di Milleri cui, dicono i soci francesi di Essilux, manca l’esperienza per gestire un colosso mondiale; non è un bel biglietto da visita per la Bce, che al vertice di una banca non vorrà imprenditori invasivi nella gestione, o loro controfigure.
La non verde età di Del Vecchio induce a chiedersi a chi affiderà, a tempo debito, il controllo dell’impero; tanto più che di famiglie ne ha più d’una. Pensiamo a Essilux, ma qui soprattutto a Mediobanca e Generali. Per i regolatori è ben più d’una curiosità; probabilmente condiranno l’eventuale autorizzazione con vincoli per evitare che il detentore del 20 per cento di Mediobanca se ne avvalga per intromettersi in scelte gestionali, anche in Generali.
Ma non è chiaro lo scopo dell’operazione
Cosa spinga Del Vecchio su tale impervia strada non è chiaro: non bastano le ruggini con Mediobanca o la voglia di fare di chi ha arricchito non solo se stesso ma anche la comunità in cui è cresciuto; avranno contato anche i consigli di Milleri, la cui influenza su di lui è crescente. In tal caso la domanda andrebbe rivolta a lui.
Tralasciamo il tema della “italianità” di Mediobanca e Generali. In tempi di Golden Power governativo esteso quasi a 360 gradi, sarebbe paradossale veder duellare sul tema i due veri contendenti: Del Vecchio residente a Montecarlo e l’amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel, che ha famiglia a Londra.
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